Punture di spillo. Giochi di economia... (finta?) sull'IA
a cura di Pietro Terna
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Chi ha comperato i memi coin di Donald e Melanie[1] non è tanto contento, i suoi soldi sono svaniti.[2] Domanda da un milione di dollari: succederà la stessa cosa a chi impiega i suoi risparmi nei titoli super quotati delle grandi compagnie tecnologiche come Meta (Facebook, WhatsApp), Microsoft, Nvidia, Apple, Amazon? Apple è elencata per penultima perché in ogni caso qualche pezzo di «ferro» lo produce e Amazon per ultima perché la sua bottega da commerciante è pur sempre aperta. Le aziende della galassia, o buco nero, di Musk non sono nell’elenco perché il rischio è tutto dei grandi finanziatori, dato che l’unica quotata in borsa è Tesla che fa più auto che IA. Ma se volete aggiungerla, non mi oppongo. OpenAI (ChatGPT) non è in elenco in quanto non quotata, ma scalabile con offerte ostili come sta accadendo proprio ora da parte di Musk,[3] con qualche non piccolo problema per l’autorità di controllo per eccesso di concentrazione.
Nel complesso, non è facile rispondere a che cosa accadrà dei risparmi investiti dal pubblico in queste attività avventurose, ma il ricordo dello scoppio della bolla del web nel 2000 è sempre presente. Ancor più mentre Trump sponsorizza l’avventura Stargate[4] per l’intelligenza artificiale, con fantasie da 500 miliardi e Macron tenta di incantare i francesi evocandone 100, di miliardi,[5] con il ritorno della grandeur francese, questa volta artificielle.
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Importante allora seguire un ragionamento articolato come quello proposto recentemente dalla rivista della Sloan school del MIT[6] che ci introduce alla lettura del saggio di Daron Acemoglu, premio Nobel dell’economia nel 2024, intitolato in modo significativo The simple macroeconomics of AI.[7] Dalla rivista del MIT riprendo (mia traduzione): «La ricerca sull'intelligenza artificiale è piena di previsioni sensazionali. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l'intelligenza artificiale interesserà quasi il 40% dei posti di lavoro[8] in tutto il mondo. Secondo le previsioni di Goldman Sachs,[9] l'intelligenza artificiale aumenterà il PIL mondiale di 7.000 miliardi di dollari, pari al 7%, nell'arco di 10 anni. Oppure crescerà tra i 17,1 e i 25,6 trilioni di dollari all'anno, se si preferisce seguire le stime di McKinsey. Queste proiezioni sono relativamente prudenti rispetto ad altre».[10]
La rivista introduce così il lavoro di Acemoglu che in modo molto articolato e anche tecnicamente approfondito, in ben 58 pagine, ci spiega (mio estratto, spero abbastanza fedele al pensiero dell’autore) che gli effetti sulla produttività totale dei fattori (TFP) nei prossimi 10 anni non dovrebbero superare lo 0,66% in totale.
Acemoglu dimostra che quando gli effetti microeconomici dell'IA sono guidati da risparmi sui costi a livello di mansioni - a causa dell'automazione o della complementarità delle mansioni - le conseguenze macroeconomiche sul PIL e gli incrementi di produttività aggregata devono prudentemente essere stimati solo in base alla frazione di mansioni interessate e al costo medio a livello di mansione.
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L'applicazione è tutt'altro che banale perché c'è un'enorme incertezza su quali compiti saranno automatizzati o integrati e quali saranno i risparmi sui costi. Inoltre, chiarisce anche che se il rapporto tra capitale e produzione aumenta in relazione all'aumento della TFP, il PIL può aumentare di più della TFP, ma non contribuisce ulteriormente al benessere, perché gli investimenti extra non portano a nuovi beni per la popolazione e anzi ne sottraggono, per via della loro produzione.[11]
Tutto da considerare con molta pacatezza, dunque. Invece, incombe la notizia citata all’inizio, con le guerre stellari di Musk che vuole acquistare OpenAI per 97.4 miliardi di dollari. Emblematica la risposta in un messaggio di Altman su X-Twitter, che è proprio di Musk: «no thank you but we will buy twitter for $9.74 billion if you want».[12] Giocano con i miliardi cose se fossero noccioline! Ora ci sarà chi tenterà di giustificare Musk sostenendo che vorrebbe mantenere open il lavoro di OpenAI, destinata invece a divenire for profit. A parte che neanche i bambini credono più alle favole, un mio conoscente americano ha annotato che la mossa di Musk non ha lo scopo di salvare l'intelligenza artificiale per l'umanità, bensì quello di schiacciare la concorrenza, anche perché si sente escluso dal progetto Stargate da 500 miliardi di dollari di Trump. E se fosse una prima vistosa crepa tra i due? Un’altra è il fatto che Musk è comparso sulla copertina di Time, ritratto come se fosse lui il presidente degli Stati Uniti.
E l’Europa? Ursula von der Leyen ha scritto (mia traduzione):[13] «Vogliamo che l'IA sia una forza per il bene e per la crescita. Lo stiamo facendo attraverso il nostro approccio europeo, basato su apertura, cooperazione e talenti eccellenti. (…) Ecco perché, insieme ai nostri Stati membri e ai nostri partner, mobiliteremo capitali senza precedenti (… per un) partenariato pubblico-privato unico nel suo genere, simile a un CERN per l'IA, consentirà a tutti i nostri scienziati e alle nostre aziende - non solo a quelle più grandi - di sviluppare i modelli molto grandi più avanzati necessari per fare dell'Europa un continente dell'IA».[14] Niente cifre roboanti, ma impegni importanti nella giusta direzione
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Il nostro piccolo baccelliere di musica,[15] per me grande o grandissimo, a questo punto si chiede se siamo mai stati un’umanità di morigerati e laboriosi individui dediti alla moderazione. La tendenza a idealizzare i bei tempi andati esiste da sempre. Questi che viviamo però sono anni particolarmente smodati. L’ostentazione la fa da padrona. Quello di Fedro è certamente moralismo,[16] però il dubbio di essere circondati da rane sostenute da una buona stampa, o da buoni social, ci coglie. Per trovare un po’ di conforto dobbiamo rifugiarci nel sarcasmo iperrealista di Enzo Jannacci. Quarant’anni fa cantava L’importante è esagerare.[17] Ed è ancora attuale. Anche se con una prospettiva rovesciata. Quello che «se ha in mano solo mosche prova a darci anche del tu» non è più un disadattato creativo e libero, destinato a essere tenuto in disparte, ma un raffinato protagonista della politica o dell’economia, uno che vende quello che non c’è e per questo è degno del massimo rispetto. Forse è meglio tornare alle rane, alle quali, molto tempo dopo Fedro, i Têtes de Bois hanno dedicato un brano,[18] celebrazione di una particolare forma di anarchia, dal momento che uno stagno non ha padroni, e i suoi abitanti dei padroni gracidando si fanno beffe.[19]
Note
[1] Richiamo lo spillo del 23 gennaio, https://www.laportadivetro.com/post/punture-di-spillo-se-i-memi-trumpiani-puzzano-d-imbroglio
[2] Grafici: per Donald https://www.binance.com/en/price/official-trump, clic su 1Y per vedere tutta la storia e cercare di capire che cosa è successo ai furbi e ai gonzi, a seconda del momento in cui hanno comperato; quello di Melanie https://coinmarketcap.com/currencies/melania-meme/ sempre con clic su 1Y.
[3] https://www.nytimes.com/2025/02/10/technology/elon-musk-openai-bid.html?unlocked_article_code=1.v04.Af2T.0ksceTv0V2-E&smid=url-share
[4] https://en.wikipedia.org/wiki/Stargate_LLC, purtroppo non i film, serie TV e giochi con quel nome.
[7] https://shapingwork.mit.edu/wp-content/uploads/2024/05/Acemoglu_Macroeconomics-of-AI_May-2024.pdf
[8] https://www.imf.org/en/Blogs/Articles/2024/01/14/ai-will-transform-the-global-economy-lets-make-sure-it-benefits-humanity
[9] https://www.goldmansachs.com/insights/articles/generative-ai-could-raise-global-gdp-by-7-percent
[10] https://www.mckinsey.com/capabilities/mckinsey-digital/our-insights/the-economic-potential-of-generative-AI-the-next-productivity-frontier#business-value
[11] Chi trovasse queste argomentazioni astruse o poco convincenti mi scriva a pietro.terna@unito.it e ne discuteremo.
[12] «No grazie ma compreremo Twitter per 9,74 miliardi di dollari se vuoi», https://x.com/sama/status/1889059531625464090
[13] https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/news/eu-launches-investai-initiative-mobilise-eu200-billion-investment-artificial-intelligence
[14] Sul CERN per l’IA mi permetto di autocitarmi: https://mondoeconomico.eu/sostenibilita-e-futuro/un-cern-dell-ia-e-del-cervello
[15] L’anonimo coautore che cita con il suo pseudonimo di piccolo baccelliere un verso di Guccini (in Addio).
[16] v. La favola La rana e il bue https://online.scuola.zanichelli.it/perutelliletteratura/files/2010/09/testi-it_fedro_t10.pdf
[19] Vorrei concludere con una nota personale: il baccelliere, circondato dal Festival di Sanremo, prova invidia per gli orsi, che sono ancora in letargo e almeno si risparmiano questa settimana.
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