top of page

Punture di spillo. "Congeliamo" il debito pubblico e spiazziamo la sicumera di Donald Trump  

a cura di Pietro Terna

 

Nei primi giorni di aprile è stato presentato al Parlamento il Documento di finanza pubblica 2025, [1] da inviare alla Commissione europea entro il 30 aprile. A giudicare dal disinteresse mostrato dal dibattito pubblico, e quindi dai quotidiani, sembrerebbe un documento inutile. Invece è lo strumento chiave per la politica economica italiana, anche per comprendere la dinamica della nostra economia in questo momento così turbolento. Delinea la possibilità di uscita nel 2027 dalla procedura per disavanzi eccessivi[2] avviata dall’EU nel 2024 nei nostri confronti, includendoci in un discreto gruppo di paesi: Belgio, Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia.

Si tratta di una prospettiva positiva, ma lontana nel tempo? Certo, ma ragioniamo su che cosa significa in termini di scelte di spesa della nostra pubblica amministrazione, dalla sanità, all’istruzione e alla ricerca, alle pensioni e, attenzione, agli armamenti. Non tutti i tagli sono possibili senza gravi ripercussioni per i cittadini e lo stiamo sperimentando in questi anni.

Il Documento di Finanza Pubblica (DFP) sostituisce il DEF (Documento di Economia e Finanza) a partire da quest'anno, in seguito all'adeguamento alle nuove regole europee di politica finanziaria. Il DFP è dunque il nuovo documento che il governo presenta alle Camere per delineare le prospettive economiche e fiscali del paese. Sono disponibili numerose analisi istituzionali del DFP.[3] In queste righe ci riferiamo a quella del serissimo Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB), con riferimento al debito pubblico.

La figura sopra è tratta da quel documento e ci mostra, con la linea marrone, una tendenza in diminuzione del rapporto debito/PIL, come risultante dal Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-29 (PSB);[4] ci propone anche degli scenari via via meno ottimistici, formulati dall’UPB, sino ad arrivare a un nuovo aumento del debito. Chi e come decide quale strada seguire? Questa è vera politica, che attraversa i bisogni della gente, con sanità, scuola, casa, pensioni, certo non con le farneticazioni – dominanti negli Stati Uniti e purtroppo in Europa – a proposito della spesa militare. Vogliamo portare la discussione in prima pagina?

Una questione collaterale: la diminuzione segnalata dalla linea marrone dipende almeno in parte da un diverso trattamento dei crediti fiscali scaturiti dal super bonus edilizio, con effetti positivi sui deficit. Con le  restrizioni via via introdotte, l’Eurostat, che osserva severamente i conti di tutti i paesi, ha riconosciuto che una quota maggiore di questi crediti può essere diluita negli anni futuri, quando i contribuenti effettivamente utilizzeranno le detrazioni.


I trattati si possono cambiare

Torniamo alla discussione sulla spesa, da portare in prima pagina di tutti i quotidiani. Sento il coro dei dinieghi preventivi: occorre fermare il debito pubblico, la massa formata da quei miliardi ci schiaccia, condiziona tutto! Ne siamo proprio sicuri? Ricordiamoci che cosa ha fatto Draghi già prima della pandemia, quando ha in sostanza congelato ingenti masse di debito pubblico degli Stati europei sottoscrivendolo come BCE e chiarendo che sarebbe rimasto fermo nel patrimonio della banca. Cancellarlo quietamente sarebbe contro i trattati, a partire da quello di Maastricht, origine di così tanti problemi. Ebbene, i trattati si possono cambiare. Sento il coro dei dinieghi crescere esponenzialmente, ma vorrei che qualcuno mi spiegasse in modo articolato –e comprovato da un’analisi quantitativa - quale sarebbe la conseguenza negativa che deriverebbe dal cancellare o almeno dimenticare una parte del debito che sia a mani della Banca Centrale Europea.

Trump parrebbe voler fare ben altro: obbligare tutti i paesi che vogliono trattare con lui a proposito dei dazi a sottoscrivere titoli del debito pubblico USA; titoli a lunghissimo termine e a bassi tassi di interesse, magari per cento anni. Un dettaglio: gli altri, in cambio di quella cartaccia, gli hanno dati dei beni che i consumatori americani hanno volentieri comperato. Nel mio ragionamento è il debito congelato nelle casse delle banche centrali interne agli Stati emittenti a essere dimenticato e non più esposto, ad esempio, nella linea marrone del grafico, per l’Italia. Dimenticato per sempre. Ho chiesto a Qwen, l’IA di Alibaba, di disegnare i gattoni della Banca Centrale che, molto soddisfatti, ritirano il debito.

Ad aiutarmi a esporre la mia idea non sono però i gattoni della figura, ma il nostro baccelliere di musica che scrive la conclusione dello spillo proponendo di sovraincidere non solo i brani musicali, ma anche i testi della finanza pubblica. Gli passo la parola.


La sovraincisione di The sound of silence

Il Documento di finanza pubblica, scrive, è un testo voluminoso, frutto di studi (e di supposizioni). Studi condotti con la duplice ambizione di capire i fenomeni e poterne programmare l’andamento. La prima è propria degli economisti. La seconda dei politici. Spesso le cose vanno in una direzione che non corrisponde alla dimensione degli sforzi e dell’impegno profusi. Nel 1964 Paul Simon era un giovane folksinger, che si ispirava vagamente al primo Bob Dylan. Allora lo facevano quasi tutti. Dai tempi delle medie cantava in duo con un coetaneo, Art Garfunkel. Insieme avevano inciso un disco, che conteneva The sound of silence. Due voci e una chitarra acustica, come gran parte dei brani del disco. Nessuno lo aveva notato. Così, all'inizio del 1965, Simon se ne era andato in Inghilterra, dove avrebbe inciso il suo primo album solista, con esiti commerciali non troppo diversi dal disco in duo.

Senonché, nella primavera del 1965, ci fu un avvenimento epocale, per la musica rock. Dylan, ancora lui, registrò Like a rolling stone.[5] Era una ballata in cui però il ritmo era tenuto dalla batteria e il sound innervato da potenti dosi di elettricità: la nascita del folk rock. I produttori di Simon e Garfunkel pensarono di approfittare della situazione. Contattarono musicisti di studio e all’insaputa dei due fecero sovraincidere batteria, basso e chitarra elettrica di The sound of silence. Risultato: la nuova versione appena pubblicata balzò in testa alle classifiche di vendita e Simon e Garfunkel divennero delle rockstar inconsapevoli. Al di là degli obiettivi degli estensori del DFP, per sanità, scuola, politiche sociali possiamo sperare che arrivi qualcuno con la saggezza di capire che strumenti debbano essere sovraincisi e il coraggio di farlo. A questo punto ci sarà un po’ di curiosità. Ecco The sound of silence.[6]


Note

[3] Analisi da parte: dell’Ufficio parlamentare di bilancio; della Corte dei Conti; della Banca d’Italia; dell’Istat.

Bình luận


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page