Quarta indagine su Mazzoleni sotto il segno del garantismo
- Beppe Borgogno
- 7 mar
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di Beppe Borgogno

C’è una quarta indagine che riguarda l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Torino, Paolo Mazzoleni, ancora una volta per la sua attività di progettista in alcuni interventi edilizi realizzati a Milano, nell’ambito delle varie inchieste che la Procura meneghina ha avviato sui locali piani urbanistici.
E a Torino, come è ovvio, si discute se ciò sia compatibile con il suo incarico nella Giunta guidata da Stefano Lo Russo. Lo si fa, naturalmente, tirando per la giacca l’abusatissimo, in questi casi, “garantismo”. Che è, appunto, una specie di “maglia bernarda”. E’ un concetto, il garantismo, che ha più volte fatto collocare gli stessi attori in ruoli diversi: c’è un pezzo di opposizione torinese che in casi persino più eclatanti ha difeso “i suoi” in nome del garantismo e oggi chiede la testa di Mazzoleni; ci sono autorevolissimi esponenti della maggioranza che oggi difendono l’Assessore e in passato hanno usato, in altri casi, un comportamento meno “garantista”. Oggi, prevedibilmente, entrambe le parti non esitano a rinfacciarsi quei comportamenti del passato.
Storia e cronaca di questi anni ci hanno abituati ad un continuo “adattamento visuale” quando si discute delle responsabilità di chi svolge una pubblica funzione. Ma, la presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva, ovvero una delle peculiarità del garantismo, basta da sola a rendere compatibile chi potrebbe aver commesso un reato con lo svolgimento di quella funzione? Siamo sicuri di riuscire sempre a separare bene, come è necessario, morale e diritto? E oltre quale limite, nel caso di chi svolge un incarico pubblico, si smette di essere “garantisti”: dopo l’apertura di un’indagine, dopo il rinvio a giudizio o a sentenza definitiva? E non vale, ovviamente, anche il tipo di reato in questione?
Nel tempo, su tutti questi argomenti e su ognuno di questi “paletti”, sono cambiati via via l’umore ed il clima generale, le opinioni, i rapporti di forza. Anche per questo i comportamenti, in casi come questo, tanto di chi governa quanto di chi è all’opposizione, rispondono in realtà ad una scelta politica di cui il “garantismo” diventa il più delle volte una mera giustificazione.
Anche nel caso di Mazzoleni sono ovviamente intervenute una valutazione personale dell’Assessore ed una scelta politica del Sindaco, che ha deciso anche questa volta di non fare commenti sull’intera vicenda.
Un abuso edilizio (infrazione che in passato, in un clima assai diverso, portò alle dimissioni di un Ministro, sotto gli strepiti di chi oggi si definisce “garantista”) non è forse un reato così grave verso gli interessi della collettività, e non sarebbe comunque stato commesso nell’ambito dell’attuale pubblica funzione. E in ogni caso (qualcuno avrà pensato, visti i tempi) sarebbe comunque meno grave di una truffa ai danni dell’INPS o di un falso in bilancio di cui è accusato una Ministra attualmente in carica.
La scelta di Mazzoleni di restare e la decisione di confermargli la fiducia rispondono anche ad una valutazione politica, né più né meno, e come tale vanno giudicate. Entrambe saranno state meditate, presumiamo, soppesando con attenzione ogni elemento, a cominciare dal fatto che, nonostante le indagini che lo riguardano, lui sia in grado di svolgere serenamente il proprio lavoro per la città, che del suo lavoro ha bisogno.
Il garantismo, nei suoi vari aspetti filosofici, giuridici e politici, è una delle caratteristiche principali dello stato di diritto nelle democrazie liberali, fondamentale per ciò che riguarda la tutela delle garanzie giuridiche e politiche. E’ un argomento, come è evidente, di grande attualità. Più che mai, perciò, va trattato con grande rispetto.
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