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Michele Corrado

L'opinione dell'esperto: "Mai confondere Strategia e Tattica"

di Michele Corrado


Venerdì scorso, 11 novembre, è apparso un articolo[1] sul quotidiano La Stampa di Andrea Margelletti che, al di là di essere un volto familiare tra i telespettatori per le sue ripetute apparizioni nel salotto di Bruno Vespa, possiede un profilo professionale di alto livello [2] che impongono sempre un'attenta considerazione. Nella circostanza, però, alcune asserzioni appaiono viziate da un principio di confusione nel trattare il piano "tattico" e quello "strategico" come una sorta di unicum. Del resto, che si tratti di concetti distinti è un fatto acclarato. Da qui il rischio che il lettore, per la reputazione e per la credibilità di cui gode il professor Margelletti, sia indotto a credere, e dunque fuorviato nelle conclusioni, che non vi sia più alcuna differenza fra le due terminologie, anzi, che siano sinonimi.

In realtà, la Strategia e la Tattica sono due discipline completamente diverse che fanno parte dell’Arte Militare (secondo quanto contenuto nella Dottrina della Nato); pertanto è doveroso tenere sempre separati i due livelli.

Nel particolare, molto semplificando, il livello strategico (che può essere strategico-politico o strategico-militare, che nel caso della condotta delle operazioni in Ucraina da parte della Russia coincidono), è proprio di un governo che definisce le linee d’azione del suo operato (in questo caso l’invasione dell’Ucraina); il livello tattico è l’impiego delle Forze militari sul terreno (in questo caso il territorio ucraino), da parte delle unità che fanno parte di un “esercito di campagna” alle dipendenze del Comando che gestisce l’insieme di tutte le operazioni russe in Ucraina.

Non vi è mai un collegamento diretto fra il livello strategico e quello tattico, pena incontrollabili cortocircuiti sulla catena di “Comando e Controllo” delle unità sul terreno. Questo anomalo tipo di intervento (non insolito nei regimi totalitari o autocrati) è da parte russa avvenuto alcune volte durante questi mesi di operazioni condotte in Ucraina, ma i risultati che ha prodotto sono sotto gli occhi di tutti. Ovviamente, ci sono situazioni del livello tattico che possono avere ripercussioni sul livello strategico e quello del “riallineamento” delle Forze russe sulla sponda sinistra del fiume Dnipro è una di queste.

In estrema sintesi si può affermare che i russi impossibilitati a sostenere logisticamente le proprie Forze (inferiori di numero) sottoposte ad un continuo logoramento da parte degli ucraini, e vista la particolare conformazione del terreno, hanno deciso tatticamente di ripiegare su una posizione forte e vantaggiosa; sul piano strategico, all'opposto, gli stessi russi percepiscono l’abbandono del principale centro abitato conquistato in otto mesi di operazioni (Kherson aveva circa 285000 residenti prima dell’inizio della guerra), come uno “smacco” poco digeribile. La differenza è sostanziale.


[1]Andrea Margelletti, La difesa della sponda destra del Dnipro era impossibile, La Stampa, 11 novembre 2022

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