L'EDITORIALE DELLA DOMENICA. Quando la democrazia comincia a sanguinare... al voto
Aggiornamento: 26 mag
«Perché dobbiamo dare il voto a una persona per farla vincere e, se vince, di sicuro non va in Europa? Non è questo il modo di fare, non è questo il modo di sostenere che la democrazia è al servizio del popolo. Così il popolo non c’entra niente, si vota per uno e ci va un altro. Sono ferite della democrazia che piano piano scavano il fosso per cui la democrazia non è più amata». Così si è espresso Romano Prodi a proposito della candidatura di alcuni leader politici italiani nelle liste per le prossime elezioni europee.
Il sostantivo “candidato” deriva dall’aggettivo “candido”. Chi si propone come rappresentante degli elettori dovrebbe essere pulito, trasparente, corretto, esemplare. Ma se chi si candida lo fa per finta, non è degno di essere candidato. I candidati che si presentano soltanto per attirare voti o per misurare il proprio consenso, meriterebbero di essere puniti dagli elettori, che non dovrebbero dare la preferenza a chi li sta ingannando.
Qualche leader candidato cerca di giustificarsi dicendo che è sempre accaduto oppure che si candida poiché lo fanno anche gli altri. Un ragionamento inaccettabile. Equivale a dire che si può rubare perché si è sempre rubato o perché anche gli altri rubano. La Costituzione italiana prevede che “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore” (art. 54). Candidarsi per finta è in palese contrasto con i doveri pubblici.
Oltre alle candidature simili a specchietti per le allodole, continua anche la presentazione di simboli di partiti o movimenti con il nome del leader nel logo. Qualche decennio fa nessuna forza politica l’avrebbe fatto. C’è persino chi nel simbolo di partito scrive il nome di leader deceduti. Purtroppo in tempi recenti è prevalsa la logica del “capo”, al quale si dà una delega unilaterale. La politica non è più considerata come la costruzione della polis, alla quale tutti possono e devono “concorrere con metodo democratico” (art. 49 Cost.). Non stupisce di conseguenza la scarsa partecipazione alle elezioni.
Come scriveva Alexis de Tocqueville, «la democrazia è il potere di un popolo informato». Oggi potremmo dire che il popolo spesso viene ingannato e si lascia ingannare perché disinteressato e disinformato. Il più efficace antidoto a questo virus dilagante resta la Costituzione: «Cercate di conoscerla, di comprendere in profondità i suoi princìpi fondanti, e quindi di farvela amica e compagna di strada. Può garantirvi effettivamente tutti i diritti e tutte le libertà a cui potete ragionevolmente aspirare; vi sarà presidio sicuro, nel vostro futuro, contro ogni inganno e contro ogni asservimento» (Giuseppe Dossetti, 1995).
Per questa ragione recentemente abbiamo assistito e oggi stiamo assistendo a tentativi di stravolgere la Costituzione, modificando l’equilibrio dei poteri, accentrando il potere nelle mani di un solo “capo”. Così facendo si tradisce il senso della democrazia. Non va dimenticato il monito di Liliana Segre: «Ho la paura della perdita della democrazia, perché io so cos’è la non democrazia. La democrazia si perde pian piano, nell'indifferenza generale, perché fa comodo non schierarsi».
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