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a cura di Pietro Terna

PUNTURE DI SPILLO. Gli economisti devono aiutare a far capire l'economia

a cura di Pietro Terna


Giorni fa entravo al Polo del ’900, Palazzo San Celso, per partecipare a un incontro nella Sala Memoria delle Alpi. Entrando, seguivo una signora meno giovane di me, che sono giovanissimo. Si è fermata al banco dell’ingresso per farsi spiegare come raggiungere quella sala. Mi sono offerto di farle da guida; mentre salivamo con l’ascensore mi ha interrogato: che lavoro fa? Ho risposto: l’economista; lo sguardo dell’interlocutrice è divenuto un po’ meno benevolo. Seconda domanda: che cosa fa un economista. Ho risposto che cerca di capire come funziona il mondo, non tutto, la parte che riguarda il lavoro, i prodotti, il commercio, le imprese… Non ho aumentato il gradimento nei miei confronti, ma intanto l’ascensore è arrivato a destinazione, ho fatto strada per una ventina di metri sino alla sala e poi sono scivolato con discrezione in un posto lontano dal suo.


L'acuta analisi de Le Monde

Già, che cosa fa un economista? Confermo l’inizio della mia risposta “Cerca di capire”. Che cosa? I tantissimi addendi che congiuntamente determinano il funzionamento della società nel suo complesso e l’azione di molti di noi. Determinano o sono determinati? Ancora più difficile. Mi è venuto in mente l’interrogatorio leggendo su Le Monde del 19 maggio[1] i due paginoni dell’articolo “La crise existentielle de la science économique”. Dopo la descrizione dei motivi della crisi, di fronte ai cambiamenti climatici, e l’indicazione che è ora molto difficile continuare a immaginare che la scienza economica possa conoscere il modello giusto dell’economia, ecco che:

Esther Duflo

Gli economisti si sono quindi [spesso] rassegnati più modestamente al ruolo dell'idraulico, per usare l'espressione di Esther Duflo, vincitrice del Premio Nobel per l'Economia 2019. Piuttosto che sforzarsi di dimostrare la validità del modello, è più semplice, più efficiente e più utile osservare "cosa funziona e cosa non funziona" qui e ora, per prescrivere le giuste riparazioni idrauliche che possono essere effettuate a breve termine dallo Stato e dagli agenti economici sul campo. La teoria dei "beni comuni", per la quale l'americana Elinor Ostrom è stata insignita del Premio Nobel per l'Economia nel 2009, cerca di modellare le costanti che descrivono una gestione efficiente ed equa delle risorse[2].

Elinor Ostrom

Forse può avverarsi la speranza di Keynes che, in un contesto molto diverso, nel finale delle Possibilità economiche per i nostri pronipoti[3] poneva chiari limiti alle scelte economiche. Riporto il testo nella piacevole traduzione di Sergio Ricossa:


(…) però, non sopravvalutiamo l’importanza del problema economico, né sacrifichiamo alle sue supposte necessità altre questioni di ben maggiore e duraturo significato. Esso dovrebbe costituire materia per specialisti, come l’odontoiatria. Se gli economisti riuscissero ad ottenere di essere considerati come umili e competenti persone, a livello dei dentisti, questo sì che sarebbe splendido!



Le distinzioni di Paul Krugman sul debito

Segnalo anche un bell’articolo[4] del Nobel Paul Krugman sul New York Times, sempre del 19 maggio. È dedicato a cercare di far capire la differenza tra il debito pubblico e il debito privato. Gli Stati non muoiono, certo devono pagare gli interessi sul debito, rimborsarlo a scadenza, ma intanto possono contrarre nuovo debito e fanno bene a farlo se devono fronteggiare la disoccupazione o realizzare nuovi investimenti.

Paul Krugman

All’opposto, ogni tanto riemerge l’incubo della crisi greca[5] del 2009, poi ricaduta su tutta l’Europa sotto forma di onda d’urto, per la miopia di non aveva voluto sanare una situazione debitoria difforme da quella dichiarata con un onere che sarebbe stato solo una modesta frazione della spesa ora sostenuta dal vecchio continente per la guerra in Ucraina.


"Voltiamo serenamente le spalle a chi ha problemi..."

Purtroppo non solo i “nordici frugali” radicalizzano la discussione sul debito pubblico, visto come fonte di ogni sventura, ma anche il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Antonio Patuelli, che dopo aver annunciato (La Stampa del 23 maggio) che le sofferenze bancarie aumentano, le imprese sono in affanno, l’economia rallenta e che chi non riesce a pagare i mutui con i tassi accresciuti se l’è cercata (“Chi ha scelto il tasso variabile un anno fa ha corso un rischio”), sentenzia: “L'Italia limiti la spesa pubblica e fissi un tetto al debito”. Molto bene, voltiamo serenamente le spalle a tutti quelli che hanno dei problemi.

La meravigliosa[6] God bless the child di Billie Holiday (che ne è anche l'autrice insieme ad Arthur Herzog jr.) proposta dal nostro Maestro di musica, soffusa e malinconica, contiene una riflessione sul denaro, su chi ha e di chi non ha, e si muove in bilico fra sacro e profano, fra riferimenti alla Bibbia e commenti disillusi "Money, you've got lots of friends / They're crowding around your door” (Soldi, hai un sacco di amici / Si affollano attorno alla tua porta). La morale, "God bless the child that's got his own" (Dio benedica il bambino che ha quel che gli è dovuto), è amara: quanto spesso non è così. Un pezzo di una musicalità e di una poesia struggenti, ma l’economia lo ascolta?


PS. Ieri è morta Tina Turner, 83 anni, una fantastica interprete del rock, una donna dal coraggio leonino e una leonessa sul palco. La ricorderemo con struggente nostalgia.



Note [1]https://www.lemonde.fr/idees/article/2023/05/19/face-a-la-crise-climatique-la-science-economique-sommee-de-se-reinventer_6173950_3232.html [2] Les économistes se sont [donc] souvent plus modestement résignés à la posture du « plombier », pour reprendre l’expression d’Esther Duflo, Prix Nobel d’économie 2019. Plutôt que de s’acharner à démontrer la validité du modèle, il est à la fois plus simple, plus ecace et plus utile d’observer « ce qui marche et ce qui ne marche pas » ici et maintenant, a!n de prescrire les bonnes réparations de tuyauterie que peuvent apporter à court terme l’Etat et les agents économiques sur le terrain. La théorie des « communs », qui valut à l’Américaine Elinor Ostrom le prix Nobel d’économie en 2009, tente de modéliser les constantes qui décrivent une gestion efficace et juste des ressources. [3] Online a http://www.econ.yale.edu/smith/econ116a/keynes1.pdf [4] Richiederlo all’autore dello spillo. [5] https://it.wikipedia.org/wiki/Crisi_economica_della_Grecia [6] https://youtu.be/mp349H8G0XQ

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