Potere, relazione e libertà nell’incontro al Cottolengo
di Vice
"Giustizia sociale, condizione del progresso": il titolo dell'incontro nel salone della Piccola Casa della Divina Provvidenza "Cottolengo" di Torino, ospitato nell'ambito del Festival internazionale dell'economia ieri pomeriggio, 3 giugno, ha riproposto con estrema onestà e senza infingimenti la difficoltà di coniugare i due elementi. All'incontro erano presenti l'assessore comunale di Torino Gianna Pentenero e il consigliere regionale del Piemonte Alberto Avetta.
La storia ha dimostrato che non c'è giustizia sociale se non vi è progresso, ma è altrettanto vero che non ci può essere progresso per tutti se viene meno la giustizia sociale, perché il primo finisce per essere concentrato nelle mani di pochi. Da quel momento, è la stessa libertà individuale a essere messa in discussione.
Ed è stato proprio questo il percorso - potere, relazione, libertà individuale - disegnato dai relatori, i professori Mario Agostino Maggioni (Università Cattolica di Milano), Michele Rosbock (Università di Torino) e Pietro Terna (Università di Torino), Madre Elda Pezzuto (Madre Superiora del Cottolengo), insieme con il moderatore dell’incontro Gian Paolo Zanetta (direttore generale dell'Ospedale Cottolengo). Un percorso che ha suscitato, infine, la riflessione su tre elementi strettamente interconnessi: potere, relazioni e libertà individuale.
Il Potere è quello dal sembiante apparentemente innocente e innocuo, perché gratuito, ma estremamente invasivo, come ha sottolineato Pietro Terna riflettendo, per esempio, sulle capacità di condizionamento a livello planetario (scavalcando il potere medesimo degli Stati) instaurato dai giganti impalpabili del web: Google, Facebook, Amazon. Un oligopolio dai mille tentacoli che tutto può raggiungere alla velocità della luce, come ha dimostrato durante la pandemia, pur con indubbi vantaggi sul piano pratico.
Un modus vivendi e operandi che ha trasformato però, insieme con indubbi vantaggio, il senso stesso della vicinanza tra persone, secondo l’osservazione di Madre Elda Pezzuto. Vicinanza che rimane l'asse centrale delle relazioni e della costruzione del pensiero e del sapere collettivo attraverso la quale la giustizia sociale e il progresso non sono astrazioni, ma elementi concreti da "redistribuire", per usare un verbo echeggiato più volte nell'intervento di Mario Agostino Maggioni.
Un postulato che ci riporta alla "disponibilità" reale, volutamente tra virgolette, di libertà individuale offerta oggi dalle società avanzate declinato come interrogativo da Gian Paolo Zanetta. Ma si tratta di una libertà da interpretare non come l'ovvia opportunità in un mondo libero di dare sostanza alle proprie idee, ambizioni o intenzioni, ma come libertà piena, perché realizzata attraverso la giustizia sociale e il progresso condiviso – visto sotto forma di welfare, ascensore sociale, diritto alla salute, redistribuzione della ricchezza - comunque finalizzata ad abbattere le diseguaglianze.
Il che per effetto transitivo ci trasporta nell'immenso spazio del libero arbitrio, ricordato da Michele Rosboch, cioè la facoltà di discernere il bene dal male e, dunque, rinunciare agli egoismi di parte per progredire nell'interesse comune. Un obiettivo sempre più dichiarato, ma di sempre più impervia realizzazione. Non a caso, oggi s'impone la guerra e non la Pace che rimane il punto, per usare le parole di madre Elda Pezzuto, più elevato dell'uomo di sentirsi libero se ha la possibilità di chiamare fratello un proprio simile.</p><br><br>
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