PUNTURE DI SPILLO. PNRR: diamo una risposta anche ai vari Goldman Sachs
a cura di Pietro Terna
Goldman Sachs, una delle banche d'affari mondiali, suggerisce di vendere[1] i titoli di Stato italiani: "Lo spread tornerà a correre e i guai del Pnrr freneranno la crescita”. Era il giorno della Festa della liberazione: ci libereremo mai della finanza, quella che fa rumore e genera speculazioni? Intanto sul PNRR – è una sigla, con buona pace di chi ha titolato in quel modo, servono le maiuscole, anche per non farne una pernacchia – stiamo mal operando, quasi per farci del male.
Proviamo a riflettere: che una banca, perché Goldman Sachs[2] è quello, dia consigli ai suoi clienti già qualche problema lo pone, se non c’è una netta separazione delle attività: abbiamo visto in troppi casi che i suggerimenti erano nell’interesse di chi li dispensava e non dei destinatari. Che si erga a giudice e si pronunci negativamente nei confronti di uno Stato, qualche dubbio di opportunità lo lascia, anche perché il consigliori[3] opera nel mercato di quei titoli che ora proclama pericolosi. Anche le agenzie di rating dispensano giudizi a spese del giudicato ed è un’altra delle ambiguità o contraddizioni del capitalismo –, ma almeno non operano in prima persona nel mercato, o almeno si presume che non lo facciano.
Le "ammissioni" di Crosetto
Riflettiamo ancora: perché il governo italiano non intima ai signori di Goldman Sachs di farsi i fatti loro? Forse perché sul PNRR la coperta per coprire le magagne è proprio corta. Soprattutto per il coro dissonante che copre i ragionamenti.
Guido Crosetto[4] "Non sappiamo spendere 200 miliardi prendiamo solo i fondi che useremo"; lo stesso giorno, sullo stesso giornale, La Stampa, “Recovery - Meloni alza la voce - La premier detta la linea e a Londra ribadirà l'intenzione di utilizzare tutte le risorse Ue anche se molte opere sono irrealizzabili, Palazzo Chigi si impegna a risolvere i problemi”. Goldman Sachs ha calcolato 2 + 2 uguale a 5 o anche a 6 e ha lanciato il suo segnale d’allarme, di cui tutti avremmo fatto volentieri a meno.
Vediamo la questione PNRR nel dettaglio. Il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è il programma con cui l’Italia, attraverso il suo governo, o meglio attraverso i suoi governi, intende gestire i fondi del Next generation Eu, che è lo strumento di ripresa e rilancio economico introdotto dall'Unione europea per risanare i danni causati dalla pandemia.
Le valutazioni dell'UPB
Nella Audizione[5] della Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio per il Documento di economia e finanza per il 2023, il cosiddetto DEF, che poi ogni autunno produce il NADEF, con NA che sta per nota di aggiornamento (mamma, le sigle!), il richiamo al PNRR compare ben 16 volte. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio (UPB) si è guadagnato sul campo, pur in anni assai difficili per l’alternarsi dei governi, il credito che spetta a una fonte seria e oggettiva. Nel documento leggiamo:
L’UPB ha di recente aggiornato le stime relative all’impatto espansivo del Piano, sulla base di alcune informazioni sulla distribuzione annuale delle risorse sul periodo 2021-26, ricevute a seguito di interlocuzioni con il MEF. Utilizzando il modello MeMo-It, nell’ipotesi di una completa e tempestiva realizzazione dei progetti di investimento, a fine periodo il livello del PIL sarebbe più elevato di circa tre punti percentuali rispetto allo scenario di base. Tale valutazione è inferiore a quella riportata nel DEF (pari al 3,4 per cento), ma lo scostamento è soprattutto imputabile al diverso strumento econometrico adottato per la simulazione. Da entrambe le simulazioni, sia dell’UPB sia del MEF, emerge che una parte significativa degli effetti espansivi ascrivibili al PNRR è attesa manifestarsi nell’orizzonte di programmazione del DEF. Pertanto, il venire meno degli investimenti del Piano, o una loro rimodulazione in avanti, inciderebbe in misura non trascurabile sulla crescita dell’economia italiana dei prossimi anni.
Dunque un oggetto da trattare con la massima cautela e il massimo impegno, soprattutto perché quei risultati sul PIL si concretizzerebbero in importanti investimenti di modernizzazione. Nel breve, mentre sono realizzati, producono lavoro (il PIL che cresce) e nel lungo termine aumentano la capacità dell’Italia di produrre altro reddito e quindi la possibilità di ridurre povertà e disuguaglianze, in particolare in campo educativo e sanitario.
Gestione del PNRR: "il modello Torino"
Esiste un sito nazionale, Italiadomani,[6] che illustra i progetti del PNRR, molto dettagliatamente. Tutti dovremmo conoscerlo; altrettanto, se torinesi, dovremmo ben tenere d’occhio i progetti esposti e monitorati nel sito TORINO CAMBIA[7] che riporta quanto sta accadendo o sta per accadere a Torino con i fondi del PNRR e con altri importanti fondi nazionali e dell’Unione Europea. Torino si è data negli anni una struttura molto ben organizzata per gestire questi interventi, tanto da poter reggere il balzo[8] agli 800 milioni di nuovi investimenti da realizzare, cui si aggiungono, per fortuna non sulle spalle degli stessi responsabili, i 1.800 per la linea 2 della metropolitana.
Nei casi in cui un servizio analogo a quello di Torino non c’è e anzi manca del tutto il personale a causa della drastica riduzione dei dipendenti degli enti locali, come si può fare? Una risposta è possibile mobilitando le stazioni appaltanti nazionali, dipendenti dai ministeri, ma con una flessibilità nella gestione ben diversa da quella del settore pubblico tradizionale. Sono Invitalia[9] e Consip[10], molto competenti dal punto di vista tecnico e giuridico e che consentono di avere il massimo dell’expertise a disposizione. Purtroppo c’è una possibile rotta di collisione con il decentramento differenziato regionale, ora in voga, ma non rinunciamo alle grandi soluzioni per quelli che sono solo piccoli disegni!
All’opposto, la rinuncia, il non ce la faremo, il non siam stati noi a scegliere, suggerisce pronunciamenti clamorosi come quello di Goldman Sachs. La finanza è abituata alle cifre da capogiro, ma quella è carta contro carta, anche se ci sono dei poveretti che la loro carta, cioè i risparmi, li vedono svanire. Questa settimana a Wall Street sono state fermate le azioni di First Republic, la banca di cui già si diceva al momento del crollo[11] della Silicon Valley Bank. 100 miliardi di dollari sono rapidamente defluiti dalle casse della First Republic, rapidi come il vento, mentre tutto il PNRR vale 191,5 miliardi di euro. Lo so che è un paragone un po’ improprio, ma dà la misura del confronto tra il mondo della carta e quello della realtà, fatto anche di mattoni e cemento.
I mercanti di armi che ballano sulle vite umane
Un altro paragone un po’ improprio, ma non rinuncio a farlo, è tra il PNRR e la spesa per gli armamenti nel Mondo, stimata pari a 2.240 miliardi di dollari per il 2023 dallo Stockholm International Peace Research Institute[12] (SIPRI). Ancora per confronto, il PIL Italiano per il 2023 è previsto in 2.018 miliardi di euro (pag.22 del documento dell’UPB citato sopra).
Si discute se il diavolo esista oppure no, ma nel caso… è facile immaginare che sta danzando su quelle cifre. Cerchiamo allora di concludere. Secondo il Musico degli spilli – chi legge per la prima volta uno spillo immaginerà che l’autore sia un po’ matto, il che del resto è vero – la finanza, i produttori di armi e tutti gli altri che attribuiscono valore zero all’umanità, sono ispirati da diavolacci danteschi. Un ritmo sghembo come quello di The devil is on the loose and dancin’ with a monkey[13] di Henry Threadgill è perfetto per loro. Imperscrutabile la ragione per cui il demonio, in libertà, balli con una scimmia, quasi come l’etica della finanza. Non ce ne libereremo, ma potremo immaginarli tutti insieme mentre ballano.
Threadgill è un maestro delle timbriche non convenzionali, un ricercatore di suoni. La sua poetica nasce nell'ambito dell'AACM (Association for Advancement of Creative Musician) fondata da Steve McCall, Muhal Richard Abrams e altri musicisti a Chicago intorno nel 1965. In un'intervista al NYT[14] afferma “You have to change. For me, it’s death otherwise. To stop seeking, to stop moving, is death”. Devi cambiare. Per me, altrimenti è la morte. Smettere di cercare, smettere di muoversi, è la morte.
[1] La Stampa del 25 aprile, pag.26. [2] https://it.wikipedia.org/wiki/Goldman_Sachs [3] https://www.treccani.it/vocabolario/ricerca/CONSIGLIORI/Sinonimi_e_Contrari/ [4] La Stampa 23 aprile, intervista smentita, ma confermata dal giornale con la registrazione video. [5] https://www.upbilancio.it/wp-content/uploads/2023/04/Audizione-UPB-DEF-2023.pdf [6] https://www.italiadomani.gov.it/content/sogei-ng/it/it/home.html [7] https://www.torinocambia.it [8] https://www.laportadivetro.com/post/punture-di-spillo-torino-il-bilancio-comunale-non-è-contabilità-è-politica [9] https://www.invitalia.it [10] https://www.consip.it [11] https://www.laportadivetro.com/post/punture-di-spillo-silicon-valley-bank-storia-di-un-fallimento [12] https://www.sipri.org e https://www.sipri.org/media/press-release/2023/world-military-expenditure-reaches-new-record-high-european-spending-surges [13] https://www.youtube.com/watch?v=-9nHOgdgXZs [14] https://www.nytimes.com/2009/11/08/arts/music/08chin.html
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