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a cura di Pietro Terna

PUNTURE DI SPILLO. "Con questa BCE, da grande farò il banchiere..."  

a cura di Pietro Terna


La mia carriera di bancario fu stroncata prima ancora di essere immaginata, per effetto di una visita organizzata per la mia classe di ragioneria nel lontano 1963, presso l’Istituto Bancario San Paolo. Poco impressionato dal lusso della allora appena inaugurata sede di piazza San Carlo a Torino[1], fui invece molto colpito dalla presentazione da parte di un funzionario che ci mostrò un salone arredato con numerosissime scrivanie disposte come banchi scolastici e ci disse che in alto, negli angoli del soffitto, telecamere offrivano al capoufficio la possibilità di leggere ciò che stava scrivendo ciascuno degli impiegati. Mi dissi: molto bene, ecco un posto dove non andrò mai a lavorare, visita molto istruttiva!

Termino l’aneddoto: ci trasferimmo in un edificio in periferia dove ci mostrarono, doverosamente da lontano, il “cervello elettrotonico” della banca, con tante lucine, spinotti, collegamenti volanti, persone che si muovevano tra gli armadi e anche all’interno di uno con le ante spalancate. L’immagine è ancora davanti ai miei occhi; molto dopo ho saputo che era un Elea dell’Olivetti, [2] allora in vendita da qualche anno (ne furono venduti 40 esemplari in tutto e la cecità della pubblica amministrazione, che non investì in quell’innovazione, cancellò un ramo del futuro produttivo per l’Italia). Mi dissi che mi sarebbe piaciuto aver a che fare con quegli oggetti, ma il bancario no.

Certo è più allettante fare il banchiere, è complicato riuscire ad esserlo, ma si può, dato che vari esempi sono e sono stati presenti in ogni tempo. Del resto il dizionario Treccani definisce banchiere chi esercita attività bancaria come proprietario, dirigente, amministratore, ecc., di una banca. Perché esprimo tanto interesse per i banchieri ora nel 2024, dopo le così gravi tempeste finanziare di questo secolo, l’euro digitale che è ormai alle viste e che indurrà la maggioranza di noi a sostituire la banca con una schedina di plastica?



Dipende dai conteggi un po’ impressionanti che si leggono in MicroMega[3] del 5 marzo, dove Enrico Grazzini, editorialista economico del Corriere della Sera e di altre testate, ragiona sulla perdita pari a 1,3 miliardi di euro denunciata dal bilancio 2023 della Banca Centrale Europea. Come annota il Financial Times[4] per trovare un’altra perdita occorre andare indietro di vent’anni, al 2004, e di guai nell’intervallo ne sono capitati tanti: è sufficiente ricordare la grande crisi economica del 2008 e la tempesta valutaria del 2012. La figura che accompagna questo articolo è una rielaborazione della Porta di Vetro su dati BCE e fa un certo effetto la comparsa della vistosa barra negativa per lo scorso anno. Quando la barra è assente, il saldo è zero. Che cosa è successo? Lo si comprende leggendo un articolo del 9 gennaio 2023 di Paul De Grauwe[5] e Yuemei Ji[6], uno studioso e una studiosa assai significativi, intitolato “Monetary policies that do not subsidise banks”,[7] con dati riferiti al 2022.

Affermano (mia[8] traduzione):

I recenti aumenti dei tassi di interesse hanno importanti implicazioni per i profitti e le perdite delle banche centrali. Poiché le principali banche centrali pagano gli interessi sulle riserve bancarie delle banche commerciali (detenute presso la banca centrale), gli aumenti dei tassi d'interesse comportano anche maggiori pagamenti di interessi da parte delle banche centrali a queste banche commerciali. Prendiamo l'esempio dell'Eurosistema: le riserve bancarie detenute dagli istituti di credito presso le banche centrali nazionali e la BCE ammontavano a 4,6 trilioni di euro alla fine del 2022 (BCE, Statistical Data Warehouse). Nel dicembre 2022 il tasso di remunerazione delle riserve bancarie detenute dalle banche commerciali è stato portato al 2%. Ciò significa che l'Eurosistema pagherà 92 miliardi di euro di interessi agli istituti di credito nel 2023. Questi pagamenti di interessi saranno probabilmente ancora più consistenti, dato che la BCE ha annunciato ulteriori aumenti dei tassi di interesse.

Un modo per dare un'indicazione dell'entità di questi pagamenti di interessi è il seguente. I 92 miliardi di euro in più di interessi pagati alle banche significano che l'Eurosistema dovrà ridurre i suoi trasferimenti di profitti ai governi nazionali di 92 miliardi di euro. Questa perdita di entrate dei governi nazionali ammonta allo 0,75% del PIL dell'area dell'euro e porterà a un aumento del deficit di bilancio dello 0,75% del PIL dell'area dell'euro, rendendo necessaria un'ulteriore austerità fiscale in futuro. Dato che è probabile che il tasso di interesse a breve termine venga ulteriormente aumentato, la stretta fiscale raggiungerà probabilmente l'1% del PIL dell'area dell'euro nel 2023. E ciò avverrà probabilmente quando l'area dell'euro entrerà in recessione.

 

Sino al 1999 le Banche Centrali, con l’eccezione della tedesca Bundesbank, non remuneravano le riserve delle banche commerciali depositate presso di loro. Dal 2000 la BCE ha iniziato a farlo su pressione dei tedeschi. È un non senso: le banche non pagano interessi ai loro clienti che depositano fondi presso di loro, anzi li “pelano” con costi fissi di gestione e provvigioni piuttosto pesanti; perché trattarle diversamente? L’articolo approfondisce il problema con molte considerazioni economiche e tecniche che suggerisco di leggere. Segnalo anche che nel sito web[9] della BCE ci sono i dati di bilancio dettagliati e anche la spiegazione dei termini usati, compreso il “signoraggio”, oggetto di attacchi furibondi nelle reti social, dominate dai mal informati.

Veniamo all'oggi e al calcolo di Grazzini su MicroMega, con le banche commerciali che guadagnano circa 150 miliardi solo nel 2023 sulle loro riserve facoltative presso la banca centrale. Senza rischi e senza operare, incassano un enorme flusso di interessi, per via dei tassi centrali via via cresciuti e, con il rendimento artificiale delle loro riserve, impinguando i profitti. Chi paga? La Banca Centrale Europea, ma anche tutti noi, secondo quanto ben chiarito nel testo di De Grauwe e Ji riportato sopra. I 150 miliardi sono pariall’1% del PIL di tutti i paesi dell’UE e sono anche pari all’intero bilancio dell’istituzione UE. Sono la vera fonte dei profitti delle banche e anche dei compensi stellari dei loro amministratori delegati. Non è forse per questo che paiono tutti contenti quando la presidente Christine Lagarde aumenta i tassi o decide di non diminuirli? Ma no, la mia è una illazione insolente!

È invece importante ricordare che l’enorme liquidità su cui la BCE paga gli interessi alle banche deriva dalle iniezioni di cassa a favore delle banche, operata dalla crisi pandemica in poi, soprattutto acquistando i titoli pubblici di cui erano imbottite. Chi le ha effettuate? La BCE, creando moneta.

Negli anni di Draghi alla BCE, dal 2011 al 2019, il compenso alle riserve detenute presso le banche centrali era negativo;[10] era invece un costo, per stimolare le banche a impiegare le risorse disponibili per lo sviluppo dell’economia!


Il nostro piccolo baccelliere[11] di musica, che con la sua grandezza conclude gli spilli, annota che viviamo in un’epoca di eccessi. Ci sono alcuni, pochissimi, che sommano guadagni a guadagni. Gli altri si accontentano di consumare, spesso freneticamente e compulsivamente. Il fenomeno è raccontato, in maniera grottescamente efficace, da questa canzone[12] di Vinicio Capossela, All you can eat. A forza di mangiare, mangeremo il permafrost. Gli accumulatori di profitti e i consumatori seriali somigliano a due figure del Piccolo principe di Saint-Exupéry, l’uomo d’affari, che vuole possedere le stelle, e l’ubriaco, che beve e basta, due facce dello stesso vuoto. Si può provare a riempire il vuoto con cose semplici. Arriverà la primavera. Fioriranno i papaveri. Al papavero, in spagnolo amapola, nel 1920 Joseph Lacalle dedicò un fortunatissimo brano, che proponiamo nella versione[13] di Ennio Morricone, che la usò come leitmotif di C’era una volta in America.


Note

[1] Su Palazzo Turinetti e la destinazione a sede della direzione della banca proprio dal 1963, si veda https://group.intesasanpaolo.com/it/sala-stampa/comunicati-stampa/2019/12/intesa-sanpaolo-nuovo-museo-a-torino 

[2] L'acronimo ELEA stava per ELaboratore Elettronico Aritmetico (quest'ultimo aggettivo poi modificato in "Automatico" per ragioni di marketing) e fu scelto con riferimento alla polis di Elea, colonia della Magna Grecia, sede della scuola eleatica di filosofia in Olivetti Elea - Wikipedia

[4] Inserire in un motore di ricerca il titolo “ECB makes first loss since 2004 due to higher interest costs” del pezzo di Martin Arnold, del 22 febbraio, per ottenere un link all’articolo; il link sarà valido una sola volta,

[7] Politiche monetarie che non sovvenzionano le banche, https://cepr.org/voxeu/columns/monetary-policies-do-not-subsidise-banks 

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