L'OPINIONE DELL'ESPERTO: Ucraina, a proposito di controffensive annunciate
di Michele Corrado*
Le voci e le dichiarazioni che rimbalzano da una parte all'altra del mondo su una prossima contro-offensiva dell'esercito di Kiev sono molteplici, insistenti ed anche provenienti da fonti ufficiali. Ma in cosa consiste tale tipo di operazione militare, da quali presupposti trae origine, quali risultati tende ad ottenere e, nel contesto ucraino, come si contestualizza?
In teoria si parla di operazioni contro-offensive quando, a livello tattico, forze contrapposte dell’ordine di Corpo d’Armata (grande unità complessa al comando di un generale a tre stelle che numericamente varia da ventimila a quarantamila effettivi), danno vita a un nuovo ciclo di operazioni, dopo un periodo di stasi più o meno lungo e a seguito della condotta di una battaglia difensiva.
Nella pratica, dopo aver occupato la parte orientale dell’Ucraina e avendo esaurito la loro capacità offensiva (quella di conquistare terreno), i russi si sono fermati. Questo a causa dell’attrito opposto dalle forze ucraine, da problemi logistici di varia natura e, si presume, dalla mancanza di riserve da impiegare, oltre che dal sopraggiungere della stagione invernale, che ha limitato fortemente lo svolgimento di operazioni su ampia scala.
L'esercito del Cremlino, quindi, vista quindi l’impossibilità di progredire, si è attestato, organizzato e consolidato in previsione di una battaglia difensiva sulla linea di contatto con gli avversari, limitandosi a sporadiche attività offensive, come ad esempio quelle condotte sulla città di Bakhmut con l'apporto del Gruppo Wagner. All'opposto, gli ucraini, forti di un documentato logoramento dell’avversario (elevati tassi di perdite e di distruzioni di mezzi e rifornimenti), hanno utilizzato i mesi di “stasi operativa” per preparare nuove reparti che nella primavera avanzata (fine maggio/giugno) passeranno all'offensiva.
Ma quali sono le condizioni affinché essa si realizzi? In primis, è necessario scegliere il settore meno organizzato del nemico e si realizzi un rapporto di forza locale di almeno tre a uno, con l’impiego (nel caso del terreno ucraino) di unità corazzate (carri pesanti da combattimento MBT). Inoltre, osservando la linea di contatto fra i due schieramenti nella parte orientale dell’Ucraina, lunga diverse centinaia di chilometri, è prioritario individuare un settore ristretto, non superiore a qualche decina di chilometri, dove applicare lo “sforzo principale”. Ovviamente è indispensabile fissare l'obiettivo da raggiungere: per esempio, provocare il collasso di almeno una parte delle divisioni russe e causare collaterali effetti in altre zone sotto il loro controllo. La scelta dell’obiettivo principale è decisiva per trasformare un successo tattico in operativo (che abbia effetto su l'intero teatro di operazioni, come la parte del Donbass occupato dai russi).
Vi è poi il fattore sorpresa, un moltiplicatore di forze che permette di massimizzare lo sforzo offensivo. Ora tutti si aspettano una iniziativa ucraina dal momento che i russi sono impossibilitati a farla e gli occidentali, visti gli sforzi per rendere competitivo l’esercito ucraino, si attendono successi significativi dalla contro-offensiva, sotto forma di riconquista di territori e la distruzione/cattura di unità russe.
Va poi aggiunto che gli ucraini dovranno avere la possibilità di mantenere ed espandere quanto riconquistato e negare permanentemente alle forze russe qualsiasi possibilità di rivalsa, in funzione di una completa rioccupazione del Donbass, se in tale regione sud-orientale si registrerà la contro-offensiva.
Se ciò non si realizzerà, vi sarà una stagnazione del conflitto e il fallimento delle varie forme di supporto e sostegno, non solo materiali, offerte dalla Nato e dai suoi componenti all’Ucraina. E di conseguenza, l’esito della contro-offensiva avrà effetti che andranno molto al di là dei risultati che esprimerà il campo di battaglia.
* Col. in Ausiliaria Esercito Italiano
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