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L'Editoriale della domenica. "Evasione fiscale recuperata: c'è qualcosa che non torna"

Aggiornamento: 10 mar

di Anna Paschero


Il 18 febbraio l’Agenzia delle Entrate, con un comunicato stampa e con la presentazione di 24 slides, ha illustrato nella propria sede di Roma l’attività svolta nel 2024 sottolineando, in particolare, la parte dedicata al recupero dell’evasione fiscale, recupero ritenuto “il  più alto di sempre” con un incasso di 26,3 miliardi di euro. La notizia, ripresa dalla stampa, e accolta con comprensibile soddisfazione dal Governo, non può che essere condivisa con piacere dai quei contribuenti in regola con l’Erario, soprattutto da coloro con il prelievo fiscale alla fonte. Tuttavia, ad una più attenta lettura, i dati presentati, che abbracciano gli ultimi sei anni (dal 2019 al 2024), se raffrontati con quelli del Ministero del Tesoro, pubblicati annualmente nella “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” (ultima edizione settembre 2024), non mancano di suscitare qualche perplessità.

Una premessa. La pubblicazione dei dati 2019 ha una precisa ragione: l’Obiettivo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) assegnato all’Italia (M1C1 – 121 – Missione 1 componente 1PNRR) richiede la riduzione della propensione all'evasione fiscale attraverso l'obiettivo finale della riforma del fisco e prevede che l'Italia passi dalla propensione all'evasione del 18,5% del 2019 a quella del 15,8% nel 2024.

Propensione (il Tax Gap, che rappresenta il divario tra imposte e contributi dovuti e quelli effettivamente incassati dall’Erario) ad oggi non indicata, però, nella Relazione per gli anni dal 2022 al 2024.

Il raggiungimento dell’Obiettivo, infatti, parte dall’evasione fiscale (al netto delle accise e dell’IMU) stimata nel 2019 (aggiornata più volte nel corso degli anni nei documenti ufficiali) in 80 miliardi 162 milioni di euro. Cifra che si dovrebbe ridurre nel 2024 a 68 miliardi e 465 milioni, ovvero di circa 12 miliardi di euro, in sostanza una "picconata" all'evasione fiscale del 15,8 per cento.

Obiettivo che appare essere stato ampiamente raggiunto già nel 2021 (come indicato nella tabella pubblicata sulla Relazione del settembre scorso). Ma, secondo i dati Istat pubblicati il 18 ottobre scorso, l'economia sommersa ha segnato nel 2022 un aumento dei redditi non dichiarati pari a 10,4 miliardi di euro (+11,5%) rispetto al 2021, portando la cifra complessiva del valore del sommerso a 100,9 miliardi di euro. Il che potrebbe significare che la meta si sia nuovamente allontanata, quasi ad essere ritornata al punto di partenza.

Inoltre, c’è un ulteriore dato che non torna, cioè quello delle risorse incassate come recupero dell’evasione fiscale: si tratta, dal 2019 al 2024, di oltre 117 miliardi di euro, totale non coerente con la riduzione del tax gap che negli anni, anziché diminuire, rimane stabile. Dati non coerenti anche, come detto sopra, con quelli ISTAT rilevati nell'ottobre scorso.

Per concludere: se l’evasione recuperata dal Governo fosse reale, vorrebbe dire che il tax gap stimato nel 2022 denuncia una forte crescita dell’evasione fiscale, che all'opposto nel 2021 aveva raggiunto i livelli richiesti dagli impegni sottoscritti dall’Italia con il PNRR. Ovvero, si è dinanzi a una pericolosa controtendenza nel percorso di avvicinamento all’Obiettivo concordato dall’Italia con l’Europa. Quindi, sarebbe bene da parte delle istituzioni – Governo e Agenzia delle Entrate – fare chiarezza, visto che nel recupero dell’evasione sembrano essere stati inseriti i condoni e le rottamazioni di cartelle, che rappresentano invece debiti fiscali cancellati a favore di chi non paga.


                                                                                       

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