L'EDITORIALE DELLA DOMENICA. Non c'è analogia tra Ucraina e Israele
Aggiornamento: 24 ott
di Michele Corrado
Ha destato sensazione l’attacco iraniano, con circa trecento vettori aerei, al territorio israeliano e molto clamore l’efficacia del sistema difensivo dell’IDF che ne ha di fatto annullato gli effetti.
Il presidente ucraino Zelensky ha immediatamente avanzato richieste di disponibilità dei sistemi israeliani (o almeno il concetto di una “cupola protettiva” con simili prestazioni) per contenere la superiorità aerea russa, che continua a distruggere infrastrutture vitali per l’esistenza del Paese. E con ciò si ha la sensazione che venga posta come una responsabilità dell'Occidente la mancanza della capacità ucraina di garantire la sicurezza del suo spazio aereo.
Ma, se prendiamo una carta geografica possiamo constatare la differenza di dimensioni fra i due paesi e le conseguenti “problematiche”. L’Ucraina è vasta oltre seicentomila km quadrati (due volte l’Italia), Israele non raggiunge i ventitremila (meno della Lombardia). Con queste dimensioni, e ricordando il livello tecnologico e le risorse disponibili, si comprende come sia impossibile garantire il livello di sicurezza israeliano all’Ucraina.
Va anche ricordato che Israele ha il completo dominio aereo su tutto il suo territorio, mentre le Forze aeree ucraine non riescono ad esprimere neanche una superiorità aerea locale. Le dimensioni fanno la differenza e nel caso si parli di spazio aereo è una differenza che, in questo caso, non può essere colmata con l’attuale tecnologia e disponibilità economiche.
Il Teatro di operazioni israeliano è un unicum e le Forze armate di Tel Aviv sono state create e si sono evolute soltanto per combattere in quello scenario, e non garantirebbero le stesse capacità se trasportate in altro contesto. Anche i mezzi e le attrezzature militari da loro per loro sviluppati sono alquanto particolari, perché partono da requisiti operativi differenti.
Prendiamo ad esempio il carro Merkava: è l’unico ad avere l’apparato propulsore anteriore ed è anche l’unico che può ospitare personale da combattimento posteriormente. Questo perché tutti gli altri carri hanno come requisito operativo la mobilità (potenza dell’apparato propulsore in rapporto al peso del carro), la protezione (il livello di corazzatura), o la potenza di fuoco (il calibro e la tecnologia di realizzazione del cannone). Il Merkava invece ha come requisito di base la protezione dell’equipaggio del carro e la possibilità di una integrazione immediata fra “fanteria” e carri (avendo la possibilità di trasportare combattenti al suo interno immediatamente disponibili in caso di bisogno o di opportunità). Cosa che tutti gli atti carri, di qualsiasi tipo e nazionalità non hanno. Questo per dimostrate la peculiarità delle condizioni operative del “territorio israeliano”, non replicabili altrove e dell’elevato sviluppo tecnologico e dottrinale dei suoi apparati militari.
Vi è poi la questione dei costi. Israele ha capacità economico-finanziarie pressoché uniche, se si rapporta la sua estensione con la sua popolazione ed il suo “sistema difesa”, sviluppato in autonomia per esigenze assolutamente specifiche e con costi insostenibili in altre realtà dove la sicurezza/sopravvivenza della componente umana (le truppe), non ha la stessa considerazione. Considerare come un esempio da seguire quanto realizzato dagli israeliani per le loro specifiche condizioni (stato di permanente belligeranza dal giorno della sua fondazione), che non trovano similitudini in nessun altro contesto è altamente fuorviante.
Per l’insieme delle condizioni in cui opera Israele tale scenario merita di essere costantemente seguito, ma non meramente duplicato come riferimento per la conduzione di altri conflitti che hanno presupposti e tematiche di applicazione non confrontabili.
Tornando all’Ucraina, si è constatato che anche per la conduzione di una campagna essenzialmente terrestre dove l’obbiettivo primario è la conquista di territori, le capacità aeree restano fondamentali non solo per cooperazione ed il supporto delle truppe a terra, ma anche per la salvaguardia di obiettivi non militari ma remunerativi in un contesto generale e che fa del morale della popolazione il pilastro di riferimento per il sostegno a chi combatte.
Il Presidente Zelensky deve rassegnarsi al fatto che senza una componente aerea adeguata, con reali capacità di protezione del territorio ucraino dagli attacchi avversari, non potrà contare su un sostegno indefinito nel tempo della sua popolazione. E questo, nonostante i 61 miliardi di dollari per attrezzature e forniture militari dedicate a Kiev (altri 35 miliardi sono destinati a Israele e Taiwan) che la Camera dei Rappresentanti degli Stati uniti ha approvato ieri, 20 aprile, con 311 voti a favore e 112 contrari, superando lo scoglio dei repubblicani di fede trumpiana.
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