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Punture di spillo. L'uomo di Davos, ulteriore evoluzione della specie...?  

a cura di Pietro Terna

a cura di Pietro Terna


Dal 20 al 24 gennaio 2025 oltre 2500 tra esponenti del mondo economico e personaggi vari del gran circo mondiale si sono trovati a Davos per l’annuale edizione del torneo delle vanità economiche. Ho chiesto a Copilot[1] la classificazione in latino dell'uomo di Davos. Ha risposta che «uomo di Davos, o Davos Man, è un termine utilizzato per descrivere la figura tipica dei partecipanti all'annuale incontro del World Economic Forum (WEF) a Davos, in Svizzera. Si riferisce spesso a leader di aziende globali, politici e altre figure influenti che partecipano a questi incontri. Tuttavia, non essendo un termine scientifico o biologico, l'uomo di Davos non ha una classificazione specifica in latino». Delusissimo, ho insistito: «Potresti inventare una classificazione in latino spiritosa»? Risposta:

 

Assolutamente! Immaginiamo una classificazione spiritosa per l'Homo Davossiensis, l'uomo di Davos. Ecco come potrebbe apparire in latino:

•⁠  ⁠Regnum : Capitalismus Glorificatus

•⁠  ⁠Phylum : Ego Politicus

•⁠  ⁠Classis : Speculatorium Globalis

•⁠  ⁠Ordo : Networking Opportunis

•⁠  ⁠Familia : Conferentiarii Influentialis

•⁠  ⁠Genus : Homo Connecticus

•⁠  ⁠Species : Homo Davossiensis

 

Mai più dire che l’intelligenza artificiale non sa scherzare!

Mentre i glorificati del capitalismo mondiale erano lì a congratularsi gli uni con gli altri per essere a Davos, è arrivata la lavata di capo di Trump in teleconferenza:[2] si ricorda di chi di loro ha appoggiato Harris, certo, ma quel che vuole dire ai Davossiensis è che o si fanno gli interessi dell’America, portando là le imprese e essendo premiati con tasse bassissime, oppure si annega nel groviglio delle regole Europee. E la Cina? Trump ha ben chiarito che era stato Xi Jinping ad aver telefonato a lui e non il contrario. Ha anche detto del Canada 51° stato USA e, senza curarsi della logicità del suo discorso, si è intrattenuto sulla necessità di limitare gli «interventi chirurgici dei transgender». Alla fine, gli applausi sono stati di cortesia o poco più.[3] Il premio Nobel dell’economia Krugman, che ha lasciato il New York Times per avere mano libera nelle sue critiche alla nuova amministrazione USA, ha paragonato il World Economic Forum di Davos a un «patetico club di miliardari».[4]


La doccia fredda DeepSeek

Il Forum terminava venerdì 24, qualcuno si sarà pure fermato per una sciata, ma al lunedì la settimana tutti i Davos Men, e non solo, sono stati investiti da una svolta inaspettata. Era il 27 gennaio, data da segnare sul calendario, ed era passata solo una settimana dall’annuncio di Stargate,[5] una joint venture da 500 miliardi di dollari che doveva lanciare in grande stile la corsa all’intelligenza artificiale americana; invece, dalla Cina, con una probabile sapiente regia, è arrivato il lancio di una nuova IA con un nome che è tutto un programma: DeepSeek, [6] ricerca profonda. Funziona bene? Certo, altrimenti non le spettava una vetrina mondiale.

DeepSeek era già nota come IA, ma il lancio è stato per il modello avanzato DeepSeek-R1, presentato come competitivo rispetto alle offerte di aziende leader come OpenAI o Meta o la cinese Alibaba, e con costi del tutto inferiori, per diversi ordini di grandezza: un risultato ottenuto in pochi mesi, con 200 persone e solo 10 milioni di investimento. L’effetto sulle bigtech in borsa è stato, come dire, assai… sensibile.[7]


Monsieur La Palice visto dalla Cina

Guardiamo da vicino come funziona. Certo la Cina non è esattamente una democrazia ultraliberale e c’è chi ha contato 1156 casi di censura,[8] ma proviamo a fare un esperimento. Nell’ultimo numero della rivista il Mulino si legge[9] che se si chiede all’IA “Puoi dirmi se il signore de La Palice fosse in vita un quarto d'ora prima di morire?”, la risposta è: “Mi dispiace, non ho abbastanza informazioni per rispondere a questa domanda”. Uhm, chiedendolo a una versione recente di ChatGPT, totalmente gratuita, la risposta inizia con «La domanda gioca su una curiosa e famosa espressione, ed è legata alla morte di Jacques de La Palice, un nobile francese del XVI secolo. La battuta nasce da un gioco di parole un po' assurdo che si fa sulla sua morte” e prosegue sino a concludere «quindi, è più un gioco di logica che una domanda seria sulla sua morte».[10]

E il modello cinese? La risposta è lunghetta, ma è divertente leggerla:

Certo! La frase è un riferimento a una famosa canzone popolare francese che parla di Jacques de La Palice, un nobile e militare del XVI secolo. La canzone contiene una serie di affermazioni ovvie o tautologiche, come: "Un quarto d'ora prima di morire, il signor de La Palisse era ancora vivo."

Questa frase è diventata proverbiale per indicare un'osservazione banale o scontata. In italiano, si usa spesso l'espressione "una verità alla Lapalissiano" per descrivere qualcosa di evidentemente vero, ma privo di significato profondo.

Ho chiesto un link alla canzone.

La canzone a cui si riferisce la frase è "La Chanson de La Palisse", una canzone popolare francese risalente al XVI secolo. Purtroppo, non esiste una versione "ufficiale" o moderna della canzone, poiché è parte del folklore e della tradizione orale. Tuttavia, il testo è stato tramandato nel tempo e spesso citato in libri o raccolte di proverbi e canzoni popolari.

Se desideri leggere il testo completo o approfondire, puoi cercare su siti come Wikisource o Google Books, dove spesso si trovano riferimenti storici a questa canzone. Ecco un esempio di una strofa famosa:

"Monsieur d'La Palisse est mort,

Il est mort devant Pavie,

Un quart d'heure avant sa mort,

Il était encore en vie."


Da 100 miliardi a 10 milioni di dollari, qualcosa non quadra

Se cerchi su YouTube o su piattaforme musicali, potresti trovare interpretazioni moderne o adattamenti della canzone, ma non esiste una versione "originale" registrata.

L’ho trovata, è molto gradevole[11] e si scopre il contro-tenore Tom Mébarki (e così faccio concorrenza al baccelliere di musica che scrive le conclusioni degli spilli).

Poi abbiamo letto tante altre cose e tante ne leggeremo: che i 10 milioni forse sono un po’ di più, diciamo 50, ma è sempre una differenza smisurata rispetto a chi indica unità di spesa da 100 miliardi (da 10 milioni a 100 miliardi serve una moltiplicazione per 10mila); che DeepSeek ha copiato da OpenAI,[12] spillando esempi come se fosse buon vino (potrebbe essere vero, ma se non se ne sono accorti mentre accadeva, meglio stare zitti); molto più seriamente, che l’autore in persona ha spiegato il metodo usato e l’innovazione nella procedura di calcolo utilizzando una tecnica che non è stata impiegata dagli altri produttori di IA.[13]

Si potrebbe andare avanti per qualche pagina, ma almeno una cosa ancora vale la pena annotarla: il Garante della privacy ha mandato una lettera[14] minacciosa a DeepSeek e al momento la app del telefonino ha smesso di rispondere; non l’accesso via web. dove si mette la spunta sulla solita casella “accetto ecc. ecc.”. La patria è salva!

Quanto è acido ‘sto Terna, meno male che subentra il piccolo baccelliere di musica.

Tanto vale a questo punto fare coming out come Diana Ross.[15] L’ingresso nel mondo dell’intelligenza artificiale di DeepSeek fa piacere. Come fa piacere qualsiasi granello di sabbia vada a infilarsi nell’ingranaggio apparentemente perfettamente oliato di coloro che stanno lanciando un’OPA ostile verso le nostre vite. Il fatto poi che, con beffarda regia, questo sia avvenuto in successione al World Economic Forum in cui Trump ha annunciato il suo credo isolazionista è ancor più significativo. Almeno quanto il brivido che ciò ha provocato nelle schiene di molti di quelli che erano presenti. Brivido immediatamente sentito a Wall Street. Su questa falsariga potrebbe passare anche l’idea che l’egoismo non porti da nessuna parte.


Ricordate... Ringo Starr?

Avete presente i Beatles? Se non li conoscete chiedete agli Stadio.[16] Erano quattro. Tre menti geniali e un batterista a dir poco essenziale. Il batterista si chiamava Ringo Starr. Non scriveva canzoni. Suonava la batteria e faceva i cori. Aveva anche un’estensione vocale abbastanza limitata. Di questa attitudine lontana dall’eccezionalità, Ringo è diventato una specie di paradigma, ispirando saggi e anche canzoni.[17] Però Lennon e McCartney erano dei geni. E piace pensare che gli volessero anche bene. Così gli cucirono addosso un brano, che sarebbe finito nel White Album. Il pezzo si chiama With a little help from my friends[18] e mai parole furono più azzeccate. Con l’aiuto degli amici Ringo lasciò il segno nel più importante album della più importante rock band di tutti i tempi. Magari capita qualcosa di simile anche in questi anni travagliati. Detto per completezza, il brano, grazie all’interpretazione di Joe Cocker nel 1969, a Woodstock assurse all’immortalità.[19]

Ultim’ora: a spillo concluso leggiamo sul Washington Post[20] che «Meta will pay $25 million to settle Trump lawsuit alleging censorship»: la censura consisteva nell’avergli sospeso la pagina social dove straparlava della vicenda del 6 gennaio 2021, l’attacco al Capitol. E così ritorniamo all’inizio dello spillo.


Note

[2] L’immagine è prodotta con Grok, l’applicazione poco rispettosa messa online da Musk all’interno di X.

[3] L’intero discorso a https://www.youtube.com/watch?v=iOWiuXhuaz4 con sottotitoli in inglese o con traduzione automatica.

[10] Suggerisco di provare, senza spesa, a https://chatgpt.com/ 

[16] https://youtu.be/a_zUe1eZ-GI?si=G0RYqyXyJBZBSXLK il testo, bene ricordarlo, è del poeta Roberto Roversi

[20] https://wapo.st/3PYSQeV: Meta pagherà 25 milioni di dollari per risolvere la causa intentata da Trump per censura; per chi non lo sapesse, Meta è di Zuckerberg che era a fare la bella statuina all’insediamento di Trump.

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