La scomparsa di Maria Grazia Sestero
Aggiornamento: 1 giorno fa
di Michele Ruggiero
Da dove si parte per parlare di lei? Saranno in molti a chiederselo sfogliando il nutrito album dei ricordi ora che Maria Grazia non c'è più. La si ripensa mentre attraversa, soltanto alcuni mesi fa, il lungo corridoio dell'ospedale Mauriziano, dove si recava per le cure specialistiche. E da quell'ultimo fotogramma, una istantanea personale, ci si chiede da quale incarico, convegno, partecipazione, discussione, incontro sia utile trarre uno spunto per recuperare la lunga trama del filo rosso della sua vita. Perché non è facile inquadrare Maria Grazia Sestero insieme con la sua generosa passione politica e il suo temperamento a tratti spigoloso, ora che ci ha lasciati a fine corsa di una battaglia condotta con grande forza d'animo per contrastare un tumore che l'aveva aggredita neppure da tanto tempo. Perché Maria Grazia Sestero è stata per decenni, lei preside di un istituto a Chivasso negli anni Ottanta e al Liceo scientifico Einstein in Barriera di Milano, una autentica forza della natura nella vita politica e amministrativa di Torino e non solo: dirigente del Pci torinese, responsabile d'organizzazione, assessore provinciale, consigliera regionale, membro di organismi nazionali di partito, parlamentare, assessore comunale.
Una protagonista a tutto tondo. Militante sempre a sinistra, nel Pci, poi in Rifondazione comunista, dopo la scissione, ma con la passione di essere sempre all'interno dei processi di decisione politica, nei luoghi di discussione, soprattutto negli anni in cui serpeggiava preoccupazione sul futuro del Pci, orfano di Berlinguer e alle prese con una "congiura di palazzo" a Botteghe Oscure del generale (Occhetto) e dei suoi giovani e scalpitanti colonnelli (da D'Alema a Fassino, Mussi, Veltroni) che aveva messo fuori gioco un debilitato Alessandro Natta. All'epoca, con un Pci alla ricerca di nuova identità, di un nuovo profilo politico, in prossimità di subire il crollo del Muro di Berlino, senza averne anticipato nessuna concreta svolta, Maria Grazia Sestero era impegnata, come ebbe modo di spiegare in un'intervista all'Unità, che il Pci torinese puntava a ricostruire, per frenare l'emorragia degli iscritti con nuove adesioni, quelle strutture sui luoghi di lavoro e di studio che nel corso degli anni si erano disperse.
Ma con una concezione nuova, avvertiva: "non tanti piccoli nuclei, ma sezioni alle quali affluiscano problematiche ed energie di più luoghi di lavoro, elevando cosi la capacità di iniziativa politica".
L'iniziativa, appunto, il suo tarlo politico, per parafrasare un vecchio libro di Marco Follini. In una delle tante, come scrisse sul quotidiano comunista Piera Egidi nel settembre 1986, ideò lungo il viale alberato di Parco Ruffini, che ospitava l'EuroFesta dell'Unità, la «Macchina portale». Era una fantastica costruzione di legno verniciato, stracci e materiale di recupero, in cui comparivano "personaggi fiabeschi", sagomati, intagliati, primo fra tutti "un impertinente Pinocchio": era l'area della fiaba, scelta insolita e coraggiosa per il Pci, propiziata appunto da Maria Grazia Sestero, da quella sensibilità che lei stessa per prima tendeva a mascherare, a sfumare, a centellinare e a condividere soltanto con le persone più intime, forse per non apparire abbastanza dotata di carattere in un partito ancora profondamente maschilista.
Una battaglia la sua non prettamente femminista, ma scrupolosa nel non lasciare nulla di intentato per ridurre lo scarto tra il ruolo della donna e il potere maschile in politica, che mesi prima di quello stesso anno, durante il 17° Congresso del Pci a Firenze, l'aveva portata ad aderire, insieme ad altre 68 donne, alla Coop nazionale soci de l'Unità per sostenere il giornale e "contare nelle scelte e negli indirizzi del giornale, per dar voce alla complessità e alla ricchezza che le donne esprimono nella società", in una parola per "rendere davvero visibile l'occhio delle donne sul mondo".
Un "occhio" delle donne anche in Italia, che nel 1994 la traghetta nel "Forum permanente per l'autodeterminazione e per la 194 (legge sull'aborto), voce propulsiva di una aggregazione in dialogo con i cattolici e i consultori per far applicare la legge in tutte le sue parti. È ancora voce propositiva alla Camera, quando diventa regista di un accordo sulla 194, cioè su una risoluzione approvata all'unanimità dalla commissione Affari Sociali. In quella occasione dichiara: "Siamo riuscite a trovarci d'accordo sul finanziamento della prevenzione, sul potenziamento dei consultori, specie nelle zone dove è maggiormente avvertita la loro carenza e sull'adozione di concrete iniziative per la tutela della maternità".
Condizione femminile e scuola, dunque, un binomio sociale e politico inscindibile che per Maria Grazia Sestero sarà sempre un punto di contatto costante per verificare sul campo il rapporto tra teoria e pratica. Un impegno che trova applicazione fin dalla metà degli anni Ottanta da membro del Comitato centrale del Pci nei lavori della Quarta commissione, affrontando i temi della scuola, della formazione, della ricerca e, con lungimiranza, dell'uso delle nuove tecnologie. Temi da implementare, secondo costume, nelle campagne elettorali e nelle iniziative di partito e che rimarranno sempre al centro dei suoi interessi nella sua traiettoria politica, dall'adesione alla Mozione2, in preparazione del Congresso che avrebbe deciso lo scioglimento del Pci, all'atterraggio in Rifondazione comunista.
Un atterraggio dichiarato, mai del tutto nascosto. Anche se temperato da dichiarazioni pubbliche iniziali che escludevano ipotesi scissionistiche, ma focalizzate sul desiderio, mai tramontato in larga parte del popolo comunista, che miravano al rafforzamento della grande forza del Pci per rimediare all'immagine, come aveva dichiarato in un Comitato centrale del 1990, di "una forza paralizzata", che non è più, concretamente, attiva nello scenario nazionale e anche internazionale. Critiche che aveva sostanziato l'anno dopo in Sala Rossa, nel distacco dal Pds in consiglio comunale a Torino, per formare insieme ad altri quattro consiglieri, tra cui Eleonora Artesio, Daniela Converso, Giorgio Balmas e Salvatore Vuozzo, il "Gruppo comunisti ed indipendenti".
Battuta da un leghista nelle elezioni del 1994, le stesse che frantumano le ambizioni di più candidati di sinistra a Torino, in primis Sergio Chiamparino, Maria Grazia Sestero ritorna direttamente nell'arena politica alle elezioni amministrative del 1997 che riconfermano Valentino Castellani, sindaco per un soffio nel ballottaggio con Raffaele Costa. Nel 2001, quattro anni da consigliera le restituiscono la giusta carta di credito per diventare assessora al Traffico e alla Viabilità nella giunta formata da Sergio Chiamparino. Nuova esperienza in cui il suo storico rigore e senso di equità diventano un combinato disposto che le procura in alcune circostanze più antipatie che apprezzamenti, in particolare quando si batte per introdurre il pagamento della sosta nella zona di residenza per la proprietà della terza auto, mediazione alla sua richiesta di allargare il pedaggio anche alla seconda. O quando, in un scontro anche interno alla giunta, media, ma non arretra, nonostante qualche intervento a gamba tesa, per garantire la realizzazione del parcheggio sotterraneo in piazza San Carlo, oggi salotto non più solo di facciata nella sua assoluta pedonalità.
Scintille. Ma di un carattere fermo non che le impediscono di rimanere al suo posto fino al 2011. Dieci anni di governo di un settore strategico di Torino, alle prese con il contenimento dello smog con l'introduzione delle targhe alterne per ridurre le polveri fini, Pm10 e Pm5, altamente inquinanti, in uno dei periodi di grandi trasformazioni viarie della città con la realizzazione di importanti opere infrastrutturali, prima tra tutte la Linea 1 della metropolitana.
La Presidenza dell'Anpi provinciale di Torino, dopo il mandato di Diego Novelli conclude il suo percorso di dirigente e di militante. Ed è una presidenza in cui Maria Grazia Sestero non si limita a dare consistenza alla testimonianza dei valori incarnati dalla Resistenza, ma con la sua specchiata onestà prova a costruire un progetto di rinnovamento politico, nel senso alto del termine, che la pandemia da Covid unita ai primi segni di una salute instabile toglieranno, purtroppo, il necessario ossigeno per renderlo comprensibile alle attese.
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