La Giornata mondiale della libertà di stampa
Oggi, 3 maggio, è la Giornata internazionale per la libertà di stampa. Questo è il trentunesimo anno della ricorrenza, dalla sua proclamazione avvenuta nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite su raccomandazione della Conferenza Generale dell’UNESCO. Il giorno fu scelto per ricordare il seminario dell’UNESCO per promuovere l’indipendenza e il pluralismo della stampa africana (Promoting an Independent and Pluralistic African Press) tenutosi dal 29 aprile al 3 maggio del 1991 a Windhoek (Namibia). Questo incontro portò alla redazione della Dichiarazione di Windhoek. Il documento è un’affermazione dei principi in difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media come elementi fondamentali per la difesa della democrazia e il rispetto dei diritti umani.[1]
Ogni anno viene assegnato il premio UNESCO/Guillermo Cano per la libertà di stampa. Il premio istituito dall’UNESCO vuole onorare persone, organizzazioni o istituzioni che hanno dato un contributo alla difesa e alla promozione della libertà di stampa, in particolare coloro che operano esponendosi a gravi rischi. Il premio prende il nome del giornalista colombiano Guillermo Cano Isaza, assassinato nel 1986 davanti alla sede del giornale El Espectador per il quale lavorava. Per l’edizione 2024 il tema è l’importanza del giornalismo e della libertà di espressione nel contesto dell’attuale crisi ambientale globale. E la conferenza sull’argomento è una tre giorni di confronto cominciata ieri a Santiago del Cile.
Nel suo rapporto annuale, Freedom House (organizzazione non governativa internazionale, con sede a a Washington D.C. che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche e diritti umani) ha denunciato la condizioni di non libertà della stampa in 40 Paesi, principalmente in Asia e in Africa.[2]
99 giornalisti uccisi lo scorso anno
Nel 2023 i tre Paesi più virtuosi risultano Norvegia, Irlanda e Danimarca. Chiudono la classifica, dalla centosettantottesima alla centottantesima posizione, Vietnam, Cina e Corea del Nord. Dal Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) arriva il dato terribile dei 99 giornalisti uccisi, più di tre quarti a Gaza, nel 2023.
In Occidente, tra i Paesi dove più frequentemente i giornalisti sono oggetto di intimidazioni (attraverso l’abuso di strumenti come le denunce per diffamazione) si segnalano l’Italia (quarantunesimo posto nella classifica di cui sopra), la Croazia, la Grecia, l’Olanda e la Svezia. E questo nonostante la recente approvazione, da parte del Parlamento Ue, del Media Freedom Act, la legge sulla libertà e la trasparenza dei media.[3]
In Italia, l'associazione Ossigeno per l'Informazione, 7172 giornalisti minacciati ricorda che dal 2006 al 2023 i giornalisti minacciati a vario titolo sono stati 7039; quest'anno, si sono avuti 131 giornalisti minacciati su 43 episodi, il 75 per cento riguarda uomini; nel 78 per cento si tratta di minacce, nel 2 per cento aggressioni, nel 17 per cento di azioni legali, nel 2 per cento danneggiamenti, 1 per cento ostacoli all'accesso delle informazioni. Secondo Ossigeno per l'Informazione "I rischi più frequenti sono le reazioni violente e le querele pretestuose, le intimidazioni, le ritorsioni più o meno gravi. Il Lazio e la Sicilia sono fra le regioni con più giornalisti minacciati". Per contrasto, emerge un tasso di impunità nei confronti di chi minaccia i giornalisti che supera il 90%.[4]
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