L'unico vero orrore è sostenere l'ineluttabilità della guerra
di Vice
Da ieri, da quando sono cominciate a scorrere in rete le immagini di un soldato russo che decapita un ucraino, si sono inanellati grida di condanna e titoli di sdegno - tutti doverosi, - per l'orrore che ci propone la guerra che si combatte nell'Europa dell'est. Appunto la guerra. Che, è utile ricordarlo, non è un ballo per l'ingresso in società, ma una "inutile strage", come scrisse Papa Benedetto XV, mentre infuriava nelle trincee la Grande Guerra. Papa Benedetto XV, che aggiunse, nella lettera inviata il 1° agosto del 1917 ai Capi dei popoli belligeranti:
Fino dagli inizi del Nostro Pontificato, fra gli orrori della terribile bufera che si era abbattuta sull' Europa, tre cose sopra le altre Noi ci proponemmo: una perfetta imparzialità verso tutti i belligeranti, quale si conviene a chi è Padre comune e tutti ama con pari affetto i suoi figli; uno sforzo continuo di fare a tutti il maggior bene che da Noi si potesse, e ciò senza accettazione di persone, senza distinzione di nazionalità o di religione, come Ci detta e la legge universale della carità e il supremo ufficio spirituale a Noi affidato da Cristo; infine la cura assidua, richiesta del pari dalla Nostra missione pacificatrice, di nulla omettere, per quanto era in poter Nostro, che giovasse ad affrettare la fine di questa calamità, inducendo i popoli e i loro Capi a più miti consigli, alle serene deliberazioni della pace, di una « pace giusta e duratura».
La stessa "pace giusta e duratura" che invoca Papa Francesco dall'inizio dell'invasione russa. Che i Capi dei popoli belligeranti ignorano, nonostante che da mesi sia noto e chiaro che la guerra non avrà termine per il rombo dei cannoni. Di conseguenza, è la guerra a mantenere la sua centralità e ad annientare le vite di tanti soldati e civili con i suoi ritorni miliardari sui conti correnti di pochi per il commercio delle armi .
Quindi, perché stupirci dell'orrore insito nella guerra, che non ha nulla di cavalleresco, se non nei miti, come se la discesa agli inferi si fosse iniziata da ieri in Ucraina? A ritroso nel tempo, quale orrore si esprime per i massacri che si consumano in Siria, dove muoiono come mosce donne, vecchi e bambini, anche per i noti effetti collaterali che produce la guerra, dalla fame alle malattie? E per le vite che si spezzano quotidianamente nel pluridecennale conflitto tra ebrei e palestinesi, quale posizione assumiamo, quanto ci sbracciamo, anche dopo la morte di un nostro connazionale? E per quanto tempo l'Occidente si è spellato le mani per l'intervento di Putin in Cecenia mirato a strigliare a dovere il terrorismo islamico? Sempre a ritroso nel tempo, se apriamo la pagina del "menare le mani", come dicono gli ufficiali americani nelle riunioni Nato, non si ode la parola orrore per la condizione in cui si è lasciata la Libia, dopo i raid per spartirsi le risorse di quel Paese, per punire il "nemico" Gheddafi, smembrato e offeso con la giustificazione della vendetta? Ancora indietro nel tempo, un passo dopo l'altro: Afghanistan, Iraq, guerra dei Balcani, guerra del Golfo, lo scontro per le Malvine tra Gran Bretagna e i generali fascisti argentini, feccia dell'umanità, con i coscritti argentini sgozzati dai Gurkha, le guardie di sua Maestà britannica, la regina Elisabetta. E ancora: il Vietnam, i bombardamenti americani sul Laos e sulla Cambogia, le guerre tribali in Africa, quanti orrori dovrebbero segnare i nostri taccuini?
Africa. Ricordiamo l'orrore per l'eccidio dei tredici aviatori italiani della missione Onu avvenuto nel novembre del 1961 nella Repubblica del Congo sconvolta dalla guerra civile. Ma in precedenza, c'è qualcuno che ricorda l'orrore con cui il Belgio ha colonizzato quella terra e combattuto i congolesi - stupri, villaggi bruciati, torture - che si battevano per l'indipendenza?
Indipendenza dei popoli. Forse che la Francia ha fatto fino i fondo i conti con l'orrore che dal 1954 l'Armée scatenò in Algeria, non soddisfatta delle atrocità commesse in Indocina, con i patrioti algerini torturati, mutilati, uccisi, una brutale repressione che toccò l'acme con il cinismo del generale dei parà Jacques Massu e con gli attentati messi in atto dagli estremisti di destra dell'Oas, da quei "pieds noir" decisi a non concedere nemmeno un centimetro quadrato di una terra che non apparteneva loro e disposti anche al colpo di Stato, all'assassinio del presidente Charles De Gaulle, alla soppressione della democrazia?
Indipendenza dei popoli. Al secondo passaggio sul tema, ci accorgiamo di non avere batterie sufficienti per chiamare chi in fatto di orrori, per aver soffocato indifferentemente da qualunque latitudine, malgrado i suoi Kipling, ha la libera docenza sul pianeta: l'Impero Britannico.
Morale: evitiamo di indignarci per l'orrore del giorno prima, quando sappiamo con matematica certezza che la guerra ne produrrà un altro, il giorno dopo. Indigniamoci, invece, tutti, per l'insensibilità di quei Capi che hanno cancellato e fatto cancellare la parola Pace, che significa, prima di ogni altra cosa, incontro.
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