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La Porta di Vetro

Le nostre Speranze per il Natale


L'augurio in questo Natale 2024 - lo si scrive e lo si dice, anche nell'imminenza, oggi alle 19, dell'apertura del Giubileo - non può che affidarsi alla speranza, sentimento in cui dobbiamo continuare a credere, se si vuole evitare di precipitare in una guerra totale, somma aritmetica di quelle che stiamo vivendo a pezzi.

C'è chi sostiene con irresponsabile cinismo che l'umanità non potrà ricadere nell'Apocalisse del 1914 e del 1939. Non è mai chiaro però su che cosa si basi questa certezza e chi o che cosa giustifichi la convinzione: sempre la speranza?

Ma come si può avere dalla propria parte la speranza se non la si nutre con il pensiero, principi, valori, forza morale, "armi" meravigliosamente pacifiche con cui opporsi a chi promuove l'ideologia della guerra inevitabile, fino a sostenere quasi in una sorta di delirio parossistico, ma non del tutto disinteressato e finalizzato a far crescere l'assuefazione "all'orrenda carneficina", che sia il prezzo giusto da pagare per mantenere la pace?

La speranza vive accanto a noi e ci può arricchire soltanto se si crede nella vita e nella convivenza pacifica, anticamera del dialogo, sempre e comunque, anche nelle sue momentanee rotture che ricomposte rilanciano e rafforzano la mediazione, il compromesso al rialzo, fino alla vicinanza e condivisione di obiettivi comuni. Altrimenti è soltanto un puro esercizio stilistico o, peggio, un "prodotto" da consumarsi al momento, al presente, deprivato e scarnificato di ogni riflessione sul passato e mutilato da ogni prospettiva futura, proditoriamente destinato a non lasciare traccia nelle nostre coscienze. Allora, non limitiamoci a tirare per la giacchetta la speranza, potrebbe lacerarsi o strapparsi pericolosamente.

Per i credenti, la notte di Natale segna la nascita del Salvatore, appunto una nascita di speranza. Per i non credenti, può significare un inno alle nuove vite, speranze al plurale. Nell'inconscio di tutti la notte di Natale è anche il bimbo che sopravvive in ognuno; quel bimbo che se non può ancora avere consapevolezza della speranza, ha però una radicata e illimitata fiducia nell'adulto e, dunque, nel mondo.

Ma oggi quel mondo è strabico. Mentre si raccoglie in preghiera nell'attesa della nascita di Gesù, un bimbo ebreo partorito da una donna ebrea, e festeggia laicamente una tradizione che ha proprio come denominatore comune la speranza, non riesce a dare speranza ai bimbi di Gaza sotto le bombe israeliane e ai bimbi israeliani ostaggio, direttamente o indirettamente, della barbarie di Hamas. E' un'orribile asimmetria che non ci possiamo perdonare.

La Porta di Vetro



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