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Minacce nucleari tattiche russe: un déjà vu, noto e conosciuto

di Michele Corrado 


Nello scenario ucraino è ricorrente l’accenno da parte russa all’impiego limitato di ordigni nucleari che loro definiscono “tattici”. Dottrinalmente, l’impiego di testate nucleari nasce per il livello “strategico” e deve avere effetti definitivi su un Teatro di operazione. Ricordiamo quanto avvenuto in Giappone alla fine della Seconda Guerra Mondiale; l’uso delle bombe su Hiroshima e Nagasaki ebbe effetto “strategico” e determinò la capitolazione senza condizioni del Giappone.

Questi ordigni nascono per un utilizzo su grandi città ed hanno, tutt’ora, effetti su obiettivi non militari. In ogni caso vengono lanciati da migliaia di km di distanza e non su truppe avversarie a contatto, ma all’interno del territorio di un Paese nemico.

Successivamente, vennero realizzati ordigni nucleari di piccola potenza, generalmente lanciabili per mezzo di artiglierie o missili a corto raggio (sui cento chilometri di gittata), su obiettivi di alta valenza militare, come ad esempio concentrazioni di riserve di unità corazzate nemiche in afflusso.

Queste tecniche sono state inizialmente sviluppate in ambito Nato dagli Stati Uniti e servivano a compensare lo squilibrio di Forze terrestri con quelle del Patto di Varsavia. Successivamente anche i sovietici si dotarono di tali equipaggiamenti, che dottrinalmente rimangono di uso difensivo. Non a caso il Ministero della Difesa russo ha esplicitamente parlato di manovre di contrasto a eventuali "aggressioni". [1]. Ovviamente è possibile impiegare ordigni nucleari tattici in qualsiasi situazione, ma esse costituiscono intrinsecamente un problema su truppe a contatto (come nel livello tattico), in quanto, per le radiazioni rilasciate, non consentono lo svolgimento di normali attività militari.

Paradossalmente, il “nemico” principale di formazioni militari di terra, a qualsiasi livello, è l’uso di ordigni nucleari tattici; essi sono la negazione dell’utilizzo del territorio sul quale si ha la ricaduta radioattiva, rendendo di fatto impossibile o estremamente difficoltoso, lo svolgimento di attività militari di qualsiasi tipo.

Che i russi comunichino di effettuare esercitazioni con tali equipaggiamenti significa un messaggio di propaganda che si può tradurre con la notifica del possesso di tali ordigni, della loro disponibilità all’uso (ci sono e sono utilizzabili), la capacità di impiegarli data dalle prove pratiche di impiego (esercitazioni specifiche per il mantenimento dell’operatività). Nulla che già non fosse noto o che non si conoscesse sulle capacità dell’arsenale nucleare russo.

Del resto, i russi sono molto più abili dell'Occidente nella creazione e rilascio di attività di “propaganda”, che costituiscono, in particolare per loro, una concreta forma di “guerra ibrida” che supporta e a volte sostituisce le operazioni sul terreno.

Vale anche come promemoria non solo per gli ucraini, ma anche per coloro che tendono a dribblare il concetto che, per i russi, il loro territorio è da considerarsi inviolabile, con tutto quello che ne consegue e questo aggettivo può definire.

Nella pratica, nulla di nuovo sta avvenendo che non sia già “in itinere”, ma è sempre bene non dimenticare tutte le opzioni su cui un avversario può disporre.


*Col. (aus.) Esercito Italiano


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