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"Libera la musica", al via la XIII edizione di Torino Jazz Festival

Aggiornamento: 7 ore fa

a cura del Baccelliere


Inizia oggi la tredicesima edizione del Torino Jazz Festival. Torino si prepara ad essere la città del jazz. Non è un caso. A Torino nel 1933 era nato l’Hot Club (solo un anno dopo il leggendario Hot Club de France, fondato nel 1932 a Parigi da Hugues Panassié e Charles Delaunay). Sempre Torino ospitò il primo concerto italiano di Louis Armstrong nel 1935. Avvenimento che ebbe notevole influenza sul giovane Massimo Mila. Presente in sala, ne prese spunto per il saggio Jazz hot, pubblicato nello stesso anno.[1] 

Per il regime mussoliniano il jazz era accomunato alla collezione di pregiudizi (quando non di insulti) che era riservata alle culture diverse da quella italica. Quindi ospitare il più grande jazzista del mondo e trattare la sua musica per quello che era, una forma d’arte, era un atto rivoluzionario, una professione di libertà. 

Dopo la guerra Torino tenne a battesimo Gianni Basso e Dino Piana. In quegli anni un giovanissimo Enrico Rava (nella foto) qui mosse i suoi primi passi, dando inizio a una carriera che lo avrebbe portato a diventare una stella del firmamento internazionale. Proprio Enrico Rava sarà protagonista questa sera al Teatro Colosseo con i suoi Fearless Five, quintetto composto da lui e da altri quattro giovani musicisti, con il quale ha da poco realizzato l’album omonimo, votato come miglior uscita discografica del 2024 dalla rivista Musica Jazz

Il programma della rassegna, che si concluderà il 30 aprile, è molto fitto[2] e offre uno spaccato dello stato dell’arte di questa musica. 

Sono presenti alcuni dei più interessanti pianisti contemporanei, come Vijay Iyer, newyorkese fra i talenti più innovativi della sua generazione, che suonerà in solo il pomeriggio del 25 aprile al Conservatorio, e Jason Moran che chiuderà la rassegna all’Auditorium Giovanni Agnelli il 30, con una rivisitazione del ragtime di James Reese Europe in chiave contemporanea. A questi si accosta il pianista Andrea Rebaudengo, in bilico fra improvvisazione e scrittura.

Ci saranno altri nomi affermati del jazz internazionale, come la saxofonista Lakecia Benjamin, che unisce funk e influssi neo coltraniani, l’esploratore di suoni Amaro Freitas, che rivisita la tradizione del suo Brasile con elettronica e avanguardia, o ancora Jan Bang, uno dei più interessanti producer, che proporrà un progetto ideato appositamente per il festival. 

Ampio lo spazio dedicato al jazz italiano. Il trio di Enrico Pieranunzi sabato 27 al Conservatorio interagirà con l’Orchestra Filarmonica Italiana diretta da Michele Corcella in Blues and Bach. I Nexus di Tiziano Tononi e Daniele Cavallanti, una delle formazioni italiane più longeve, suoneranno Eric Dolphy. Furio Di Castri proporrà Blowin’ in the wind. Interessante la Jazzploitation dei Calibro 35, con le loro reinvenzioni di colonne sonore. E ancora il Koro Almost Brass Quintet con la sua proposta dedicata a Kurt Weill.

Il festival guarda al futuro. Propone giovani talenti, come il contrabbassista italiano Michelangelo Scandroglio, con il gruppo italo-coreano Korale, la pianista franco-filippina Margaux Oswald e la clarinettista Zoe Pia con l’EIC Eden Invertes Collective. La morte del jazz insomma può attendere.

Ultima annotazione. Il tema del festival è Libera la musica: l’attualità si pone in diretta continuità con la storia del primo jazz club torinese e di Massimo Mila.

 

Note 

[1] Si può leggere nella raccolta Scritti civili, pubblicata nel 2011 dal Saggiatore

[2] Consultabile a questo indirizzo:

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