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Libano: Hezbollah decapitata, per Netanyahu guerra e trionfo

Aggiornamento: 21 set

di Maurizio Jacopo Lami



"Nessun lupo ha mai ucciso una volpe"

Proverbio libanese 

"Il Medio Oriente continua ad essere un posto tranquillo e pacifico "

Incipit del commento del Jerusalem Post per parlare della guerra di Israele "su cinque fronti diversi" 





La notte del 23 ottobre 1983 Lucio Lami, giornalista inviato di guerra per conto di Indro Montanelli stava dormendo a Beirut, città in pieno stato di guerra. Da anni testimone dei mille conflitti, Lucio Lami fu svegliato da quello che definì "la più spaventosa esplosione della mia vita. Nemmeno in Vietnam ho sentito un inferno simile: come se il cielo schiacciasse la terra". L'avrebbe ripetuto tante volte negli anni, testimone ancora incredulo di quello che era successo: "Un kamikaze sciita si è lanciato con un camion letteralmente imbottito di esplosivo contro la caserma dei marines americani che stavano dormendo perché era circa mezzanotte. Un'esplosione indescrivibile e l'intera caserma si è letteralmente polverizzata. Sono morti 241 americani, ma al di là delle cifre ricordo i corpi ovunque...".

Oggi questi ricordi tornano impetuosi perché nell'infinita serie di colpi di scena e tragedia che offre lo scenario del Medio Oriente c'è un pericoloso ulteriore salto di livello nella violenza: gli aerei di Tel Aviv hanno colpito nel quartiere sud di Beirut, roccaforte degli sciiti e hanno ucciso due comandanti militari e 14 combattenti. Eliminati Ibrahim Aqil, responsabile della forza d'élite Radwan e tre suoi vice, Ahmed Wahabi, Abu Yaser Atar e Al Hajj Nineveh.

Nasrallah, lo sceicco capo dell'organizzazione integralista sciita, è ovviamente furioso per l'incredibile attacco scatenato da Israele che ha fatto detonare migliaia di cercapersone e walkie-talkie. Oltre che per la perdita di moltissimi uomini, uccisi o mutilati ( si parla di almeno 700 uomini accecati), c'è anche l'umiliazione di essere stati beffati e giocati in modo spettacolare nel mondo.

Nasrhallah, in televisione, ha parlato di "dichiarazione di guerra da parte di Israele". In effetti, si è veramente prossimi, perché Hezbollah ha subito un altro duro colpo che rende più verosimile lo scoppio di una guerra aperta: attualmente gli esperti definiscono la violenza fra Hezbollah e Israele come "conflitto a bassa intensità": in pratica, quando due parti rivali si infliggono dei colpi a vicenda, ma non usano nemmeno un centesimo della potenza di fuoco di cui dispongono.

Però, negli ultimissimi giorni, è diventato sempre più evidente che Israele non intende più proseguire il patto non scritto con Hezbollah: limitarsi a colpirsi entro una limitata fascia di territorio, in modo da "rispettare la propria ragione sociale". In altri termini: dobbiamo colpirvi, perché è letteralmente il  principio fondante della nostra organizzazione, ma evitiamo di farci male a vicenda".

Hamas il 7 ottobre 2023, attaccando Israele, ha gettato nel dramma non solo la popolazione di Gaza (siamo ormai a un bilancio di quasi 42.000 morti, a cui vanno aggiunti oltre diecimila dispersi e 600 morti palestinesi in Cisgiordania), ma anche Hezbollah, che si è trovata di fronte ad un dilemma angoscioso: se non attacca Israele perde agli occhi dell'opinione pubblica araba ogni scopo di esistere; se però attacca davvero, di certo potrà infliggere sanguinose perdite a Israele (fra l'altro dispone di circa 100.000 razzi) ma finirà per essere distrutta.

Così gli sciiti integralisti libanesi hanno cercato di risolvere la questione con una specie di "drôle de guerre" una strana guerra combattuta sempre al rallentatore. Fino a martedì scorso, quando Benjamin Netanyahu ha deciso clamorosamente di cambiare le carte in tavola: il dolorosissimo, ma geniale attacco con i cercapersone sabotati che esplodono a migliaia, causando enormi perdite ha chiaramente aperto un nuovo capitolo. Il premier israeliano vuole chiaramente la guerra aperta con Hezbollah per due motivi: uno pragmatico, l'altro anche moralmente discutibile. Il primo motivo è che Hezbollah è l'alleato più potente di Teheran; abbattendolo, si darebbe un colpo formidabile all'alleanza. L'altro è che se scoppia un'altra guerra e diventa vincente, Netanyahu potrà vedere perdonati i tanti errori della sua gestione.

Nasrallah, che ormai sta perdendo lucidità a causa dei tanti colpi subiti, ha commesso un grave errore: invece di ordinare ai suoi ufficiali superstiti (un numero impressionante è caduto nella trappola dei cercapersone) di rimanere nell'ombra, ha preteso che si radunassero per progettare una specie di invasione della Galilea, e rapire molti israeliani. In pratica imitare il 7 ottobre. Così Ibrahim Aqil, uno dei fondatori di Hezbollah e attualmente il comandante militare più prestigioso, ha convocato i suoi ufficiali superstiti in un certo palazzo nella periferia sud di Beirut, quella più sotto il controllo di Hezbollah. Si tenga conto che non stiamo parlando di ufficiali qualsiasi, ma di quelli dell'unità d'élite Radwan, la migliore formazione di Hezbollah, creata dopo la guerra del 2006 (Radwan era il nome di battaglia di Mughniyah, il più letale dirigente di Hezbollah, ucciso da Israele). Si tratta di miliziani particolarmente addestrati, utilizzati per le operazioni più rischiose, specie quelle di infiltrazione in territorio nemico. 

Sono senz'altro il meglio di cui dispone (o meglio disponeva) Nasrallah. L'unità Radwan è composta dei migliori e più disciplinati miliziani a cui vengono insegnate le migliori tattiche per una guerra offensiva (mentre il resto dell' organizzazione integralista, pur molto disciplinata, non è così duttile). Addirittura sono stati impiegati in Siria per aiutare Assad nella guerra civile e si sono distinti nella guerra all'Isis. 

Non c' è da stupirsi se Israele li consideri fra i nemici più pericolosi. E infatti sono stati riservati i colpi più letali. L'8 gennaio scorso è stato ucciso il comandante in capo del reparto, Wissam Tavil, colpito da un aereo israeliano mentre viaggiava in auto. La sua morte era definita fino a pochi giorni fa il colpo più duro inflitto ad Hezbollah.

Ora però il nuovo colpo lo sopravanza di molto, perché l'attacco ha decapitato l'intero stato maggiore di Radwan: per Nasrallah è un incubo a occhi aperti, per Israele un vero trionfo. 




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