L'Editoriale della domenica. Bambini e adolescenti continuano a guardarci
di Guido Tallone
Mercoledì prossimo, 20 novembre, sarà la Giornata dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Una data e una ricorrenza che per nessun motivo possiamo ignorare o trascurare. Sia perché il calo demografico in Europa (il cosiddetto effetto “culle vuote”) ci sta obbligando a riposizionare i nostri schemi di vita per imparare a reinventarci il nostro sistema sociale alla luce di sempre meno bambini, sia perché il mondo in cui siamo immersi è carico di tanti, troppi minori a cui non solo i diritti sono negati, ma ai quali è reso impossibile anche il semplice vivere e crescere.
Penso ai bambini morti a Gaza (11mila dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 a Israele da parte di Hamas), in Ucraina (2.336 dall’inizio dell’aggressione della Russia del 24 febbraio 2022), a quanti non sono morti, ma si sono ritrovati senza casa, senza scuola e persino impossibilitati a curarsi perché anche senza ospedali.
Ma come non vedere i minori non accompagnati che tentano il viaggio della speranza accanto a neonati in braccio alle loro mamme che rischiano di essere accolti, gli uni e gli altri, solo dall’acqua fredda del Mar Mediterraneo? Bambini che muoiono di fame. Ragazzini soldato che non conoscono il peso di un libro, di un quaderno o di una matita, ma che devono portarsi sulle spalle fucili, mitragliatori e altri tipi di armi che a volte sembrano più pesanti di loro. Ragazzini che scendono in strada nei loro quartieri, quartieri di città italiane, armati di pistole o di coltelli, convinti che presto o tardi sarà necessario colpire per difendersi o lavare un'offesa... Anche a morte, come ci raccontano le cronache. Bambine vendute come mogli a uomini anziani facoltosi che possono comperarle (!) o usate come giocattoli sessuali da adulti occidentali che desiderano intrattenersi con loro prima di tornare da mogli e figli nel nord del mondo che tutela i “propri” minori (e non quelli degli altri Paesi). Bambine che rischiano la morte perché desiderose di andare a scuola (la storia di Malala è purtroppo ancora attuale in tante parti del mondo) e bambini che devono scegliere tra l’andare a scuola o il procurare acqua per i propri anziani. Bambini senza cure; piccoli che abitano in discariche e che giocano tra i rifiuti.
Ecco un triste elenco che spesso e volentieri congeliamo perché troppo pesante per il nostro cuore. Il quale ha come l’impressione – superficiale – che sia impossibile tenere insieme la dura realtà dell’infanzia ferita con il sorriso, i sogni e la serenità dei nostri figli.
Per tutelare i nostri bambini da scenari decisamente degradati e ad alto impatto emotivo e per evitare a noi adulti sofferenze rese insopportabili in virtù dell’essere genitori, ci illudiamo che oltrepassare in modo veloce la triste cronaca dei bambini senza diritti e senza speranze ci aiuti ad essere più sereni.
La Giornata della Dichiarazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti ci consegna un messaggio diverso. E ci ricorda che l’amore (intenso e unico) per i propri figli e bambini, non viene impoverito dalle attenzioni riservate ai “piccoli” calpestati e privati di ogni diritto. L’amore è come la luce: ha la capacità di espandersi all’infinito senza trascurare nessuno. Il che significa che allargare i propri orizzonti ai bambini piegati dalla miseria, non toglie nulla ai nostri piccoli. Al contrario: testimoniare ai propri figli che si sa amare anche oltre l’uscio di casa li immerge in quella felice sintesi che salda – senza suture – l’amore alla giustizia.
La Giornata della Dichiarazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti ci aiuta a scoprire che le attenzioni riservate “solo” a mio figlio e al mio bambino, rendono il genitore possessivo, incapace di tagliare il cordone ombelicale e – paradossalmente – fonte e causa di patologie al figlio al punto da indebolirlo e da renderlo incapace di trovare libertà e autonomia.
Ma, forse, è proprio questo il piccolo-grande dramma del nostro tempo. Moltissimi genitori si occupano e si preoccupano “solo” per il proprio figlio. A scuola, nei contesti sportivi, a catechismo (!) o in palestra: ognuno punta gli occhi “solo” sul proprio bambino e, quando può, fa di tutto per ricoprire anche il ruolo dell’insegnante, del catechista, dell’allenatore… di “suo” figlio. Sono le fragilità del nostro tempo. Sono le illusioni di adulti-possessivi che vivono solo per i propri figli.
Se la Giornata della Dichiarazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti aggredisce questi squilibri poco educativi, se li rompe e se ci offre punti di vista più ampi, più lontani e più luminosi, ben venga.
A chi legge auguro di prepararsi al prossimo 20 novembre con un cuore grande e con un respiro universale. Ognuno approfondisca l’aspetto, la dimensione o la “scheda” sui bambini e sugli adolescenti bisognosi di cure che è più vicina alla sua sensibilità. E a quanti sono genitori chiedo di non girarsi dall’altra parte, in presenza di “dati, numeri e fotografie” di minori che impattano con le tante attenzioni, cure e protezioni che diamo ai nostri bambini.
In virtù dell’amore per i nostri figli, dobbiamo “fissare” le ingiustizie del mondo che devastano l’infanzia di troppi bambini perché solo chi ha imparato ad allargare le braccia per abbracciare “anche” i bambini che nel mondo sono vittime dell’ingiustizia, consegna a “suo” figlio l’amore sano, liberante e capace di attrezzarlo per quella autonomia senza la quale non si ha la vera maturità.
“Non mi interesso di niente e di nessuno per aiutare solo i miei figli”, mi dicono in tanti. Rispondo loro che questo è il modo migliore per farsi del male (annegare nella solitudine e nell’indifferenza), per tagliare le ali ai figli che volevano imparare a volare e per ampliare egoismo ed ingiustizie che prima o poi aggrediscono anche “tuo” figlio.
Concludo. Sogno, per onorare questa Giornata in modo serio e concreto, che a livello sociale si realizzi quel grande “dono” in grado di alleggerire il tema dei bambini dall’emotività familistica e che considera i diritti di tutti i bambini e tutti gli adolescenti la vera premessa dell’amore autentico tanto per i nostri figli quanto per chi è figlio di altri.
E mi auguro che prima o poi si possa creare a livello ordinario, istituzionale e diffuso (tanto nel pubblico come nel privato) la possibilità – costante e continuativa – di dare supporti formativi a chi è alle prese con bambini e ragazzi in un mondo che cambia e che ci chiede di ripensare molte nostre dinamiche relazionali ed educative.
La grande domanda che spesso cade nel vuoto è la seguente: chi aiuta i genitori, gli insegnanti e gli educatori ad aiutare bene, in modo sano, distaccato, non morboso e con il giusto equilibrio tra presenza e assenza i propri figli/alunni/atleti…? Offrire loro supporti e sostegni concreti – all’interno di “soste” rigeneranti per tutti – è premessa e promessa di diritti meno dichiarati e più praticati.
E mentre noi pensiamo a un regalo per celebrare questa Giornata, il 20 novembre consegna un grande dono a tutti noi: ci ricorda che prendersi cura dei piccoli – di tutti i piccoli del mondo: bambini, preadolescenti e adolescenti – significa amare in profondità i nostri figli e attrezzarli perché diventino i custodi e i garanti – con noi – di una giustizia che non va mai sganciata dall’amore (e viceversa!).
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