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Michele Corrado

L'Editoriale della domenica. Vizi e virtù delle missioni Unifil alla prova del Libano

di Michele Corrado*


Le operazioni che le Forze Armate israeliane stanno conducendo in territorio libanese al fine di distruggere gli insediamenti di Hezbollah a ridosso del confine israeliano hanno portato alla ribalta la missione di UNIFIL.

La United Nations Interim Force In Lebanon è una missione multinazionale a guida Onu di Interposizione inaugurata nel 1978 e rimodulata nel 2006. Lo scopo era, e rimane, quello di occupare una zona di territorio fra Libano ed Israele, smilitarizzando tale area e contestualmente sostenere le Forze terrestri libanesi.

In questo contesto, come in altri, le missioni militari Onu di interposizione rispondono dunque a precisi canoni dottrinali. In primo luogo, essere temporanee e avere quale principale presupposto l’accettazione da parte dei due contendenti delle condizioni concordate.

UNIFIL è composta attualmente da personale proveniente da cinquanta nazioni, e conta circa diecimilacinquecento effettivi al comando del generale, spagnolo, Aroldo Lázaro Sáenz, che risponde direttamente al Segretario Generale dell’ONU, che a sua volta si avvale del DPKO (Department of Peacekeeping Operations), quale struttura di staff per la gestione delle varie Operazioni Militari di Pace delle Nazioni Unite.

Ora, per quale motivo le Forze israeliane hanno colpito ripetutamente personale e strutture di questa missione nel sud del Libano, con un bilancio di cinque feriti in tre giorni?


La determinazione di Israele

Per contribuire a chiarire l'azione dell'IDF, che oggettivamente non può non destare allarme nel quartier generale di Unifil, secondo quanto dichiarato dal suo stesso portavoce Andrea Tenenti, preoccupato di una possibile escalation israeliana contro Hezbollah che potrebbe sfuggire al controllo e "trasformarsi molto presto in un conflitto regionale con un impatto catastrofico per tutti", è però doveroso fare un passo indietro nella ricostruzione degli avvenimenti.

Nel tempo, infatti, Hezbollah si è sviluppata anche nell’area occupata da UNIFIL, finendo col diventare una minaccia costante per i residenti israeliani nei territori a ridosso del confine con il Libano. Per effetto delle operazioni a tappeto condotte dagli israeliani a Gaza, la dirigenza di Hezbollah ha deciso di effettuare continui lanci di razzi sui territori del nord di Israele, determinando lo sfollamento di svariate decine di migliaia di cittadini da quelle zone.

Per effetto di tale situazione e volendo ripristinare un contesto di sicurezza permanente - secondo la visione del governo Netanyahu, che possa permettere il rientro degli sfollati, il governo israeliano ha deciso di rallentare le operazioni nella Striscia di Gaza e rivolgere il suo sforzo principale a nord, nei confronti delle strutture e degli appartenenti a Hezbollah, una milizia fortemente organizzata che ha sviluppato le sue strutture, come detto sopra, anche a ridosso del confine con Israele, sfruttando proprio la presenza di UNIFIL. Pertanto, l'intelligence israeliana, che negli anni ha “mappato” con estrema precisione tutta l’organizzazione Hezbollah (come ha dimostrato l'eliminazione dei suoi principali dirigenti), e quindi sviluppato un piano dettagliato di targeting (individuazione, valutazione e distruzione di un obiettivo avversario), sono ora passate all'azione.

Di conseguenza, l'elevato frammischiamento di tali obiettivi (in normali infrastrutture civili coesistono anche depositi di armi e munizioni e miliziani Hezbollah), nelle vicinanze della Forza di interposizione di UNIFIL, ha determinato gli "effetti collaterali" ai danni dei Caschi blu dell'Onu.


La debolezza dell'Onu

Effetti collaterali inevitabili? Sì e no. Se si guarda lo scenario sul terreno dalla parte di Israele, la risposta è affermativa. E la richiesta avanzata dall'IDF di riposizionare Unifil cinque chilometri più a nord, altro non è che un modo "diplomatico" per suggerire di annullare le coperture concesse finora a Hezbollah. Al rifiuto del Palazzo di Vetro, che non può prendere ordini da terzi, è seguita l'operazione militare di Tel Aviv. Del resto, le missioni ONU hanno un loro sistema di Comando e Controllo, ed al momento, non è pervenuto l’ordine di non cambiare la disposizione sul terreno delle truppe di UNIFIL.

Inoltre è bene chiarire che in quel tipo di Missione ONU, definita di “Caschi blu”, le nazioni che partecipano trasferiscono i loro assetti sotto Comando ONU ed è il Force Commander, il generale Lázaro, che emana gli ordini opportuni. Ogni atto ostile contro il personale di UNIFIL, non è nei confronti di italiani, indonesiani, cinesi, ecc., ma nei confronti di personale delle Nazioni Unite. Pertanto chi risponde in tali situazioni è il Segretario Generale per mezzo del “suo” Comandante di missione. Hanno quindi poco senso le iniziative di protesta dei singoli Paesi nei confronti di Israele che finiscono soltanto per delegittimare UNIFIL e la struttura di gestione di queste missioni delle Nazioni Unite.

Tra l'altro, non è secondario ricordare che le missioni di Peace Keeping ONU, come quella di UNIFIL, sottostanno a precise precondizioni che, se non mantenute nel tempo, ne determinano la prosecuzione o meno (come le missioni UNOSOM in Somalia). In ogni caso, secondo una logica di guerra, Israele ha fatto tutto quello che era opportuno fare e sta ora passando all’esecuzione del piano per la distruzione di Hezbollah in Libano: una situazione ampiamente prevista, perché dal 7 ottobre 2023, tutti gli attori erano a conoscenza della potenziale evoluzione degli avvenimenti, al pari della reazione israeliana se Hezbollah avesse proseguito con continui atti ostili verso il suo territorio.

Morale, tutt'altro che incoraggiante per i potenziali sviluppi bellici della tensione in Medio Oriente: UNIFIL sconta per l'ennesima volta la caratteristica congenita delle Operazioni di Peace Keeping, che purtroppo hanno dimostrato di non risolvere situazioni di crisi, ma di sottostare a una o più dipendenze da queste. Un problema che riflette la caduta dell'autorevolezza politica di un'importante istituzione come l'Onu, su cui i Grandi della Terra si sono cullati ognuno per coltivare interessi di parte, alla prova dei fatti risultati destabilizzanti per la ricerca della pace nelle aree più calde del pianeta.

 

*Col. (Aus.) Esercito Italiano

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