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"L'Ultima Cena vista da Parigi: ridicolizzare chi dà fastidio"

Aggiornamento: 2 ago


Sulle polemiche che sono seguite all'inaugurazione dei Giochi Olimpici a Parigi con la sfilata sulla Senna e la libera interpretazione di uno dei momenti più significativi del credo cristiano, ospitiamo su gentile concessione de La Voce e il Tempo, il settimanale della Curia metropolitana di Torino, l'intervento del suo direttore Alberto Riccadonna.

In precedenza, sull'argomento, l'episodio è stato commentato da questo sito da Luca Rolandi (l'articolo in https://www.laportadivetro.com/post/l-ultima-cena-olimpica-solo-dissacratoria-o-anche-offensiva)




Per l’amicizia che ci lega a tante persone omosessuali, ci domandiamo se siano contente di essere tirate in ballo continuamente dal tritacarne dei mass media, per produrre audience (e denaro) attraverso rappresentazioni caricaturali della loro vita. Questo, a nostro avviso, è andato in scena venerdì scorso a Parigi nella cerimonia di apertura delle Olimpiadi: il solito commercialissimo siparietto Lgbt, con uomini effemminati, drag queen e via dicendo, questa volta toccando temi di religione (sembrava una parodia dell’Ultima Cena di Gesù, poi ci hanno spiegato che abbiamo equivocato) per ottenere l’automatico sdegno del mondo cristiano e accendere i riflettori in tutto il pianeta, miliardi di spettatori costretti a discutere sulla «provocazione».

Le chiamano «provocazioni», così sembrano gesti intellettuali; sono in realtà trovate pubblicitarie, del genere più bieco, cucite sui sentimenti e sulla sofferenza delle persone. Il dibattito sui diritti degli omosessuali è una cosa seria, molto più seria di questo circo grottesco; davvero ci domandiamo perché la comunità Lgbt non chieda di cambiare registro.

Non ci domandiamo nulla, invece, rispetto alle dolorose offese rivolte contro la fede del popolo cristiano, che giustamente ha levato parole di protesta in tutto il mondo. Comprendiamo che lo strapotere del denaro in questo nostro tempo violento e irrequieto abbia un forte, quasi assoluto bisogno di irridere la dimensione libera e religiosa dell’uomo. L’episodio di Parigi è stato davvero un equivoco? Ne dubitiamo, registriamo le scuse, ma resta per noi evidente che l’equivoco era stato messo in conto. Era cercato, voluto e aveva il solito obiettivo: mettere in ridicolo e screditare chi dà fastidio

Alberto Riccadonna

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