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Lo "scisma" di monsignor Viganò

di Luca Rolandi


Nel XXI secolo nell’età postmoderna e plurale dove le religioni si incontrano e a volte si confondono e dentro una dimensione di secolarizzazione diffusa si può parlare di scisma nella più grande e strutturata Chiesa del mondo quella cattolica? A quanto pare, si è ritorna un tema che dalla metà degli anni Ottanta con lo scisma del cardinale Marcel François Lefebvre (1905-1991) da Econe non accadeva, per le intemperanze dell’italiano ma diplomatico di carriera ecclesiastica mons. Carlo Maria Viganò (1941).


Le accuse a Papa Bergoglio

Una prima considerazione è quella di trattare con la dovuta cautela il termine scisma. Si tratta di una rottura che porterà, forse ad una sospensione e una scomunica, ma dietro non esiste una chiesa alternativa. Diverso è dire che esiste una frattura profondissima tra una chiesa aperta, in dialogo, capace di misericordia e una arroccata su una identità fortissima, millenaristica e pronta a giudicare il mondo perduto esaltando la propria cristianità come popolo eletto guardando il resto dell’umanità con diffidenza e insinuando in ogni elemento di modernità o a o antireligioso il maligno incombente. Su questi temi andranno fatti interventi e approfondimenti di maggiore qualità e competenza, limitiamoci a guardare al caso Viganò, che raggiunge il suo culmine dopo anni di continue accuse dell’ecclesiastico al Papa e alla Chiesa di Bergoglio.


L’arcivescovo italiano, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, è sotto processo per scisma da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede. Lo ha comunicato lo stesso presule sul suo account X pubblicando anche il decreto di citazione del Dicastero vaticano guidato dal cardinale Victor M. Fernandez. Secondo tale decreto Viganò si sarebbe dovuto presentare – cosa che non ha fatto - alle 15,30 di ieri pomeriggio, 20 giugno, (o nominare un suo difensore) per «prendere nota delle accuse e delle prove circa il delitto di scisma di cui è accusato (affermazioni pubbliche dalle quali risulta una negazione degli elementi necessari per mantenere la comunione con la Chiesa cattolica: negazione della legittimità di Papa Francesco, rottura della comunione con Lui e rifiuto del Concilio Vaticano II)». Nel caso di mancata comparizione o di una difesa scritta presentata entro il 28 giugno l’arcivescovo «sarà giudicato in sua assenza».


Posizioni no-vax e antieuropeiste

Viganò nel settembre 2018 era stato protagonista della clamorosa lettera sul caso del cardinale statunitense Theodore McCarrick, che si chiudeva chiedendo la rinuncia del Papa. Quella vicenda, pienamente chiarita dalla Santa Sede con la pubblicazione di un minuzioso rapporto nel novembre 2020 che smentisce l’ex nunzio su tutta la linea, non è oggetto del documento pubblicato nell’account X. Viganò sarebbe invece accusato, secondo il suo account, di non riconoscere la legittimità del Pontefice, né quella dell’ultimo Concilio. Il Dicastero per la Dottrina della Fede non ha commentato in alcun modo l’annuncio pubblicato sui social.

I reiterati attacchi di Viganò a Francesco sono su più piani e spesso mischiano questioni dottrinali, teologiche e di interpretazione biblica alla misera cronaca dei tempi. Di ritorno dal viaggio in Irlanda, ad agosto 2018, parlando della lettera di Viganò che lo accusava sulla questione degli abusi, il Pontefice disse ai giornalisti: «Leggete voi attentamente quel comunicato e fate voi il vostro giudizio. Io non dirò una parola su questo: il comunicato parla da sé». L’ultima uscita di Vigano è stata lo scorso dicembre per il documento Fiducia Supplicans riguardante la benedizione delle coppie gay e non aveva usato mezzi termini parlando di «falsi pastori, servi di Satana ad iniziare dall’usurpatore che siede sul soglio di Pietro».

L’ex Nunzio era salito anche all’onore delle cronache per le sue posizioni no-vax e per questo ha avuto anche la parola nelle manifestazioni organizzate in Italia da coloro che erano nemici dei vaccini per fermare il Covid. Negli ultimi anni è intervenuto con videocomunicati anche sulla politica italiana. Dopo la vittoria di Giorgia Meloni commentò: «Possiamo ragionevolmente pensare che la prossima Presidente del Consiglio vorrà rivedere le proprie posizioni filoatlantiste e europeiste, tornando ad assumere quel ruolo di vera alternativa di Destra all’egemonia dell’ordoliberismo e della sinistra». Insomma vedremo se Viganò da caso si trasformerà in scisma. La storia insegna che altri e più autorevoli esponenti del mondo religioso cristiano e non affrontarono scelte radicali in modo alquanto diverso.

 


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