Nasce la Rete contro tutti i CPR
I CPR (ex CIE) [1]sono strutture di detenzione amministrativa ove vengono reclusi i cittadini non comunitari sprovvisti sprovvisti di un regolare documento di soggiorno oppure già destinatari di un provvedimento di espulsione. Nei CPR, vengono sottoposti ad un regime di privazione della libertà personale individui che hanno violato una disposizione amministrativa, come quella del necessario possesso del permesso di soggiorno.
Furono istituiti nel 1998 dalla Legge Turco-Napolitano con il nome di C.P.T. (Centri di Permanenza Temporanea), poi denominati C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione) dalla Legge Bossi-Fini del 2002, ed infine rinominati C.P.R. (Centri di Permanenza per i Rimpatri) dalla Legge Minniti-Orlando del 2017.
Originariamente, la durata massima della detenzione amministrativa era fissato in 30 giorni (art. 12 Legge Turco-Napolitano); la Legge Bossi-Fini ha stabilito che, laddove si riscontrino serie difficoltà nelle procedure di accertamento dell’identità di uno straniero, il periodo di detenzione possa essere prorogato dal giudice per ulteriori 30 giorni; nel 2013 tale periodo è stato fissato fino ad un massimo di 90 giorni; il recente “Decreto Sicurezza”, con l’art. 2, ha aumentato da 90 a 180 giorni il periodo massimo di trattenimento all’interno dei C.P.R.
In Italia, attualmente, risultano operativi 6 Centri di Permanenza per il Rimpatrio: entro la fine del 2019 è attesa l’ultimazione delle procedure per l’attivazione dei centri di Gradisca d’Isonzo, Modena, Macomer, Oppido Mamertina e Montichiari. Si ipotizza la riapertura di quello di Torino, in corso Brunelleschi. chiuso nel marzo del 2023. Un'ipotesi che ha provocato la reazione di numerose forze sociale. Ed è di oggi la notizia della nascita a Torino di una "rete" contro tutti i CPR.
Riceviamo e pubblichiamo
Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani). Oggi, 18 dicembre, presso la sede della Circoscrizione 3 di Torino, Istituzioni, Sindacati ed Enti del terzo settore hanno dato vita alla Rete Torinese contro tutti i CPR per chiedere la chiusura dei Centri per il Rimpatrio e la non riapertura di quello di Torino, chiuso nel marzo del 2023 dopo il tragico suicidio di Moussa Balde, venuto in Italia, come molte e molti altri, per costruire un futuro migliore.
I CPR sono strutture di detenzione inumane anche secondo il Comitato Europeo per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa e totalmente inadeguate alla gestione dei flussi migratori e rappresentano una intollerabile violazione dei principi di umanità, libertà e dignità delle persone migranti, contrari al diritto internazionale e alla nostra Costituzione.
La Rete, aperta ad altre realtà che si riconoscono in questi obiettivi, è promossa dalla Circoscrizione 3, Sindacati ed Enti del Terzo Settore. Per informare le cittadine e i cittadini degli obiettivi della Rete e sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni materiali di vita delle persone migranti in queste strutture e più diffusamente nella città, promuove una prima iniziativa di approfondimento aperta a tutte e tutti per il giorno 23 gennaio 2025 e una manifestazione presso la struttura di Corso Brunelleschi per sabato 1 febbraio.
La Rete chiede inoltre al Prefetto la convocazione urgente del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, inattivo da anni e già previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, con compiti di monitoraggio della presenza degli persone straniere e della capacità del territorio di assorbire i flussi migratori. Un luogo di partecipazione e confronto che dovrà finalmente affrontare tutte le emergenze che il territorio misura in termini di qualità dell’accoglienza, a partire dalla soluzione del già noto problema dei flussi e dei tempi di risposta degli uffici Immigrazione della Questura di Torino.
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