Ricchezza e povertà in Italia: dalla propaganda di G. Meloni ai dati Istat, Caritas e Oxfam
Aggiornamento: 23 lug
di Anna Paschero
I recenti rapporti ISTAT, CARITAS e OXFAM sono tutti concordi nel presentare un mondo sempre più contrassegnato da vistose disuguaglianze, dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri: nei prossimi dieci anni potrebbe accadere che il più ricco dei ricchi potrebbe addirittura superare la soglia di mille miliardi di dollari. Altro che Paperon de' Paperoni.
L’Italia non sfugge a questa dinamica: l’1% più ricco della popolazione possiede una ricchezza di oltre 84 volte superiore a quella detenuta complessivamente dal 20% della popolazione più povera. Aumenta il numero dei miliardari italiani e nello stesso tempo aumenta il numero di chi “non ha i mezzi per una assistenza dignitosa”. Sono 5 milioni e mezzo le persone che si trovano in condizioni di povertà assoluta e rappresentano il 9,7% dell’intera popolazione. E sono in continuo aumento perché l’inflazione, che ha colpito in maniera non trascurabile anche l’Italia nell’ultimo anno, ha inciso di più sulle famiglie a bassa spesa rispetto alle famiglie benestanti.
In crescita le disparità sociali
Queste crescenti disuguaglianze rappresentano il tratto distintivo del nostro tempo. Le crisi che hanno contrassegnato l’ultimo decennio hanno ampliato le disparità sociali contribuendo con pandemie, eventi metereologici estremi, conflitti e carovita a far crescere le fragilità e ad alimentare un diffuso senso di frustrazione e di sfiducia nel futuro, che sfocia, non così raramente, in episodi di violenza ingiustificata.
Oggi in Italia, secondo l’ISTAT, quasi un residente su dieci – il 9,4% della popolazione – vive infatti in una condizione di povertà assoluta. Quindici anni fa il fenomeno riguardava il 3% della popolazione italiana e questo dato esprime la misura di come gli eventi appena ricordati abbiano compromesso la stabilità economica di oltre 5 milioni e mezzo di persone.
I dati di fonte CARITAS offrono uno spaccato dei volti di povertà del nostro Paese: sono persone vulnerabili e sole, di cui un terzo risulta senza dimora e uno su dieci ha problemi di dipendenza. Famiglie con alta incidenza di stranieri, i cui membri sono occupati per un terzo e giovani stranieri in transito, genitori fragili in maggior parte di cittadinanza italiana che presentano per lo più bisogni connessi alla salute. E poi le donne che sono marcatamente più presenti tra i lavoratori a bassa retribuzione, più precari e meno tutelati. Su oltre 1600 tra le maggiori imprese al mondo solo il 2,6% rende pubbliche le informazioni sul divario salariale di genere tra i propri dipendenti. Non dissimile è la stessa situazione presente in Italia.
La povertà, figlia della disuguaglianza, non è un fenomeno casuale, ma piuttosto rappresenta il risultato di scelte (o non scelte) politiche che hanno prodotto mutamenti così evidenti nella distribuzione di risorse, opportunità e dimensione economica del potere tra le persone. L’aumento della concentrazione della dimensione economica del potere, sostenuta dalla finanziarizzazione dell’economia, ha favorito anche in Italia la tendenza alla privatizzazione di servizi pubblici primari come la sanità e l’istruzione, riservandone l’accesso solo a chi può pagarseli, impoverendo ed escludendo i cittadini più fragili dall’accesso all’assistenza sanitaria pubblica, che sta gradualmente perdendo le sue caratteristiche di servizio universale, e ad un’istruzione di qualità.
I "raccomandati" del fisco
Le aspettative di una riforma fiscale, di cui si è parlato ripetutamente sulle pagine di questo sito, capace di svolgere una funzione redistributiva della ricchezza applicando il criterio, sancito peraltro dalla nostra Costituzione, della progressività, è stata totalmente negata dalla recente Legge delega di riforma fiscale del governo Meloni che contribuirà, anzi ha già iniziato a contribuire dall’inizio dell’anno, ad una ulteriore apertura della forbice delle disuguaglianze perché i percettori di redditi più alti sono stati beneficiati di sensibili sconti fiscali (finanziati con maggior debito) che si consolideranno - entro la legislatura - con ulteriori benefici ad alcune categorie di contribuenti, già iniziati con condoni e maggiore tolleranza nei confronti degli evasori.
“Il potere a servizio dei pochi”, titolo del rapporto annuale di OXFAM 2023 appare in questo senso particolarmente appropriato per definire l’azione del Governo italiano la cui Presidente del Consiglio non perde occasione per dire che “ci sta molto a cuore chi non ce la fa” e a sostenere i successi che il suo governo avrebbe realizzato. Ma i dati non mentono e quelli dell’ISTAT, che saranno resi noti definitivamente tra qualche mese, ci raccontano una realtà opposta perché secondo le stime preliminari nel 2023 la povertà in Italia è in aumento, a conferma delle scelte fallimentari del Governo, che non solo ha cancellato il reddito di cittadinanza, facendo dell'Italia l'unico Paese in Europa a non avere più una misura di contrasto della povertà di carattere universale, ma è contraria al salario minimo, ha azzerato i fondi per gli affitti e per la morosità incolpevole. Un futuro che rischia di essere ancora più oscuro se andasse in porto il progetto del ministro Roberto Calderoli (uno specialista nel peggiorare le cose, così dopo aver conosciuto il Porcellum elettorale, sicuramente avremo il Poverellum sociale) sull’autonomia differenziata, che aggraverà ulteriormente la situazione del sud, dove l’incidenza della povertà è già maggiore, facendo crescere ulteriormente le disuguaglianze all’interno del Paese.
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