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Michele Corrado

L'opinione dell'esperto: dietro le parole "Mobilitazione parziale"

di Michele Corrado


La notizia del giorno è l'abbandono annunciato di Kherson (sud dell'Ucraina) da parte delle forze russe. Ma, secondo alcuni osservatori, la situazione non è per nulla chiara e, come più volte dichiarato in giornata, i vertici dell'esercito ucraino temono che si possa trattare di un diversivo (leggi trappola) per infliggere ulteriori perdite al nemico, prima di ritirarsi sull'altra riva del fiume. Al momento, l'ipotesi più probabile sul piano tattico è che si possa trattare di un riposizionamento per mancanza di riserve e quindi di una scelta dettata dalla insostenibilità di mantenere le posizioni. A ciò si deve aggiungere che le truppe che ripiegano nelle retrovie apparterebbero a corpi di élite (aviotrasportati e fanteria di marina) che non possono essere rigenerati in tempi brevi. E ciò potrebbe spiegare l'offerta di un tavolo di trattativa da parte di Mosca e dare un significato concreto alle conseguenze (inevitabili) della mobilitazione parziale in Russia. L'opinione di Michele Corrado, Col. in Ausiliaria Esercito Italiano.


Visto il clamore destato dalla “mobilitazione parziale” in corso in Russia vengono spontanee alcune domande: a cosa serve una “mobilitazione parziale”?, quanto tempo occorre?, quanto tempo ulteriore è necessario per trasformare un “mobilitato” in una combattente da impiegare in operazioni?


In ottantamila alle armi

La Russia, a seguito delle vistose perdite subite dal suo Corpo di spedizione in Ucraina (valutabile in diverse decine di migliaia di unità) e non avendo Riserve disponibili, ha deciso di ripianare i vuoti degli organici con una così detta “mobilitazione parziale”. Di solito vengono “mobilitati” i cittadini che hanno trascorso periodi di servizio militare a qualsiasi titolo e si trovano in una determinata fascia di età (idealmente fra i venti ed i quaranta anni).

Il numero è funzione delle perdite da ripianare, dove genericamente per “perdite” vanno considerati i caduti in combattimento, che vanno integrati con i feriti, i catturati ed i dispersi (questi sono ufficialmente quelli il cui corpo non viene ritrovato, che vanno ad aggiungersi ai disertori, agli sbandati ed ai catturati dall’avversario). Complessivamente, per dare una idea dei numeri di possibile riferimento si può affermare che se quantifichiamo con il dieci per cento i caduti, bisogna considerare in almeno il venti per cento i feriti ed aggiungere un cinque per cento relativo al gruppo dei dispersi.

Queste sono cifre orientative, ma considerando in duecentomila il piano teorico della mobilitazione russa (secondo quanto dichiarato), che ha portato ad ottantamila realmente incorporati, sempre secondo lo Stato maggiore di Mosca, si determina che data l’iniziale consistenza organica del Corpo di spedizione russo in circa duecentomila unità e considerando in circa il trentacinque per cento l’insieme delle vacanze organiche determinate dalla precedente stima, si ritorna alle ottantamila unità, risultato del processo di "mobilitazione parziale”.


I tempi di addestramento

Una volta terminato questa prima fase che copre qualche settimana e comprende l’arrivo dei mobilitati, la loro vestizione ed equipaggiamento di base, inizia l’addestramento. Trasformare un cittadino richiamato in un soldato da inserire in un reparto che è già stato in combattimento ed è stato ritirato in quanto fortemente logorato, richiede qualche mese; considerando la circostanza che una volta di nuovo organicamente completo, viene immediatamente reimmesso in combattimento.

Oltre al tempo necessario per l’addestramento, sono necessari i Centri ed il relativo personale istruttore per condurre a buon fine questo percorso, alquanto differenziato rispetto al "tipo" di soldato si desidera formare. I componenti le unità di fanteria sono decisamente diversi da quelli che compongono gli equipaggi carri o le unità di artiglieria. Aggiungendo poi che, qualunque tipologia di soldato, per essere tale, deve avere un addestramento di base di fanteria e poi specializzato in carrista, artigliere, fanteria specialistica, ecc., altrimenti non avrebbe la necessaria preparazione per sopravvivere sul “campo di battaglia”.

Tornando alle tempistiche, è in un periodo minimo di 120 giorni continuativi di addestramento che diventa possibile formare un soldato di fanteria per essere immesso in un reparto di impiego; per le diverse specializzazioni i tempi si allungano. Ma per tornare al punto fondamentale, in quanto tempo le unità russe logorate dagli ucraini (che a loro volta sono comunque logorati) potranno nuovamente essere impiegate in combattimento con capacità offensiva a seguito della “mobilitazione parziale”, possiamo indicare il prossimo febbraio come data minima. Ovviamente è possibile contrarre tutte queste tempistiche, ma i risultati concreti sarebbero non conformi alle aspettative. Si avrebbero di nuovo unità che verrebbero immediatamente logorate dall’avversario e si ritornerebbe all’inizio di un circolo vizioso dove, in questo caso, gli effetti sul morale di queste truppe sarebbero devastanti.

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