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Anna Paschero

Melovasione... Le "buone" intenzioni sul fisco del governo

di Anna Paschero

Nella scorsa notte il governo Meloni ha licenziato la sua prima legge di bilancio per l’anno 2023. Nel corso degli ultimi giorni non sono mancate anticipazioni sui provvedimenti della manovra, talora discordanti, per voce delle diverse forze politiche della coalizione (Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia), ma sarà solo il testo ufficiale del disegno di legge che sarà presentato al Parlamento a definire nei dettagli le diverse misure che il governo ha inteso adottare.


Uno dei temi più dibattuti, ma soprattutto centrale per gli impegni assunti dall’Italia con la Commissione Europea, per la quale il nostro Paese resta ancora un sorvegliato speciale, è quello delle politiche fiscali e dell’evasione. Si è scritto molto, anche sulla Porta di Vetro e, in ultimo, sul definitivo insabbiamento del disegno di legge della delega fiscale del precedente esecutivo di Mario Draghi.


Tante flax tax, niente tax... per i soliti noti

Al centro della conferenza stampa della presidente Melon sul disegno di legge, che ha riguardato una molteplicità di temi ( reddito di cittadinanza, revisione della Legge Fornero, caro energia, concorrenza) è stata la cosiddetta flat tax[1], che dovrebbe triplicarsi nel 2023. Oltre all’aumento della soglia dei ricavi da 65 a 85 mila euro del vigente regime forfettario, da prorogare nel 2023 solo per i lavoratori autonomi, ci sarebbe infatti una seconda tax flat del 15% applicabile sull’incremento dei ricavi conseguiti nel 2022 rispetto alla media degli stessi ricavi del triennio 2019/2021, che riguarderebbe tutte le partite IVA, si presume anche quelle attualmente operanti nel regime ordinario. La terza flat tax riguarderebbe la tassazione agevolata al 5% sui premi di produttività destinati ai lavoratori dipendenti, che non rappresenta tuttavia una novità perché già oggi questi ultimi beneficiano di una tassazione di favore del 10%, misura che riguarda statisticamente pochi lavoratori e non incide sul cuneo fiscale complessivo.


Provvedimenti questi che, insieme all’innalzamento del tetto del contante da 2 a 5 mila euro e ad un nuovo condono fiscale (rottamazione delle cartelle esattoriali non pagate) offrono la rappresentazione di un ulteriore incentivo all’evasione fiscale, con buona pace dei contribuenti onesti.

Dalla lettura della “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva anno 2022”, allegata alla NADEF richiamata in premessa, dove come indicatore dell’evasione viene utilizzato il tax gap[2], che si pone l’obiettivo di misurare l’impatto del mancato adempimento degli obblighi di dichiarazione e versamento delle principali imposte e dei contributi emerge che, nell’arco del periodo compreso tra il 2015 e il 2019, il tax gap complessivo, fiscale e contributivo, si è ridotto per la prima volta sotto la soglia dei 100 miliardi di euro.


Più precisamente, il tax gap complessivo risulta, nel 2019, pari a circa 99,2 miliardi, di cui 86,5 miliardi di euro di mancate entrate tributarie e 12,7 miliardi di euro di mancate entrate contributive.

In tale contesto spicca, tuttavia, l’aumento di 3,2 punti percentuali della propensione all’evasione da parte del lavoro autonomo e di impresa, unica categoria in aumento rispetto all’insieme delle altre categorie tutte in diminuzione negli ultimi tre anni (es. canone RAI – 24,6%) .


La mecca dei "regimi forfettari"

Nel documento sono analizzate le attività di contrasto e di prevenzione all’evasione anche attraverso le politiche già adottate, come la cedolare secca, (tassazione ridotta dei redditi derivanti dalle locazioni di abitazioni) e i regimi agevolati per i lavoratori autonomi e per gli imprenditori individuali. (c.d regimi forfettari) Per quanto riguarda la prima si è riscontrato, da un lato un effetto di emersione, ovvero un aumento della probabilità di contrarre e dichiarare un contratto di locazione, con relativo aumento della base imponibile, dall’altro tale effetto non è stato sufficiente ad assicurare la copertura delle minori entrate derivanti dalla riduzione dell’imposizione con effetti regressivi in termini di distribuzione del reddito, nella misura in cui il risparmio in termini di imposizione fiscale viene a beneficiare soprattutto i contribuenti più ricchi.


Per quanto riguarda la seconda – regime forfettario lavoratori autonomi e imprenditori individuali – è emerso che, a partire dal “regime dei minimi”[3] introdotto nel 2007 dal governo di centro sinistra Prodi con lo scopo di favorire la creazione di piccole imprese attraverso semplificazioni e riduzioni fiscali, tale regime non abbia contribuito, quantomeno nel triennio della sua prima vigenza 2012-2014, a ridurre il tax gap - espresso in percentuale dell’imposta potenziale - anche a causa del fenomeno dei “falsi minimi”, ovvero di contribuenti che hanno potuto beneficiare dell’agevolazione solo grazie alla sotto-dichiarazione del fatturato.


Nel 2012 il numero di questi ultimi, passa da 57.456 a 189.397 nel 2014. Lo stesso dicasi per il regime forfettario[4] entrato in vigore nel 2015 e modificato nel 2019, con l’innalzamento della soglia di ricavi per beneficiarne, a 65 mila euro, dove si evidenzia un effetto di autoselezione dei contribuenti con ricavi e compensi al di sotto di tale soglia massima al fine di usufruire dell’imposta sostitutiva prevista da tale regime.

Mentre nel 2018 i contribuenti “forfettari” rappresentavano poco meno del 36% dell’intera platea di lavoratori autonomi, nel 2019 tale percentuale è salita al 73,58%. Nelle attività professionali, tecniche, scientifiche, sanitarie, di istruzione, servizi finanziari ed assicurativi la percentuale dal 36,6% del 2018 è più che raddoppiata al 77,54% nel 2019.


"Il lucido progetto delle diseguaglianze"

L’ulteriore innalzamento della soglia di ricavi prevista con la nuova legge di bilancio potrebbe generare effetti contrapposti: nei confronti dei contribuenti con bassi ricavi e compensi, si può ipotizzare un duplice effetto positivo di emersione economica e fiscale, ovvero di incentivo all’incremento dell’attività produttiva e di riduzione della sotto-dichiarazione di ricavi o compensi per effetto dell’eliminazione del precedente “salto” di aliquota marginale nel passaggio dal regime sostitutivo al regime ordinario dell’IRPEF.


Ma come già avvenuto per i precedenti regimi agevolativi e come sembra confermare anche l’analisi statistica compiuta per il 2019, la nuova soglia potrebbe generare un effetto opposto per i contribuenti che si trovano attorno agli 85 mila euro di ricavi. A questi ultimi può infatti corrispondere una riduzione della base imponibile dovuta sia al potenziale disincentivo all’incremento dell’attività lavorativa, sia, molto più probabilmente a un potenziale incentivo all’evasione fiscale attraverso la sotto dichiarazione dei ricavi, pur di non superare la soglia prestabilita.


Ecco che allora mi sovviene quanto afferma Mauro Nebiolo Vietti nel suo articolo pubblicato su queste pagine Flat Tax : “Non voglio essere diverso dagli altri”.[5] Egli definisce come “un lucido progetto”, quello della flat tax, che, nato per plausibili ragioni di rilancio dell’economia, è stato trasformato dal genio italico a sistema che da 15 anni produce incomprensibili e vistose disuguaglianze di trattamento fiscale tra i cittadini a discapito di quelli il cui prelievo fiscale viene effettuato prima ancora che percepiscano il loro reddito.



Note


[1] La flat tax è stata introdotta nel 2018 con la legge di bilancio 2019 (soglia 65.000 euro ). Prorogata solo per i lavoratori autonomi con aumento soglia da 65.000 a 85.000 €. Legge di bilancio 2023 da approvare dal Parlamento.

[2] Il tax gap è una stima della differenza tra l'importo dell'imposta che lo Stato (o l’ente pubblico) riscuote e ciò che avrebbe riscosso se ogni contribuente fosse stato pienamente conforme alla normativa fiscale.

[3] Il Regime dei minimi è stato introdotto nel 2007 con la legge 244/2007 ed in vigore dal 2008 fino al 31/12/2015 (soglia 30.000 euro) .

[4] Il Regime forfettario è stato introdotto nel 2014 con la legge di bilancio 2015, modificato nel 2016.

[5] https://www.laportadivetro.com/post/flat-tax-non-voglio-essere-diverso-dagli-altri


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