La sicurezza delle donne, una questione che riguarda tutti
di Nicole Botta
Quando si parla di tragici episodi di violenza sulle donne (e, ogni giorno, se ne parla) la discussione, spesso, si riduce a luoghi comuni. Sui social, molti commenti si concentrano sul luogo, l’orario o i vestiti della vittima, piuttosto che sul colpevole. Se si seguisse questa logica (assurda), una donna non dovrebbe uscire dopo una certa ora, non dovrebbe andare a ballare, etc. Una donna non dovrebbe sentirsi sicura di tornare a casa di sera da sola (e nemmeno con le amiche). Ma allora, una donna dove può sentirsi davvero al sicuro? Ipotizzerò qualche risposta.
Al lavoro? Un luogo in cui ci si reca in genere di prima mattina, quando le strade sono ben trafficate. Solitamente si pensa a luoghi professionali e rispettosi. Invece l’ISTAT riporta un aumento preoccupante delle denunce di molestie sul lavoro.
All’Università? Certamente… Un luogo di conoscenza e crescita personale dovrebbe essere sicuro. Invece, le proteste e le denunce per molestie (in costante aumento) dimostrano il contrario.
In un ospedale? Un luogo di cura, dove dovrebbe essere garantito un certo livello di protezione, non solo per i pazienti, ma anche per chi ci lavora. Ebbene, la storia di una ragazza di vent’anni stuprata su una barella del Pronto soccorso (poi, suicida), ci ricorda tragicamente che la sicurezza non è garantita nemmeno lì.
A casa propria (il luogo dove si dovrebbe essere più protetti)? Gli episodi di violenza domestica sono così elevati (anche in percentuale) che dubito che qualche lettore abbia ipotizzato questa risposta.
E, invece, una bambina? Una bambina può sentirsi al sicuro, almeno a scuola? A quanto pare, no. Infatti a Reggio Calabria una bimba di sette anni è stata molestata da un collaboratore scolastico.
I dati dimostrano che le donne sono più colpite. Ma, quando si discute di sicurezza, non dovremmo fare distinzioni: tutti meritiamo di sentirci al sicuro, soprattutto nelle "stanze" che dovrebbero “proteggerci”. Ed è proprio questo il punto su cui dobbiamo ragionare: creare una società in cui la sicurezza non sia una promessa vuota, ma una realtà concreta, ovunque e per chiunque.
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