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Rocco Artifoni

L'Editoriale della domenica. L'indifferenza del Governo verso la povertà dei cittadini

di Rocco Artifoni


È surreale. L’ISTAT ha reso noti i dati sulla povertà assoluta in Italia relativi al 2023: sono i peggiori degli ultimi 10 anni. Si trovavano in povertà assoluta 2.217.000 famiglie, che corrispondono a 5.694.000 persone. La percentuale tra i residenti in Italia è del 9,7%, cioè quasi una persona su dieci è sotto la soglia della povertà assoluta. Ancor più preoccupante l’incidenza della povertà assoluta fra i minori: quasi 1,3 milioni, che corrispondono al 13,8%, quasi uno su sette.

Nemmeno i dati sulla povertà relativa sono positivi: nel 2023 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono state più di 2,8 milioni (10,6%), per un totale di oltre 8,4 milioni di individui (14,5%, in crescita rispetto al 14,0% dell’anno precedente).

Mentre venivano resi noti questi dati sconfortanti, alcuni esponenti della coalizione di centrodestra imperterriti nei telegiornali ripetevano stucchevoli dichiarazioni sui positivi risultati raggiunti dal governo in carica. Nemmeno una parola di commento ai dati sulla povertà, che evidentemente smentiscono ogni millanteria.

Il colmo è che tutto ciò accade mentre l'esecutivo della presidente Giorgia Meloni sta preparando la manovra economica, nella quale sono previsti tagli alla spesa e – come ha onestamente dichiarato il ministro dell’Economia e delle finanze – sacrifici per tutti. Dopodiché si assiste a una corsa nel vento dell'ottimismo delle agenzie di rating che prospettano una crescita rosea per il Paese, anche se resta "il nodo del debito". Infatti, ’Italia ha il debito pubblico più elevato d’Europa e ci si accorge del suo peso soltanto quando si cerca di far quadrare i conti, per poi accantonare il problema fino alla successiva legge di bilancio o fino a quando l’Europa richiama l’Italia alla sostenibilità dei conti pubblici, per altro prevista anche dalla nostra Costituzione.

Per giustificare questa situazione relativa al 2023 non si potrà scaricare la colpa sui governi precedenti. Pertanto, forse il ministro della cultura potrebbe regalarci un eloquio sul valore positivo della povertà, ricordando che il patrono d’Italia è San Francesco. Sarebbe il compimento del surrealismo politico.

Nel primo dopoguerra Giuseppe Dossetti si dimise da vicesegretario della Democrazia Cristiana e si allontanò dalla politica perché il partito e il governo stavano facendo troppo poco per i poveri. Non si pretende che oggi accadano eventi analoghi, anche perché gli attuali politici non hanno molto in comune con Dossetti.

Si chiede, però, il minimo che un Paese civile dovrebbe fare. Riunire d’urgenza Governo e Parlamento e decidere che la povertà è come una pandemia. Va contenuta, ridotta e possibilmente debellata al più presto. Deve essere la priorità numero uno.

Di conseguenza è necessario riscrivere completamente la legge di bilancio. Perché la solidarietà è un dovere inderogabile e la povertà un ostacolo da rimuovere. Perché questo è il compito della Repubblica scritto nei principi costituzionali, che Dossetti non poteva tollerare di vedere inattuati.

Torniamo alla realtà. La povertà è aumentata tra i cittadini ed è evidente tutta l'insensibilità di un governo che non si fa carico seriamente del grave problema. Perciò alle surreali dichiarazioni televisive si potrebbe replicare con l’ironia di Charles Dickens: “Quale nobile esempio delle soavi leggi inglesi! Permettono ai poveri persino d'andare a dormire!”.

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