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Papa Francesco in Estremo Oriente: dal tunnel del male a quello dell’amicizia

di Luca Rolandi


Nella prima tappa del suo viaggio apostolico in Asia e Oceania, il più lungo del pontificato, Papa Francesco ha tracciato un ritratto dell’Indonesia, arcipelago di 17.508 isole dove vive la maggioranza della popolazione musulmana mondiale, all’insegna dell’armonia delle differenze. Essere fratelli, ha spiegato durante l’incontro con il clero, citando la poetessa Wanda Szymborska, vuol dire essere “diversi come due gocce d’acqua”.

“Come l’oceano è l’elemento naturale che unisce tutte le isole indonesiane, così il mutuo rispetto per le specifiche caratteristiche culturali, etniche, linguistiche e religiose di tutti i gruppi umani di cui si compone l’Indonesia è il tessuto connettivo indispensabile a rendere unito e fiero il popolo indonesiano”, l’omaggio del Papa ai “popoli diversi ma saldamente uniti in una sola nazione”,

Francesco, nell’undicesimo anno di papato, segnato dall’età e dagli acciacchi della vecchiaia, ha però uno spirito giovane, libero, ispirato dal Vangelo di Gesù e da un cristianesimo che dialoga con l’uomo. Lo dimostra Bergoglio anche in questo viaggio in Estremo Oriente che ha già toccato vertici importanti nei discorsi e negli atti interreligiosi, culturali e politici avviati. In una dimensione di analfabetismo religioso imperante e di strumentalizzazione delle religioni e delle fedi per scopi politici che portano ai fondamentalismi e alla distruzione dell’altro, Francesco contrappone, non una ingenua visione irenista, ma un cammino di responsabilità per la salvezza dell’umanità.

"Per favorire una pacifica e costruttiva armonia, che assicuri la pace e unisca le forze per sconfiggere gli squilibri e le sacche di miseria, che ancora persistono in alcune zone del Paese, la Chiesa Cattolica desidera incrementare il dialogo interreligioso". Così il Papa nel discorso alle autorità e alla società civile dell'Indonesia.

"Si potranno eliminare in questo modo i pregiudizi e far crescere un clima di rispetto e fiducia reciproca, indispensabile per affrontare le sfide comuni, tra le quali quella di contrastare l'estremismo e l'intolleranza, i quali - distorcendo la religione - tentano di imporsi servendosi dell'inganno e della violenza", ha aggiunto. La Chiesa Cattolica, ha detto Francesco "si pone al servizio del bene comune e desidera rafforzare la collaborazione con le istituzioni pubbliche e altri soggetti della società civile - ma mai facendo proselitismo, mai, sempre rispettando le scelte altrui -, per incoraggiare la formazione di un tessuto sociale più equilibrato e per assicurare una distribuzione più efficiente ed equa dell'assistenza sociale".

Nel mondo, ha proseguito, "vi sono casi in cui la fede in Dio viene continuamente posta in primo piano, ma spesso per essere purtroppo manipolata e per servire non a costruire pace, comunione, dialogo, rispetto, collaborazione, fraternità, ma per fomentare divisioni e accrescere l'odio".

"In altri contesti, invece - ha aggiunto Francesco -, si ritiene di poter o dover prescindere dal ricercare la benedizione di Dio, giudicandola superflua per l'essere umano e per la società civile, che si dovrebbero promuovere con le loro proprie forze, ma che, così facendo, incontrano spesso la frustrazione e il fallimento".

"Auspico che tutti, nel loro quotidiano agire, sappiano trarre ispirazione da questi principi e renderli effettivi nell'adempimento ordinario dei rispettivi doveri, perché 'opus justitiae pax', la pace è frutto della giustizia", ha detto Papa Francesco nel suo discorso alle autorità dell'Indonesia dopo aver ricordato i principi costituzionali fondanti del Paese. "L’armonia, infatti, si ottiene quando ciascuno si impegna non solo per i propri interessi e la propria visione - ha osservato -, ma in vista del bene di tutti, per costruire ponti, per favorire accordi e sinergie, per unire le forze allo scopo di sconfiggere ogni forma di miseria morale, economica, sociale, e promuovere pace e concordia".

“Uniti nella diversità”. È il segreto del popolo indonesiano e nello stesso tempo l’indicazione di rotta al mondo per “contrastare l’estremismo e l’intolleranza”, “isolare le rigidità, i fondamentalismi e gli estremismi” e scongiurare conflitti e guerre, “alimentati anche dalle strumentalizzazioni religiose”.

Papa Francesco e il grande imam, Nasaruddin Umar, hanno raggiunto insieme il “tunnel dell’amicizia”, che collega la cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione e la Moschea Istiqlal, offrendo così un’immagine di dialogo e di fraternità che è il segno dell’unica modalità possibile di convivenza: “Per favorire una pacifica e costruttiva armonia, che assicuri la pace e unisca le forze per sconfiggere gli squilibri e le sacche di miseria, che ancora persistono in alcune zone del Paese, la Chiesa cattolica desidera incrementare il dialogo interreligioso”.


*Foto per gentile concessione di Salvatore Cernuzio

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