L'abbattimento di Kj1 ripropone il complicato rapporto tra orsi e umani
di Giuseppina Viberti e Germana Zollesi
Dopo un nuovo caso di aggressione all’uomo da parte di un orso e l’ennesima ordinanza di abbattimento dell’animale (poi sospesa dal Tar su ricorso di alcune associazioni di animalisti) del presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti, alla fine si è abbattuta la l'orsa Kj1, perché ritenuta troppo pericolosa. La Federazione degli Ordini dei medici veterinari (Fnovi) è intervenuta in modo deciso per affrontare il problema da un punto di vista scientifico e non solamente emotivo e di ordine pubblico apprendo un dibattitto che obbliga a rivedere i rapporti tra uomo e natura.
Punto di vista e spiegazioni della Fnovi
La Fnovi afferma che “scaricare il problema sugli orsi è facile” ed “inseguire l’emergenza è segno di poca propensione ad affrontare i problemi in metodo scientifico. Occorre approfondire e informare”. La Fnovi riconosce che il problema del rapporto attuale fra animali selvatici/essere umano esiste ma la Giunta trentina invece di prevenire continua a inseguire l’emergenza decretando l’abbattimento di qualsiasi orso sia in qualche modo relazionabile ad un’aggressione. Questo modus operandi oltre che deprecabile da un punto di vista etico, è profondamente sbagliato da un punto di vista culturale e gestionale.
Con la continua e maggiore pressione antropica cui sottoponiamo il territorio, la natura compie, quando può godere di un proprio equilibrio, una propria selezione naturale che regola i soggetti presenti in un determinato habitat. Oggi questa regolazione è costantemente condizionata dall’uomo ed è un problema che non riguarda solamente l’orso, ma tutto l’ecosistema e la biodiversità floristica e faunistica.
L’orso, chiarisce la Fnovi, può diventare pericoloso quando diventa confidente, ma di rado vi sono scontri con l’uomo. Gli orsi vengono spesso attratti da fonti di cibo non adeguatamente custodite (per esempio i rifiuti), ma arriva, si alimenta e se ne va; spesso si allontana subito se viene disturbato da cani o dagli stessi essere umani. Si tratta di esemplari conosciuti e monitorati, soprattutto quando si tratta di femmine che si muovono sul territorio con i cuccioli, perché essendo filopatriche, si muovono nel territorio dove sono nate o nelle immediate vicinanze. Questo significa che la presenza di esemplari confidenti o femmine con cuccioli è nota agli Enti che gestiscono il territorio, i quali dovrebbero adeguatamente informare i cittadini sui corretti comportamenti da tenere nel caso si incontri un orso.
L'opacità della Provincia di Trento
Dunque quello che sta accadendo in provincia di Trento, la cattura, l’uccisione, il ritrovamento casuale o meno di orsi, della cui morte non si hanno mai riscontri abbastanza chiari da soddisfare la popolazione, è singolare. Non tanto nel confronto con altri Paesi che vantano una percentuale di abbattimenti spesso più alta, ma perché la politica della Provincia autonoma non è mai abbastanza chiara nel presentare questi eventi e perché le tante, troppe prese di posizioni della politica trentina non aiutano a generare fiducia.
Sempre la Fnovi si pronuncia contro “soluzioni semplicistiche” quali l’abbattimento perché, spiega, la percezione che viene consegnata alla popolazione è quella di un ente pubblico che non sapendo gestire la presenza di plantigradi sul territorio, ha abbandonato almeno in parte, la gestione della convivenza, preferendo passare all’abbattimento, senza aver prima adeguatamente monitorato il fenomeno e messo in campo efficaci azioni di prevenzione. All'opposto, la giunta Fugatti continua a ripetere che il Progetto di reintroduzione degli orsi in Trentino è sfuggito di mano, ma finge di non sapere che l’ente che doveva monitorare e intervenire è proprio la Provincia di Trento.
Azioni di prevenzione previste dal Progetto Life Ursus
Le domande poste da Fnovi sono molte e purtroppo senza risposte concrete.
1. A che punto è l’apposizione di contenitori portarifiuti a prova d’orso?
2. A che punto sono le campagne d’informazione per residenti e turisti sul corretto comportamento da tenere in presenza di un orso?
3. Perché tutti gli orsi confidenti non sono stati dotati di radiocollare per poterne monitorare gli spostamenti e intervenire prontamente quando si avvicinano ai centri abitati?
I dati attuali riconoscono 8 aggressioni da parte dell’orso a danno delle persone in Trentino negli ultimi 25 anni. È fondamentale raccogliere dati che permettano di capire come il fenomeno sta evolvendo.
I dati di base che sono necessari per un approccio scientifico al problema sono:
1. Quante volte in Trentino un orso incontra una persona?
2. Quanti di questi incontri diventano aggressioni?
3. Esistono fattori ricorrenti negli episodi accertati di aggressione da parte dell’orso?
Senza dati non si possono fare analisi e proposte per trovare una soluzione adeguata al problema. La Fnovi è in forte disaccordo con la soluzione che vede nell’abbattimento l’unica soluzione, sia perché è lontana dai valori della medicina veterinaria moderna, ma soprattutto perché non risolve il problema, ma lo accentua con la falsa convinzione che tutti i problemi siano risolvibili non affrontandoli e cercando soluzioni condivise, ma semplicemente rimuovendoli.
La situazione in Canada e Giappone
In Canada è stimata la presenza di 25.000 orsi e 30.000 in Alaska che si muovono fra le due regioni geografiche. In quest’area la convivenza degli esseri umani con gli orsi negli ultimi 20 anni è sempre stata controllata e regolata su basi scientifiche. Purtroppo è di questi giorni una notizia che ha fatto scalpore fra gli animalisti e la comunità scientifica. La provincia di Alberta, dopo un divieto durato 18 anni, ha riaperto la caccia all’orso Grizzly. Diversi gruppi di tutela ambientale hanno condannato la decisione, considerata "inaccettabile", perché questa specie è in via di estinzione.
Devon Earl dell'Alberta Wilderness Association, ha dichiarato che “la caccia non è un metodo di gestione accettabile per una specie a rischio” e ha lanciato una campagna di raccolta firme per opporsi a questa decisione del Governo. L’orso Grizzly nel 2010 è stato dichiarato minacciato di estinzione nel Canada occidentale e la caccia è stata vietata per 18 anni con una ripresa della popolazione grizzly passando da 800 esemplari a 1.150 attuali. Questi orsi si sono spostati in aree rurali più popolate causando interazioni negative con la popolazione e il bestiame. La regione dell’Alberta ha registrato 104 attacchi di orsi neri e grizzly tra il 2000 e il 2021. Il 17 giugno il governo conservatore della provincia ha pubblicato un'ordinanza che prevede che venga concessa una "autorizzazione di gestione" per la caccia se l'orso è coinvolto in un conflitto con un essere umano o se l'animale si trova in una "zona di interesse".
L’Alberta Wilderness Association chiede al governo di revocare la sua decisione presa senza un annuncio ufficiale e una consultazione pubblica; esiste, secondo questa associazione, un metodo più scientifico della caccia per gestire gli orsi come un programma per proteggere il bestiame con l’installazione di recinzioni elettriche. Anche in Canada, dove gli orsi sono ben conosciuti e gestiti da decenni, la politica cerca di risolvere il problema del rapporto con l’essere umano, se diventa difficile, non con metodi scientifici, ma con l’abbattimento dell’animale.
In Giappone sono stimati circa 12.000 orsi bruni e 44.000 orsi neri e nei primi 4 mesi del 2024 ci sono stati 219 attacchi di orsi di cui 6 mortali. Pertanto il governo vuole rivedere le norme per rendere più semplice sparare agli animali che si avventurano nelle aree residenziali.
Gli attacchi si verificano soprattutto nella parte settentrionale di Honshu, l'isola principale dell'arcipelago nipponico. Il numero di orsi è aumentato per l'invecchiamento e la riduzione della popolazione in Giappone, con le aree rurali che hanno visto diminuire significativamente i loro abitanti per la crisi demografica che da diversi anni affligge il Paese, tanto che il governo del premier Fumio Kishida l'ha definita una "emergenza nazionale".
Mentre le città si svuotano, gli orsi affamati si avventurano nelle aree popolate alla ricerca di cibo e territorio. Con il passare del tempo, si sono abituati alla vista e ai suoni dell'uomo e ne hanno meno paura.
Negli anni '80, gli orsi in alcune parti del Giappone erano a rischio di estinzione a causa dell'eccessivo abbattimento e della caccia, e nell'isola meridionale di Kyushu; dagli anni Novanta si è verificato un aumento notevole, con una stima che porta la popolazione di orsi neri del Giappone a 44 mila, la popolazione di orsi bruni è raddoppiata dal 1990 a circa 11.700. Le amministrazioni locali hanno provato diverse strategie per tenere lontani gli orsi. Alcuni hanno investito cifre ingenti per dispiegare "eserciti" di lupi robot, con tanto di occhi rossi e ululati, mentre altrove si sta testando un sistema di allarme con intelligenza artificiale.
Il governo vuole rivedere le norme per rendere meno complicato sparare agli animali. Secondo la legge attuale, i cacciatori autorizzati possono sparare con le loro armi solo dopo l'approvazione di un ufficiale di polizia. Secondo una bozza di legge i cacciatori saranno autorizzati a sparare se c'è il rischio di lesioni umane, come quando un orso entra in un edificio. Il problema è che sparare a un orso non è esattamente semplice e il lavoro da cacciatore è ritenuto pericoloso. Nella città di Naie, hanno offerto una paga di circa 64 dollari al giorno per pattugliare le strade, ricevendo però solo poche adesioni. Gli ambientalisti hanno chiesto che si faccia di più per garantire un'adeguata fornitura di ghiande e altri alimenti. Le possibili soluzioni includono la creazione di spazi di alimentazione sicuri per impedire agli animali di avventurarsi in aree popolate o di lasciare scorte di ghiande su terreni più montuosi. Il governo però vuole provare anche in Giappone a caricare i fucili per provare a fermare quella che qualcuno definisce "invasione".
L’uomo e la natura
Così come accade già nella gestione della nostra salute, l’uomo tende un po’ a giocare a fare Dio, sostituendosi a quello che è il decorso della natura. L’ambizione di migliorare il mondo che ci circonda, riducendo i rischi con cui si può incappare è un desiderio innato nella specie umana da quando ha superato la fase di predatore-raccoglitore ed ha cominciato a gestire il territorio per renderlo più consono alle sue esigenze, ma non sempre queste attività si sono sviluppate in modo razionale o etico. Quello su cui bisogna interrogarsi se tutto deve essere concepito ad uso e consumo dell’interesse (e qualche volta per i capricci) dell’uomo o se la natura deve essere rispettata per quella che è, accettando anche l’inevitabilità dei rischi. Anzi sfidare le furie della natura ha entusiasmato marinai ed alpinisti che però sono i primi ad invocare un rispetto per le forze che vanno a sfidare. Il semplice “eliminare” il problema risponde ad un’esigenza mediatica di tranquillizzare chi non conosce la natura e pensa che con un’ordinanza o un provvedimento si possa risolvere i problemi. Più che dividersi su ipotesi manichee a favore di una soluzione od un'altra che portano a soluzioni frammentate e discontinue diventa obbligatorio accrescere gli studi per conoscere meglio la natura e non limitarsi ad emettere emendamenti e norme per cercare di adeguarla ai nostri desiderata.
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