La foto dell'anno ci porta a Gaza con il dramma di Mahmoud
- La Porta di Vetro
- 1 giorno fa
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“Questa è una foto silenziosa che parla con forza. Racconta la storia di un singolo bambino, ma anche di una guerra più ampia, le cui conseguenze si estenderanno per generazioni. Scorrendo il nostro archivio, nel 70° anno di World Press Photo, mi trovo davanti a troppe immagini come questa", ha detto Joumana El Zein Khoury, la direttrice esecutiva di World Press Photo, nell'annunciare ieri alla Flagship World Press Photo Exhibition 2025, presso De Nieuwe Kerk ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, la vincitrice del premio Photo of the Year 2025, la fotografa palestinese Samar Abu Elouf. Lo scatto, realizzato per il New York Times, fissa il dramma di Mahmoud Ajjour, un bambino di 9 anni, gravemente ferito durante un attacco israeliano a Gaza, cui sono state amputate le braccia. Mahmoud Ajjour, dopo l'operazione, rivolgendosi alla madre, ha detto: "E ora come ti abbraccio". La sua famiglia è profuga in Qatar, dove vive anche Samar Abu Elouf. [1]
Nel silenzio si continua ad osservare la devastazione che subisce il territorio e il popolo palestinese. Una vergogna che nonostante milioni di voce nel mondo si levino per dire "basta, basta, basta!" non si riesce a interrompere. E' un dramma senza soluzione di continuità dove anche ieri i missili israeliani hanno martellato abitazioni civili a Gaza, in cui hanno trovato la morte, da ieri, giovedì 17 aprile, secondo il quotidiano Haaretz, almeno una quarantina di persone. Al Jazeera ha denunciato un attacco dell'esercito di Tel Aviv sulle tende dei palestinesi sfollati a Khan Younis, mentre le organizzazioni umanitarie rilanciano un appello al mondo per riaprire la Striscia di Gaza, dove da oltre un mese sono bloccati i rifornimenti commerciali o umanitari, centinaia di tonnellate di cibo, medicine, carburante, attrezzature indispensabili per offrire la sopravvivenza a più di due milioni di persone intrappolate, bombardate e affamate, come ricorda l'Unicef, che sul suo sito sottolinea che almeno 1.000 bambini sono stati uccisi o feriti solo nella prima settimana dopo la rottura del cessate il fuoco, il più alto numero di morti in una settimana tra i bambini di Gaza nell'ultimo anno. Gaza è al collasso, allo stremo. Solo pochi giorni fa, le 25 panetterie sostenute dal World Food Programme durante il cessate il fuoco hanno dovuto chiudere a causa della carenza di farina e di gas da cucina. Il sistema sanitario, parzialmente funzionante, è sovraccarico. Le forniture mediche e traumatologiche essenziali si stanno rapidamente esaurendo, minacciando di annullare i progressi faticosamente raggiunti nel mantenere operativo il sistema sanitario.[1]
Del resto, come ha dichiarato il portavoce delle Nazioni Unite Stéphane Dujarric "gli ultimi attacchi agli ospedali paralizzano ulteriormente il sistema sanitario di Gaza e riducono i posti letto disponibili e i pazienti vengono alloggiati nelle tende". Come riferisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), solo 21 dei 36 ospedali di Gaza rimangono "solo parzialmente funzionanti" e quasi tutti hanno subito danni durante il conflitto. Dujarric ha ribadito l’invito delle Nazioni Unite a tutte le parti a garantire che i civili siano rispettati e sempre protetti e che abbiano i beni di prima necessità per sopravvivere: "Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati immediatamente e senza condizioni, e il cessate il fuoco deve essere ripristinato e rinnovato senza indugio". Il fronte diplomatico però lesina buone notizie: Hamas ha rifiutato una tregua parziale, ultima proposta di Israele; di rimando, Tel Aviv ha minacciato di intensificare i bombardamenti. Alle agenzie, Khalil al-Hayya, capo negoziatore del gruppo palestinese, ha spiegato che il rifiuto deriva dall'atteggiamento del premier Benjamin Netanyahu che usa "gli accordi come copertura per la sua agenda politica", mentre Hamas "cerca un accordo globale in cambio della fine della guerra".
Note
[1] Insieme alla foto premiata, sono state annunciate anche le altre due fotografie selezionate come finaliste del concorso: Night Crossing di John Moore e Droughts in the Amazon di Musuk Nolte. Le storie premiate saranno presentate nella mostra itinerante annuale di World Press Photo, che farà tappa in oltre 60 città in tutto il mondo. Alcune citta con le date di esposizione:
Amsterdam, presso De Nieuwe Kerk, dove si tiene da oggi la prima mondiale (18 aprile – 21 settembre);
Londra (23 maggio – 25 agosto);
Roma (6 maggio – 8 giugno),
Berlino (6 giugno – 29 giugno);
Vienna (12 settembre – 9 novembre);
Budapest (10 settembre – 9 novembre);
Città del Messico (18 luglio – 28 settembre);
Rio de Janeiro (27 maggio – 20 luglio);
Montréal (27 agosto – 11 ottobre);
Jakarta (12 settembre – 11 ottobre)
Sydney (24 maggio – 6 luglio).
In Italia la tappa di Lodi sarà l'unica in Lombardia, al Festival della Fotografia Etica.
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