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Galeno

"L'inflazione è febbre, ma la disoccupazione è malattia grave... pensiamoci"

di Galeno


Stamane leggiamo[1] “Cina controcorrente: è sull’orlo della deflazione - A giugno, i prezzi alla produzione cinesi sono scesi al ritmo più rapido degli ultimi sette anni, mentre i prezzi al consumo hanno oscillato sull’orlo della deflazione”, ma anche[2] “Inflazione in Germania, risale al 6,4% a giugno: pesano i costi dell’energia”. Se l’inflazione è un sintomo dello stato di salute del Mondo c’è da restare perplessi. In realtà l’inflazione, che misura l’aumento dei prezzi già avvenuto, si è trasformata in un oggetto con valore profetico: che cosa accadrà in Cina, che cosa accadrà in Germania?

È probabile che la banca centrale cinese lasci un po’ scorrere la moneta, per far aumentare la domanda e evitare che tutto si blocchi; all’opposto, i rappresentati tedeschi alla BCE pesteranno i piedi per ottenere un altro aumento dei tassi.

Ci sono modi più profondi per trattare questo tipo di problemi? Paul Krugman, Nobel dell'economia nel 2008, oggi sulla Stampa mette a confronto l’inflazione e la disoccupazione e ricorda che negli Stati Uniti da molto tempo si calcola l’indice della miseria: si tratta di una semplice somma[3] che segnala quanto la povertà fa male alle famiglie. Se l’inflazione è una febbre, la disoccupazione è un stato di malattia gravissimo.

Ai miei tempi, per abbassare la febbre, facevo dei salassi. Salassiamo il borsellino dei ricchi per aiutare i più poveri? Varrebbe la pena provare. Mi avvicinerei alla Terra in compagnia di Enzo Jannacci per “vedere di nascosto l’effetto che fa”![4]


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