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L'EDITORIALE DELLA DOMENICA. "Attenti alle divisioni contro il Premierato"

di Giancarlo Rapetti


La Porta di Vetro ha dedicato numerosi articoli all’argomento del premierato. Scelta meritoria, perché si tratta di materia dirimente. Non a caso, la destra al potere marcia a tappe forzate verso l’approvazione del premierato, accompagnandolo, come fosse un cacciatorpediniere di scorta, con l’autonomia differenziata. Con il che la destra dimostra una superiorità tattica e strategica sugli avversari veramente impressionante.

Buttando in campo due palle, anche se di peso incommensurabilmente diverso, costringe gli avversari ad inseguirle entrambe, aumentando il rischio di incespicare.

Dovrebbe essere ormai chiaro che cosa sia il premierato: la consegna di tutto il potere nelle mani del Capo del Governo, eletto a suffragio universale diretto, l’eliminazione del ruolo del Parlamento, la riduzione del Presidente della Repubblica a mera funzione notarile.

La Senatrice a vita Liliana Segre ha sintetizzato in modo magistrale nel suo intervento in aula le critiche definitive alla proposta di premierato. Val la pena di ricordare testualmente la conclusione del suo discorso: “Anche le tribù della preistoria avevano un capo, ma solo le democrazie costituzionali hanno separazione dei poteri, controlli e bilanciamenti, cioè gli argini per evitare di ricadere in quelle autocrazie contro le quali tutte le Costituzioni sono nate".[1]

A questo punto c’è bisogno di una mobilitazione nel Paese che cresca lentamente, ma inesorabilmente, fino al referendum, per bocciare il premierato che nel frattempo la maggioranza di destra avrà approvato.

Questo percorso, ahimè, non si vede. Si vedono invece molti punti deboli. Alcuni sembrano attaccare di più l’autonomia differenziata che il premierato. Altri cercano di combatterli entrambi, dimenticando la lezione del capitano di artiglieria Napoleone Bonaparte all’assedio di Tolone: per vincere, bisogna concentrare le forze su di un unico obiettivo. Altri criticano, ma non combattono. Altri fanno critiche di dettaglio, ma in fondo condividono l’assunto.

Non sarebbe male chiarirsi le idee su di alcuni punti. Innanzitutto, le due materie di cui si discute hanno valenza ben diversa: l’autonomia differenziata è una scatola vuota, un pasticcio che peraltro estende il pasticcio fatto con la riforma del Titolo V nel 2001. Ma è un pasticcio reversibile. Il premierato no! Perché è la cancellazione della Costituzione repubblicana con mezzi legali e, come tutte le svolte autoritarie, difficilmente reversibile. Votare contro l’autonomia differenziata è ragionevole e forse doveroso, ma farne una battaglia campale è inutile e sproporzionato. Anche tatticamente sbagliato: l’autonomia differenziata è il contentino dato alla Lega per subire il drastico rafforzamento dell’esecutivo centralista; bastonare la Lega vuol dire rafforzare Meloni, e non mi sembra un buon affare, visti i rapporti di forza all’interno della maggioranza.

Quindi l’unico obiettivo su cui concentrare la lotta è il premierato.

Per proporre che cosa? Anche qui chiarezza vuole che la risposta sia senza ambiguità: difendere la Costituzione così com’è. Per due buoni motivi. Innanzitutto la nostra Costituzione esprime degli equilibri di potere e di garanzia della rappresentanza particolarmente bilanciati e coerenti: correggere rischia di peggiorare. Inoltre, se si comincia a discutere di modifiche, ognuno avrà da proporre qualcosa di diverso, e nessuno sarà disposto a sostenere le proposte altrui: invece c’è bisogno di convergenza sull’obiettivo.

Terzo punto: con chi fare questa battaglia? La risposta necessaria, poste le prime due premesse, è: con tutte le opposizioni.

Non per prefigurare future alleanze o formule di governo. Le opposizioni sono diverse e contrapposte su quasi tutto: c’è chi è per il rigore dei conti pubblici e chi per la spesa pubblica illimitata a debito; chi è liberale e chi statalista; chi per la concorrenza, chi per le corporazioni; chi pensa alla società nel suo insieme e chi ai “diritti” delle minoranze; chi è per l’Europa e l’Occidente e chi è contro l’Europa e l’Occidente.

Solo su di un punto si può trovare convergenza: la difesa di un assetto costituzionale democratico, che consenta di discutere e contrapporsi su ogni tema, appunto, senza che la decisione della minoranza più forte diventi l’unico verbo non più discutibile.

La proposta di referendum sulla rappresentanza, per la modifica, tramite abrogazione parziale delle norme peggiori, della legge elettorale per la Camera e il Senato (il cosiddetto Rosatellum), di cui è appena iniziata la raccolta firme, può essere un primo passo per la mobilitazione unitaria in difesa della Costituzione.

Per la convergenza di tutte le forze su di un unico obiettivo, e perché democrazia e rappresentanza sono, a ben vedere, la stessa cosa.


*Componente della Assemblea Nazionale di Azione

 

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