L'appuntamento di oggi. Torino ore 20, Teatro Vittoria: ricordo della strage 18 dicembre 1922
Della strage fascista del 18 dicembre 1922 si sa molto. Non tutto. Per esempio, ancor oggi gli storici dibattono su quante furono le vittime di quel giorno (di quei, perché la feroce azione degli assassini durò più di un dì): undici quante i nomi riportati sulla lapide davanti a Porta Susa, o ben di più? Per lunghi anni nemmeno il volto delle vittime fu noto, se non ai parenti stretti. Il regime mussoliniano fece di tutto per oscurare le loro facce, facendo sparire prestissimo i giornali che le pubblicarono.
Ora, quei volti stanno per riapparire nel servizio di copertina del mensile torinese «Torino Storia», che in occasione dell’uscita in mille edicole di Torino e provincia propone, oggi 14 dicembre, lo spettacolo “Gli altri li troveranno nei fossi” (compagnia Baracca&Burattini, nella foto in basso, il finale del coro), coinvolgente racconto dei giorni della strage nella voce delle madri, sorelle, compagne delle vittime.
Già oggetto di un lavoro di ricerca dell’associazione torinese Etica e Lavoro e dell’autore Giovanni Salierno, la scoperta dei volti delle vittime del 18 dicembre avrà sul mensile un’eco notevole: «Si tratta di un monito alla memoria – spiega il direttore, Alberto Riccadonna – che lo spettacolo di sabato sera vuole rafforzare». Le vittime di quei selvaggi pestaggi abitavano nei quartieri che ancora oggi migliaia di torinesi abitano, lavoravano alle Poste, in negozio, in fabbrica… cittadini normali, travolti dalla violenza fascista degli esordi. Che avrebbe trascinato nell’abisso tutta la nazione.
Ma per Torino la strage del 18 dicembre, ultimo episodio di quel drammatico 1922 funestato da numerosi omicidi, ferimenti e assalti alle associazioni e alle cooperative di sinistra, e ai partiti che si opponevano all'avanzante regime, fu nelle intenzioni del fascismo locale, che si giovava della copertura del quadrumviro Cesare De Vecchi, una vendetta contro una città che "non si era piegata" [1] alla prepotenza del movimento guidato da Benito Mussolini e dalla sua corte di violenti.
Il 21 dicembre, in un'intervista a La Stampa, il console della Milizia, Piero Brandimarte, l'anima nera del fascismo torinese e primo responsabile politico della strage[2], affermava: "Abbiamo voluto dare un esempio, perché i comunisti comprendano che non impunemente si attenta alla vita dei fascisti". [3].
I biglietti per i posti ancora disponibili sono in vendita sul sito www.torinostoria.com/bookshop
Note
[1] Introduzione di Aldo Agosti in Giancarlo Carcano, Strage a Torino, Impremix Edizioni, p. 11
[2] Ibidem p. 12
[3] G. Carcano, op.cit., p. 21
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