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La grandezza di Alcide De Gasperi, una lezione dimenticata

di Luca Rolandi


Forse bastano le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ricordare la figura di Alcide De Gasperi: "A settant’anni dalla sua morte, la Repubblica rende omaggio ad Alcide De Gasperi, uno dei suoi Padri fondatori, onorandone lo straordinario contributo alla causa della libertà, alla costruzione della democrazia e di un ordine internazionale pacifico e più giusto. Nato in un contesto - l’Impero austro-ungarico - e in una terra caratterizzata dalla presenza di più culture e che avrebbe attraversato tutte le vicende del Novecento - inclusa l’unione all’Italia e poi il suo nuovo distacco, per quasi due anni, durante la Seconda Guerra Mondiale con l’inclusione nell’Alpenvorland, provincia del Reich nazista - De Gasperi difese l’italianità del suo popolo e profuse il suo impegno politico nell’affermazione di altrettanta tutela dei diritti di ogni comunità, all’insegna del rispetto della identità e della dignità di ogni persona, realizzando condizioni preziose per affermare principi di comprensione e cooperazione internazionale. Pagò con la carcerazione la sua opposizione nei confronti dell’affermazione del regime fascista, e non rinunciò mai a perseguire quegli ideali volti a pervenire a un ordinamento statale basato sul rispetto delle libertà fondamentali che lo portarono in seguito ad essere riconosciuto come ricostruttore della Patria".  

C’è però dell’altro e di più perché la parabola umana, il pensiero, l’azione e il coraggio di Alcide De Gasperi sono un faro che illumina l’Italia nel passaggio tra la dittatura e la democrazia. Una vicenda tragica che ha sconvolto il nostro paese ed è dentro il primo Novecento dove le Guerre mondiali sono state il momento più buoi della civiltà umana.[1]

Nel quadro della contrapposizione frontale fra i due blocchi sul piano internazionale l’opposizione al comunismo diventava condizione essenziale della ricostruzione democratica; ma quello che caratterizza la politica di De Gasperi e, nel complesso, della classe dirigente della DC è il carattere democratico dell’anticomunismo. Non si comprendono la storia della Repubblica e l’opera di De Gasperi se non si dà il giusto rilievo a questa categoria dell’anticomunismo democratico, troppo a lungo ignorata, di un anticomunismo, cioè, convinto di potere e di dovere far fronte alla pressione comunista con gli strumenti della democrazia, nella Costituzione, nel rispetto della legge, in Parlamento, sulla base del consenso democratico dell’elettorato: non ogni anticomunismo nell’Italia di allora aveva questi caratteri.

La natura complessa della Democrazia cristiana e la costante dialettica fra la sua base elettorale, in larga parte moderata e conservatrice, e una parte almeno dei gruppi dirigenti del partito orientati, appunto, nel senso di un allargamento della maggioranza a sinistra, hanno impedito, come si è visto in anni recenti, che anche dopo il cambiamento di sistema elettorale la Dc italiana potesse diventare, nel suo complesso, l’ala moderata in uno schieramento bipolare secondo il modello tedesco.

Per la verità De Gasperi era consapevole dei rischi per la democrazia di una mancanza di ricambio, ma vedeva bene che ricambio non poteva realizzarsi, allora, che entro il quadro dei partiti legittimati, in quel contesto internazionale al governo del Paese. Così, ad esempio, i repubblicani sostituirono i liberali quando si trattò di avviare la fase riformatrice del centrismo. L’alternanza così come l’aveva teorizzata e realizzata il cancelliere tedesco Konrad Adenauer non era possibile in Italia. Se ancora oggi resta tanto difficile è per ragioni diverse da quelle di allora.

Tutte le opzioni politiche sono legittime, ma è difficile riproporre oggi il centrismo in nome e per le ragioni per le quali lo praticò De Gasperi. La scelta centrista non fu indolore e fu tenacemente difesa da De Gasperi, anche di fronte alle pressioni che venivano dagli ambienti vaticani per un ampliamento a destra della maggioranza di governo.

La sua gigantesca impronta sulla storia d’Italia è oggi quasi dimenticata. Solo qualche storico, editorialista e appassionato di storia del Novecento o della Democrazia Cristiana lo ricorda con affetto e trasporto, poi, salvo il capo dello Stato un silenzio assordante: tipico di uno Stato e un popolo che dimenticano in fretta.  Perché, come è stato ricordato, Alcide De Gasperi è stato un uomo politico dotato di capacità profetiche. Nessun altro leader del suo tempo ha avuto una vita così intensa e imprevedibile. La sua grandezza non si misura solo con quello che ha fatto come statista, ma soprattutto per la testimonianza che ci ha offerto.

 

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