top of page

La scomparsa di Carlo Gribaudo storico direttore dell'Istituto di Medicina dello Sport di Torino

  • Vice
  • 4 ore fa
  • Tempo di lettura: 3 min

di Vice

Il dottor e professor Carlo Gribaudo, direttore per tre decenni dell'Istituto di Medicina dello Sport di Torino, è scomparso improvvisamente ieri l'altro, venerdì 18 aprile, all'età di 89 anni. Al di là delle sue indiscutibili qualità medico-scientifico, che lo hanno caratterizzato come "figura di riferimento del panorama della medicina dello sport italiano", si ricorda in una nota dell'Istituto, emerge dai ricordi personali anche l'empatia del dottor Gribaudo, accompagnata da un'ironia a tratti mordace, ma sempre temperata da una capacità di mettere a proprio agio i pazienti. Uno stile che trovava la sua felice sintesi nella capacità di "unire l’attenzione per gli atleti d’élite con il profondo impegno alla promozione dell’attività fisica in tutte le fasce d’età". Testimonianza suggestiva diffusa tra quanti hanno avuto il piacere di conoscerlo e di frequentarlo. In ultimo, ma per lui sicuramente non meno importante, la memoria ha il dovere di metterne in risalto la grande cultura e competenza musicale. Carlo Gribaudo era un confessabilissimo melomane, a tratti "feroce" quanto colorito nei giudizi, sferzante con i "big" cui non perdonava la benché minima défaillance (in particolare a Luciano Pavarotti), ma pronto per passione a perdonarne l'esasperato protagonismo in nome della lirica italiana. E con il quale era arricchente la conversazione sull'allestimento delle opere, sul confronto musicale tra i diversi direttori d'orchestra, sull'interpretazione di quel o tal altro tenore o soprano.


Gli inizi degli anni Sessanta

Con la morte di Carlo Gribaudo, che assunse la direzione nel maggio del 1990, dopo anni di vice direzione, si chiude simbolicamente anche un'epoca che ci riporta ai primi passi del Centro di medicina dello sport, sorto il 15 febbraio 1962 (dopo un'attività compresa tra il 1933 e il 1940) dall'intesa tra il Comune di Torino e la Federazione Medico Sportiva Italiana all'interno dell'allora Stadio Comunale, non ancora dedicato al Grande Torino, su una superficie di 100 mq che nel tempo ha raggiunto i 2.500 mq, mentre il Centro (intitolato ad Anna Maria di Giorgio, per tanti unni direttrice dell'istituto di fisiologia umana dell'Università) ha assunto successivamente la denominazione di Istituto di Medicina dello Sport di Torino.

All'epoca, siamo sempre nella prima metà degli anni Sessanta, il Centro era diretto dal mitico prof. Vittorio Wyss, cui spetta il merito di avere costruito una delle più dettagliate mappature sulla condizione fisica (e morfologica) della popolazione scolastica torinese dagli otto ai quattordici anni, circa 14 mila allievi su un totale di 130 mila.

Fu un lavoro prezioso e certosino, presentato nel gennaio del 1965, per alcuni versi pionieristico e ad un tempo avveniristico, per l'uso di avanzate attrezzature tecnologiche, che "prese" le misure a una fascia d'età che rappresentava i figli della prima generazione di immigrati e delle famiglie che erano scese dai "treni del sole" a metà degli anni Cinquanta, migliaia di bambini, in parte già nati a Torino che rappresentavano anche l'elemento concreto del grado di integrazione dell'esodo interno dal Mezzogiorno e da alcune regioni dell'est (Veneto, Friuli Venezia Giulia) che aveva contribuito a modificare i tratti storici di Torino, a ingigantire la città, da darle un orizzonte di gru e cantieri, e nuovi quartieri.


L'indagine sugli scolari torinesi

Quell'indagine, commissionata dal Comune per accertare l'idoneità fisica ai corsi gratuiti di nuoto promossi dall'Assessorato alla pubblica istruzione, rivelò uno stato precario della condizione fisica dei giovani esaminati: il 5-6 per cento risultava "inidoneo" (alterazioni dell'apparato respiratorio e cardiaco, con casi di tubercolosi), il 54 per cento "parzialmente idoneo" e soltanto il 40 per cento idoneo alla pratica natatoria. Ad occhi superficiali, quei risultati apparirono sorprendenti per un Paese in crescita e in pieno del boom economico, ma guardati in retrospettiva riflettono e fotografano gli effetti persistenti in quel decennio di un'Italia reduce dalla II guerra mondiale e da una precaria condizione sociale e igienico-sanitaria, comunque in miglioramento nel passaggio dalla ruralità all'industrializzazione, i cui livelli massimi di calorie alimentari registrati nel 1926, si resero disponibili soltanto nel 1967.

In qualunque caso, quell'indagine mise ancora una volta in luce il ruolo guida a livello nazionale ed europeo del Centro di Medicina dello sport di Torino (inizialmente in attività dal 1933 al 1940), premessa di una continuità di iniziative raccolta e sviluppata da Carlo Gribaudo con il progetto Bambini a Torino, a favore dei ragazzi delle scuole medie torinesi e quello teso a incentivare l’attività fisica tra gli anziani, con l’obiettivo di prevenire malattie croniche e migliorare la qualità della vita, riconoscendo allo sport il valore di strumento di benessere collettivo. Sport, anche vissuto con spirito agonistico, "ma sempre sotto controllo medico", come non si stancava mai di ammonire Carlo Gribaudo.


Comentarios


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page