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L'apertura del Sinodo: da 850 anni vive la fede forte e sobria dei valdesi

Aggiornamento: 26 ago

di Luca Rolandi


La fede muove le montagne e scuote i cuori e le menti. E la sensazione profonda che si è provato nel partecipare all’apertura del Sinodo valdese a Torre Pellice. Il confronto e il dialogo come espressione di vita, Gesù Cristo annunciato con coraggio la guida, lo Spirito come compagno di strada, la storia come luogo della redenzione verso il Regno. Il convegno storico ha aperto le celebrazioni, oggi, lunedì 26 agosto, è la volta di un confronto di stretta attualità sull’autonomia differenziata in Italia e poi la pace come priorità.

Un messaggio che sembra essere inascoltato. L’appuntamento della Chiesa valdese e metodista si rinnova da 850 anni: da quando il mercante francese di Lione, Pietro Valdo, fece una scelta radicale quella del Vangelo sine glossa.  La storia dei Valdesi comincia così nel 1174, quando Valdo fa qualcosa di rivoluzionario agli occhi dei suoi contemporanei: abbandona tutte le sue ricchezze e si dedica alla predicazione del Vangelo. Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi" (Matteo 19:21).

Da qui nasce un movimento che sfida apertamente l’autorità ecclesiastica, rifiutando ogni dottrina che non trovasse un fondamento nelle Sacre Scritture. Un gesto di disobbedienza? Sì, ma fatto con quella serietà e quel rigore che solo chi è convinto della bontà della sua causa può mostrare. Per i Valdesi, la Bibbia è stata – e rimane – la loro bussola morale. I Valdesi hanno sempre mantenuto un forte legame con la Bibbia, considerandola "come la loro unica regola di fede e di vita".


Non sono parole leggere. In tempi in cui dichiararsi fedeli alla Bibbia significava rischiare la vita, i Valdesi hanno resistito a crociate, massacri, esili. Se si torna alla storia tragica delle "Pasque Piemontesi" del 1655, un massacro che avrebbe potuto annientare un popolo meno determinato. Ma i Valdesi, come sempre, hanno resistito. Non per ostinazione, ma per una fedeltà che scaturisce da una convinzione profonda. E questa fedeltà non si limita solo alla Bibbia. C’è un altro elemento che rende unico questo movimento: la coscienza. Mentre il mondo intorno a loro cercava di imporre dogmi dall’alto, i Valdesi sostenevano, con una certa dose di anticipo sui tempi, il libero esame delle Scritture.

Tornando all’attualità, il Sinodo valdese si è aperto ieri, domenica 25 agosto, con il consueto corteo e il culto inaugurale. Un'apertura che hanno dato ulteriore vigore alle parole pronunciate in un convegno il giorno prima dalla Moderatora della Tavola Valdese, Alessandra Trotta. Parole che raccontano, prima ancora che descrivere, la realtà valdese: “non siamo una chiesa museo ma una comunità di credenti in Gesù in cammino”. Un anno particolare per le chiese valdesi e metodiste che celebrano, come ricordato sopra, 850 anni dalla conversione di Valdo che con la sua scelta di povertà diede il via a un movimento che, attraverso la Riforma, ha portato alla nascita di una vera e propria chiesa. Proprio nel corso del culto di apertura sono stati consacrati al Ministero i due giovani pastori Maliq Meda e Kassim Conteh. Meda è nato a Peshkopi, una cittadina nel Nord-Est dell’Albania, in una famiglia musulmana. Arrivato in Italia nel 2000, verso i 19 anni ha iniziato a frequentare la Iglesia evangélica hispano americana. Conteh è invece di origini sierraleonesi, anche se ha antenati provenienti dall’Inghilterra e dal Libano. In Italia vi è giunto all’età di 7 anni a causa della guerra civile nel suo paese. Tanti ospiti di tutte le chiese riformate europee e extra europee, il messaggio di Papa Francesco, la presenza amica del vescovo di Pinerolo mons. Derio Olivero.

La predicazione del culto, affidata alla pastora Sophie Langeneck, si è concentrata sui versetti tratti dal vangelo di Luca al capitolo 19, in particolare gli ultimi versetti: “Alcuni farisei, tra la folla, gli dissero: «Maestro, sgrida i tuoi discepoli!» ma egli rispose: «Vi dico che se costoro tacciono, le pietre grideranno»”.

 


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