Punture di spillo. "Pungoliamo quest'Europa vecchia e afflitta dalle differenze"
a cura di Pietro Terna
Una edizione, assai recente,[1] dell'Annuario regionale Eurostat 2024 ci offre una rappresentazione del Vecchio Continente attraversato da disuguaglianze impressionanti con l'Italia in svantaggio su molti aspetti. È la fotografia che serve per un serio programma di governo, ma chi la guarda? Proviamo a farlo noi.
Qual è lo spazio europeo considerato? Si tratta delle regioni dei paesi UE in senso stretto,[2] cioè i ventisette, più i paesi EFTA[3] e i paesi candidati a far parte dell’UE.[4] Nelle mappe[5] compaiono anche in riquadri esterni delle aree come Malta o Canarias fisicamente lontane oppure troppo piccole per essere rappresentate alla scala del disegno, come il Liechtenstein. Una grande Europa, cui manca la Russia, ma questa – come si usa dire – è un’altra storia. Le figure sono piuttosto grandi e nell’impaginazione del pezzo non possono che essere di dimensione ridotta, ma uno dei vantaggi di pubblicare online è che il materiale prodotto è dinamico: con un clic sulla figura, eccola ingrandita. Il punto di partenza, certamente scontato, è quello dell’età: noi italiani e in particolare noi piemontesi siamo i vecchi del continente. La prima figura[6] riporta il valore della mediana per età nel 2023, cioè il valore al di sopra del quale sta la metà della popolazione.
Per l’Italia va da 46 a 50 anni a seconda delle regioni. Tranne la zona che sta tra Spagna e Portogallo e, meno ampia, quella tra Germania e Polonia, non ci sono altre aggregazioni regionali così anziane. Subito dopo è opportuno guardare alle migrazioni. Il dato c’è anche se in modo meno palese, forse per evitare di irritare sovranisti, ma seguendo il collegamento introdotto dalla parola “migratory” a p.18 arriviamo[7] alla seconda figura che immagino non possa che provocare un sussulto a un osservatore italiano. Dove sono gli invasori del suolo patrio descritti dalla stampa di destra e da cui Salvini[8] vuole coraggiosamente difenderci? Leggiamo: nel 2022 in Irlanda nel 2022 si sono registrati 30,1 immigrati per 1000 residenti, in Spagna un po’ più di 24, in Germania 24,7 e 18,5 nei Paesi Bassi. E in Italia? 7 esatto, lasciando a bocca aperta chi difende i confini.
Riassumiamo: un paese di anziani che ha tutto da guadagnare dall’arrivo di persone giovani, ne arrivano poche e ancora si innalzano le barriere all’ingresso, già altissime, generando direttamente sofferenze e di lutti.
Non fermiamoci alle vicende di casa nostra e cerchiamo di capire gli equilibri del Vecchio Continente, con le sue disuguaglianze e contraddizioni. Non possiamo percorrere tutto il volume dei dati regionali, ma ci concentriamo su altri due aspetti.
La mortalità infantile elevata ci riconduce al passato, alla mancanza di un vero sistema sanitario, a tessuti sociali dilaniati dalle differenze tra ricchi e poveri. La terza figura[9] riporta i valori 2022 dei morti nel primo anno di vita: vanno dal 2 al 7 per mille, complice almeno in parte la guerra per il dato dell’Ucraina. Non è un mondo di uguali, quello che emerge! Annotiamo che il nostro sistema sanitario, pur colpito da tagli continui di risorse, si presenta ancora con ottimi risultati.
Dove invece i tagli colpiscono duramente è nell’istruzione superiore. La mappa della quarta figura[10] dedicata all’istruzione superiore mostra che siamo nella fascia bassa, in compagnia della Germania, mentre Francia e Spagna sono su un altro pianeta e le differenze nell’Europa nel suo complesso sono enormi. Italia e Germania sono il nucleo forte industriale del continente, che richiedeva una formazione tradizionale, ma tutto sta mutando con una rapidità impressionante, con la tecnologia informatica dell’intelligenza artificiale che lascia indietro chi non è preparato al cambiamento. L’origine delle differenze non sta tanto nelle strutture formative universitarie, pur colpite dalla mancanza di risorse, ma in tutto il percorso scolastico sottofinanziato. Il rapporto Draghi si occupa anche di queste carenze e denuncia il rischio della trappola della inadeguatezza del sistema produttivo europeo verso il futuro, ma forse è a sua volta insufficiente a smuovere la politica.[11] In ogni caso, rappresenta una terapia d’urto che non possiamo che sperare abbia qualche effetto nel mondo della politica, come dovrebbe averlo la lettura dei dati del rapporto sulle regioni d’Europa. Nel “nostro piccolissimo” portiamo farci portatori dei suoi contenuti.
Qualcuno gli aveva gridato “morte agli imbecilli” e il generale Charles De Gaulle, eroe della "Francia libera" durante la Repubblica di Vichy, primo Presidente della Quinta Repubblica francese, aveva risposto «vaste programme». Leggendo delle diseguaglianze che si registrano nel nostro paese e nel nostro continente – dimensione allargata del paese –, si potrebbe sentire la tentazione di rifugiarsi nella medesima ironia. L’eliminazione dell’imbecillità non rientra però fra i compiti dei governanti. La riduzione delle diseguaglianze dovrebbe ispirare le azioni di chi amministra la cosa pubblica. L’obiettivo non è stato nemmeno cercato.
Per mitigare la delusione, vorremmo parlare di una figura singolare del jazz italiano. Stiamo parlando di Gianni Coscia. La singolarità di Coscia comincia dallo strumento che ha scelto. Suona la fisarmonica. Ha novantatré anni ed è di Alessandria.
È considerato una delle figure chiave del jazz italiano. La sua, in fondo, è una storia di superamento delle diseguaglianze. Il vaste programme a cui si è dedicato è stato l’affrancamento della fisarmonica dai pregiudizi della mancanza di espressività. Impiegato di banca fino alla pensione, Coscia ha affrontato la musica con passione. Grazie a queste premesse, si è costruito una poetica di ibridazione, che gli ha permesso di trasferire il proprio strumento dalle aie alle sale da concerto. Era amico di Umberto Eco, suo compagno di scuola. Ha collaborato con Luciano Berio, che ne apprezzava la ricerca sulla sonorità. Qualche anno fa, con un quartetto dal sapore cameristico[12] ha inciso il disco Frescobaldi per noi, nel quale fornisce una lettura al contempo personale e rispettosa del corpus di Girolamo Frescobaldi.[13]
Note
[1] Eurostat regional yearbook 2024 edition, online a https://ec.europa.eu/eurostat/en/web/products-flagship-publications/w/ks-ha-24-001
[2] Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia e Svezia.
[3] Area europea di libero scambio con l'Islanda, il Liechtenstein, la Norvegia e la Svizzera.
[4] Turchia (candidata dal 1999), Macedonia del Nord (candidata dal 2004), Montenegro (candidato dal 2010), Serbia (candidata dal 2012), Albania (candidata dal 2014), Ucraina, Moldavia e Bosnia ed Erzegovina (tutte e tre candidate dal 2022) e Georgia (candidata dal 2023).
[5] Se vi serve una carta politica del Vecchio Continente, eccola: https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Europa-it-politica-coloured.svg
[6] L’originale sta a p.20 dell’Annuario.
[7] https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Migration_and_migrant_population_statistics
[8] https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2024/09/14/salvini-sono-colpevole-di-aver-difeso-litalia_10ad8d2d-04fd-4c18-a059-76fd71ade9ee.html
[9] A p.27 dell’annuario.
[10] A p.47 dell’annuario.
[11] https://www.politico.eu/article/mario-draghi-report-european-competitiveness-common-debt-innovation/
[12] Con lui c’erano Enzo Pietropaoli al contrabbasso, Fulvio Sigurtà alla tromba e il grande Dino Piana al trombone.
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