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La Giornata internazionale dell’infermiere: tra riconoscimenti e prospettive


di Emanuele Davide Ruffino

Ieri, 12 maggio, la "Giornata internazionale degli infermieri" ha incrociato in forma non soltanto simbolica il ritorno alle recenti pagine dell'esperienza epidemica nel contrasto al Coronavirus. Ma in città, come Bergamo e Brescia, più di altre colpite dall'epidemia che ha attraversato il nostro Paese nel biennio tragico 2020-2021, i cittadini hanno avuto l'opportunità di ripensare con spirito critico all'elaborazione del lutto collettivo; una elaborazione che necessariamente non potrà non avere un decorso ben superiore alla durata dell'emergenza. Certo, si è trattato di una giornata di festa.

Le celebrazioni si sono saldate ancora una volta al ricordo di centinaia di colleghi morti, vittime in nome di una abnegazione professionale che nel salvare milioni di vite umane si è trasformata anche in un argine morale, psicologico e fisico contro i rischi di collasso del Paese. Nell'articolo, Emanuele Davide Ruffino, propone una serie di riflessioni alternata alla cronaca di ieri e di oggi.

La Porta di Vetro


Le iniziative della categoria a Torino

In molti ospedali e strutture sanitarie gli infermieri hanno lasciato i loro ambulatori per reincontrare i pazienti in un’ottica diversa e originale, per riflettere sul ruolo della loro professione assediata da croniche deficienze di organici che quotidianamente li espone a seri rischi di burn out. Con fantasia, il 12 Maggio, la categoria ha creato numerosi eventi per parlare ai potenziali pazienti (all'ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano, in provincia di Torino, un decoupage murale ha raccolto diverse foto raffiguranti momenti di vita degli infermieri che, insieme a vassoi di caramelle e cioccolatini hanno catturato la curiosità dei presenti), ma il momento clou è l’incontro di formazione e divulgazione nel pomeriggio di oggi, 13 maggio, presso decine di stand in piazza Albarello, a Torino. L’iniziativa è stata organizzata dall’Ordine degli infermieri in collaborazione con il Corso di Laurea in Infermieristica e delle Specialistiche dell’Università degli Studi di Torino, e dall’Azienda Sanitaria altri enti e aziende.

Lo slogan di quest’anno (nel 1965 la prima edizione) è “Il talento degli infermieri: arte e scienza in evoluzione” e prevede due aree tematiche: una dedicata alla formazione, dove sono illustrate le tecniche di rianimazione cardiopolmonare e una seconda invece pensata come Speech area. È stata inoltre allestito un grande spazio dell’emergenza con 2 ambulanze 118, visitabili e con 10 manichini BLSD, dove i cittadini possono misurare la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, il ritmo cardiaco, la saturazione periferica, la glicemia capillare ed effettuare il test HIV. Ma il vero scopo della manifestazione è quello offrire servizi di educazione alimentare, sessuale ed in generale dei corretti stili di vita, quanto mai necessari per una crescita generale della società. i.


Rischio burn out generalizzato

Alzare un attimo la testa era necessario, dopo tre anni di stress e fatiche continue che hanno lasciato il segno su tutta la popolazione, come dimostrano gli studi condotti da psichiatri e psicologi, nonché geriatri e pediatri, sugli effetti dell’isolamento forzato che tanto hanno colpito le categorie più fragili.

Gli operatori sanitari sono categorie forgiate per essere forti ed essere pronte per affrontare qualsiasi situazione, trovando le energie per rendersi utili agli altri. Ma in alcuni casi questa situazione si deteriora e si cade nel burn out o in altre forme di disaffezione alla professione che, tra l'altro, vede esposte tutte le categorie impegnate in sanità a continue critiche e aggressioni verbali e fisiche. La morte della psichiatra Barbara Capovani, 55 anni, per mano di un suo paziente, è ancora viva in tutte le persone che hanno a cuore il buon funzionamento del sistema.

Nonostante i pericoli, la stragrande maggioranza degli infermieri rimarrà al suo posto, malgrado le condizioni non proprio ottimali in cui è costretta ad operare. Ma, ad un tempo, gli infermieri chiedono alla popolazione non tanto di essere compresi, ma di collaborare con loro per gestire correttamente i singoli episodi sanitari. La pandemia ha insegnato che la malattia è un fatto individuale, ma che per combatterla occorre uno sforzo collettivo.

Questo insegnamento è stato intuito dalla fondatrice delle moderne scienze infermieristiche Florence Nightingale (nata a Firenze, il 12 maggio, data-simbolo della ricorrenza), che ispirò lo svizzero Henry Dunant, premio Nobel per la Pace nel 1901, nel realizzare uno dei progetti più qualificati del genere umano: la Croce Rossa.

I militari ricoverati in condizioni penose vicino ai campi di battaglia di Sebastopoli (Crimea 1856), dove il numero di morti a causa di epidemie superava quello dei soldati uccisi sul fronte, furono curati alla stesso modo, al di là dell'appartenenza di campo, proprio perché la patologia infettiva investiva tutti, era un problema comune.

La sanità non è un rapporto tra chi chiede e chi è tenuto a dare, ma è fondamentalmente un rapporto collaborativo, un’alleanza terapeutica, che si deve instaurare tra soggetti cointeressati. Gli infermieri con queste manifestazioni hanno teso una mano: adesso bisognerà vedere se la società saprà raccoglierla.

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