Prima pagina di Enzo Forcella
di Michele Ruggiero

Il 15 marzo del 1976, esordiva sulla terza rete radiofonica Rai "Prima pagina", una rassegna stampa dei quotidiani italiani, condotta da un giornalista, al termine della quale, i radioascoltatori erano invitati ad intervenire. Fu un successo immediato di un'intuizione "rivoluzionaria" che prosegue da 49 anni. Ed è stato piacevolmente puntuale il conduttore di questa settimana, Fabio Martini, editorialista de La Stampa, a ricordarne il "genetliaco".
E con l'anniversario, "Prima pagina" ci riporta a ricordare e a dare il giusto merito nella hall fame dei giornalisti a quella mente raffinata - solo in senso propositivo - che fu Enzo Forcella (1921-1999), l'ideatore del programma. Personaggio "scorbutico, scomodo, anomalo, scontento di sé e del mondo, un cattivo carattere che in Italia significa con uomo di carattere", come lo descrisse Corrado Stajano nel passo d'addio sul Corriere della Sera, Forcella ebbe il merito con "Prima pagina" di dare concretezza a un'idea maturata sul finire degli anni Cinquanta e resa pubblica - approfittiamo ancora dell'articolo di Corrado Stajano - su Tempo presente, la rivista di Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone con il titolo Millecinquecento lettori. "Un giornalista politico - scrive Forcella - può contare su circa millecinquecento lettori: i ministri e i sottosegretari (tutti), i parlamentari (parte), i dirigenti di partito, sindacalisti, alti prelati e qualche industriale. Il resto non conta... non è accertato che i lettori comuni leggano le prime pagine dei giornali". Era il 1959.[1]
Tra quell'anno e l'inizio del programma (in onda dalle 7 e 20 del mattino fino alle 8 e 45) Enzo Forcella si misurò con un'Italia in rapido cambiamento, ma che ieri come oggi tendeva a camminare con il freno a mano tirato nel riconoscere e attribuire la reale maturità raggiunta dai suoi cittadini e con essa i nuovi diritti sociali reclamati. Di qui, il "saluto" alla Stampa di Giulio De Benedetti, ancorata alla visione conservatrice della proprietà Fiat e del professor Vittorio Valletta per approdare al "Giorno", il giornale dell'Eni fondato da Enrico Mattei nel 1955, in fama di quotidiano d'inchiesta, con una redazione formata da ambiziose e maiuscole firme e non tutte etichettabili a tutto tondo, Gianni Brera, Mario Fossati, Gianni Clerici, Giorgio Bocca, Bernardo Valli, Adele Cambria, per citarne alcune, con al timone il socialista Italo Pietra. Dal Giorno, Forcella ne esce scontento della proprietà l'anno successivo alla giubilazione di Italo Pietra. Epilogo scontato per uno, ma che diventerà per molti con la nascita di Repubblica, con Eugenio Scalfari direttore che sa dove pescare, cioè al bacino del Giorno, in crisi finanziaria e di identità.
L'arrivo di Forcella alla terza rete coincide, e non potrebbe essere altrimenti, con il nuovo profilo della Rai disegnato dalla legge dell'aprile 1975, la legge che fa crollare i muri, che permette a forze intellettualmente fresche e vive, anche con idee diverse dalla maggioranza parlamentare, di concorrere alla costruzione di un nuovo modello di informazione e di intrattenimento.
La creatura di Enzo Forcella, a quarantanove anni dalla sua nascita, oggi più che mai, con un mondo a pezzi che si ritrova precipitato in una guerra mondiale a pezzi, che a sua volta spezzetta le coscienze e le illude di risolvere i problemi complessi con massicce iniezioni di armi, rimane un ponte di umanità su cui quotidianamente la democrazia transita grazie alle voci dei cittadini e ai giornalisti che si alternano di settimana in settimana al microfono, ai messaggi inviati, alle domande poste, che in alcuni casi diventano anche "comizi", comunque perdonabili, perché sorretti dal coraggio di non lasciarsi condizionare o scoraggiare dal conformismo e dalla sventura dell'omologazione cui il potere ricorre in ogni circostanza per conservare i privilegi di pochi. Buon compleanno Prima Pagina!
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