Punture di spillo: "disoccupazione da bolla tecnologica"
Aggiornamento: 26 gen 2023
a cura di Pietro Terna
Da novembre sembra che nel mondo della tecnologia non esista altro che ChatGPT, il chiacchierone basato sull’intelligenza artificiale di cui ho scritto più volte qui nella Porta di Vetro. L’ultima, pochi giorni fa[1] scherzando (scherzando?) sul nome da dare al PD e facendomi aiutare da quel programma.
ChatGPT è sviluppato da OpenAI, cui partecipava inizialmente anche Elon Musk che, si diceva, era spaventato dal potere incombente dell’intelligenza artificiale; successivamente se n’è allontanato e ora l’azionista di riferimento è Microsoft che, anche recentissimamente[2], ha annunciato l’intenzione di investire cifre enormi nell’avventura.
Arriviamo a martedì 24 gennaio, quando al mattino l’Economist, nel suo Espresso, annota (NB, traduzione di ChatGPT, senza ritocchi da parte mia):
La sorte della più grande azienda di software per le imprese del mondo potrebbe offrire indizi sullo stato dell'intera industria tecnologica. Dal novembre 2021 le azioni di Microsoft sono scese del 27%. Ciò rappresenta due punti percentuali in meno rispetto all'indice Nasdaq, probabilmente perché i clienti di Microsoft sono in gran parte aziende, che hanno tendenzialmente tagliato meno rispetto ai consumatori.
Tuttavia, i risultati trimestrali di Microsoft di martedì potrebbero essere deprimenti. La settimana scorsa l'azienda ha annunciato di aver programmato di licenziare 10.000 persone, ovvero circa il 5% del proprio personale globale. Gli analisti prevedono che la crescita annuale del fatturato rallenterà intorno al 2% nel quarto trimestre del 2022, rispetto all'11% del trimestre precedente. Una preoccupazione ancora maggiore è la frenata del business cloud di Microsoft, che rappresenta il 40% delle vendite. L'industria relativamente nuova dell'informatica in cloud non ha mai attraversato una contrazione sostenuta, quindi non è chiaro come potrebbe comportarsi. I risultati di Microsoft potrebbero fornire un indizio.
Alla sera, sempre il 24 gennario, da un notiziario di finanza[3] leggiamo invece “Microsoft Jumps After Cloud Revenues Beat Expectations”! Che gli analisti finanziari, e soprattutto i grandi manager, abbiamo bisogno di molte dosi in più di intelligenza, artificiale o no? In sequenza: entusiasmo con investimenti grandiosi; sì, ma licenziamo 10mila persone; ops, gli affari però stanno andando piuttosto bene…
Lo sconcerto non arriva solo da Microsoft, ma da tantissime altre realtà del settore. Nel comunicato[4] con cui Alphabet, la capogruppo di Google, annuncia il taglio di 12mila dipendenti (il 6%), leggiamo “We hired for a different economic reality than the one we face today”. Formidabile riflessione: abbiamo assunto quando la pandemia aumentava in modo abnorme la richiesta di servizi, ora la pandemia non c’è più, licenziamo. Immaginavano che durasse per sempre? Sento arrivare la risposta: è il mercato, bellezza, tutto si aggiusta se non si cristallizzano le situazioni…
Una piccola obiezione: nel 2022 e in questa prima parte del 2023 le grandi compagnie tecnologiche, con le loro consorelle di minori dimensioni, hanno licenziato 200mila persone. Come è possibile, pur negli Stati Uniti, trovare un lavoro equivalente? Forse un lavoro più povero, come sta succedendo. Rubo a Dunia Astrologo – coautrice con Andrea Surbone e me di un libro[5] del 2919 su lavoro, valore, robot e IA – l’espressione “disoccupazione da bolla tecnologica”, ben diversa dalla consueta previsione, giusta o sbagliata che sia, sulla disoccupazione tecnologica prossima ventura.
L’elenco[6] delle big/small tech che licenziano è impressionante; in ordine decrescente di licenziati, tra le prime cinquanta troviamo nomi che ci sembra di conoscere molto bene: Google, Meta, Amazon, Microsoft, Salesforce, Booking.com, Cisco, Philips, Uber, Twitter, Uber, Better.com, Groupon, Peloton, Carvana, Byju's, Katerra, Zillow, Crypto.com, Airbnb, Instacart, WhiteHat Jr, Bytedance, Wayfair, Agoda, PaisaBazaar, Gopuff, PuduTech, Carvana, Ola, …, e avanti con 2000 nomi.
Intanto piovono anche inchieste molto pesanti, come quelle riportate dalla rivista Time, che non è esattamente un settimanale scandalistico, sul lavoro portato all’esterno per preparare dati per ChatGPT[7] (OpenAI Used Kenyan Workers on Less Than $2 Per Hour to Make ChatGPT Less Toxic) oppure su quello all’interno di Amazon[8] (“I Feel Like I’m Drowning.” Survey Reveals the Toll of Working For Amazon). Nelle nostre società c'è l'incubo della disoccupazione, un fantasma secolare che torna ciclicamente, simboleggiato da Tom Joad, personaggio di John Steinbeck nel suo romanzo Furore, un affresco della Grande depressione negli Stati Uniti degli anni Trenta. Con la tecnologia immaginavamo nascessero problemi di inoccupazione e discettavamo se i nuovi prodotti avrebbero pareggiato la situazione oppure no. Ora siamo sottoposti a uno shock imprevisto; per ricordare, ecco Bruce Springsteen che, a metà anni ’90, proponeva[9] The Ghost of Tom Joad.
The highway is alive tonight But nobody's kiddin' nobody about where it goes I'm sitting down here in the campfire light Searchin' for the ghost of Tom Joad
La strada è viva stasera ma nessuno si illude su dove va a finire sto qui seduto alla luce del falò e cerco il fantasma di Tom Joad.
Il maestro di musica degli spilli chiede dove sono l'economista Keynes e il presidente degli Usa del New Deal Franklin Delano Roosevelt, cui affidare nuovi e ancora più difficili incarichi. Non so rispondere.
Note [1] https://www.laportadivetro.com/post/se-il-pd-è-un-rebus-interrogate-chatgtp [2] Si cerchi ad esempio “Microsoft confirms ‘multibillion-dollar investment’ in ChatGPT maker OpenAI” e compare un articolo del Financial Times del 23 gennaio. [3] https://www.zerohedge.com/markets/microsoft-jumps-after-cloud-revenues-beat-expectations con “Microsoft [rim]balza dopo che i ricavi del cloud hanno battuto le aspettative”. [4] https://blog.google/inside-google/message-ceo/january-update/ con “Abbiamo assunto per una realtà economica diversa da quella che abbiamo di fronte oggi” [5] https://terna.to.it/libroAST.png [6] https://layoffs.fyi [7] OpenAI ha utilizzato lavoratori kenioti a meno di 2 dollari l'ora per rendere il ChatGPT meno tossico, https://time.com/6247678/openai-chatgpt-kenya-workers/ [8] “Mi sento come se stessi annegando”. Un sondaggio rivela il peso di lavorare per Amazon, https://time.com/6248340/amazon-injuries-survey-labor-osha/ [9] Qui live con Tom Morello: https://www.youtube.com/watch?v=B-c6GphpAeY
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