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Luca Rolandi

Repole: “Il Natale porti tutti noi a guardare da vicino le persone per contrastare la solitudine”


di Luca Rolandi


Da poco meno di tre settimane mons. Roberto Repole arcivescovo di Torino dal 2022 è anche cardinale. Per la prima volta sua Eminenza ha incontrato i giornalisti per gli auguri di Natale. Repole ha dialogato con i media a cui ha ricordato il ruolo fondamentale per cercare di dare pensiero e profondità nell’epoca delle notizie continue, del flusso infinito di parole spesso effimere e senza significato.  Tre le parole chiave: Silenzio, Empatia, Speranza nel segno del Natale cristiano. La grande crisi del mondo, la guerra che avanza, ma soprattutto l’economicismo che opprime, la tecnologia e un certo scientismo mutilano il pensiero e non offrono più una visione d'insieme. Tutto questo accompagnato da una mancanza di speranza. Su questo nel silenzio e nell’ascolto tutti, ha ricordato Repole, dovrebbero riflettere a Natale.

L’arcivescovo ricordato come Natale sia lungo otto giorni e che il significato cristiano più profondo sia legato al Verbo che è sceso dal cielo e si è incarnato nel mondo. L’eterno che scende nel cuore dell’umano. Per comprendere questa dimensione va ricercato quindi il silenzio, c’è bisogno di silenzio interiore ha ancora ricordato, per allontanarci dal Natale consumistico. Troppa fretta, troppa pressione, troppe corse inutili che ci allontanano dal centro del Natale e che una volta consumato lasciano spazio al vuoto e alla solitudine.

Nella sua riflessione l’arcivescovo di Torino ha richiamato un passaggio del teologo tedesco Karl Rahner “se vuoi vivere il Natale devi avere il coraggio di rimanere da solo”. Dio non è un’aggiunta dell’esperienza di tutti i giorni ma il suo senso. Vicino anche se apparentemente lontano, ma fuori dal concetto umano del tempo. “Dio è colui che ti è vicino anche se è Oltre, perché Egli non è un pezzo della umanità prolungata”, ancora Repole.

Il pastore di Torino non ha eluso i temi e nel ricordare l’anno Giubilare che sarà aperto a Torino il 29 dicembre, l’anno della canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e il cammino di riforma delle strutture ecclesiali, e la necessità di curare le ferite della città e del Piemonte: Stellantis, il lavoro e le povertà anche quelle nascoste. Per affrontare queste sfide è necessario ritornare empatici con l’altro, curarsi di chi è povero, malato, in carcere, in difficoltà perché le tante solitudini della città e la sua divisione tra ricchezza e povertà è una realtà da contrastare. Riferendosi all’addio di Carlos Tavares dal vertice di Stellantis, c’è stato un cambiamento vero, voglio credere che porterà qualcosa di nuovo alla città per cambiare un trend di sofferenza. Dobbiamo lavorare tutti insieme affinché questo cambiamento arrivi”.

Empatia, chiedersi che cosa l’altro pensa e sogna di come possono mettermi in contatto con lui, affrontare le paure e le angosce per l’oggi e il futuro di giovani e adulti. In dialogo con tutti, portando la propria identità e il messaggio di Gesù nel ricordo della sua nascita. E, infine, dialogo interreligioso per portare la propria identità e per fare crescere una città dell’uomo in cui la dignità di ogni persona sia reale.

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