L'8 marzo, festa della donna per riscoprire la voglia di Pace
Sembra di essere catapultati indietro nel tempo in questo 8 marzo, Giornata Internazionale della donna. Le conquiste di decenni, costruite con grande spirito di sacrificio e con la consapevolezza di rompere schemi ancestrali è come se fossero state devitalizzate da un revisionismo calato dall'alto, pervasivo e sottilmente aggressivo nella sua volontà di rimettere in discussione il rapporto tra la condizione femminile e la famiglia, tra l'essere donna e il lavoro, tra la donna e il suo desiderio di emancipazione autentica nella società che passi dalla sua autenticità vera, e non da quella mascherata che conia e mette in fila parole ad effetto alla stregua di messaggi pubblicitari.
Sono atteggiamenti da ripudiare e comportamenti da rifiutare che impongono un taglio netto, un chirurgico distinguo senza gradazioni di grigio tra ciò che è bianco e ciò che è nero. Non può esistere una terza via, pena una ulteriore decadenza intellettuale e morale di questo Paese che ha nel suo mirino il rovesciamento di quei valori democratici che non sono stati soltanto di sostegno alla donna, ma grazie ai quali si è stati accanto alla donna e si è camminato a fianco a essa nella lunga marcia della emancipazione sociale e dei diritti civili.
Ma oggi c'è soprattutto un diritto universale negato a quelle donne che più di altre soffrono: il diritto ad amare. Lo si nega alle donne palestinesi, alle donne israeliane, alle donne ucraine, e a tutte le donne che si ritrovano a qualunque latitudine immerse in una gelida palude di violenza, nella quale hanno visto e continuano a vedere la morte e il dolore con gli occhi dei loro padri, mariti, figli. Donne costrette a subire oltre che sul proprio corpo, anche la disumana protervia di chi oggi cerca di imporre i comandamenti del Dio della guerra come se fossero la soluzione ideale di ogni controversia.
Sono i nuovi Mosè che si stagliano controluce, spacciando quell'aura dorata come divina. All'opposto sono soltanto meschini figuri, ma grandi predatori, affaristi, manipolatori, illusionisti, che sulle tavole hanno inscritto i loro personalissimi 10 comandamenti tutti eguali, ripetitivi, monotoni e ossessivi con l'intento di spezzare, pezzo dopo pezzo, la voglia di pace che nonostante i tempi duri cerca ostinatamente uno spazio nell'animo delle persone e soprattutto delle donne. Spezzare i pezzi della pace per realizzare a pezzi la guerra, impedendo un qualunque avvicinamento propedeutico al dialogo e alla pace tra le parti. Contro tutto questo si eleva anche la celebrazione della giornata per la Donna e la sua liberazione.
Le iniziative del Museo del Risorgimento per l'8 marzo
Nell'ambito della Giornata Internazionale della Donna 2024, segnaliamo il programma del Museo del Risorgimento che oggi presenta alle 17, nella Sala Cinema interna, il docufilm diretto da Luca Criscenti e scritto da Silvia Cavicchioli "La versione di Anita" dedicato alla figura di Anita Garibaldi. Alla presentazione partecipano il regista, la sceneggiatrice e la prorettrice dell’Università di Torino Giulia Carluccio. Per le donne ingresso gratuito.
Il Risorgimento ha accompagnato, e per molti versi segnato, in Italia, la presenza delle donne in spazi pubblici fuori dall’ambito esclusivamente privato, alimentando una consapevolezza nuova, maturandone una coscienza politica, dando vita a nuove forme di partecipazione sociale e culturale che hanno segnato l’evoluzione del nostro paese: dalla nascita dei salotti politici all’arte, dal sostegno alle lotte e alle guerre di indipendenza all’assistenza, dal giornalismo all’istruzione. A queste donne è dedicata la programmazione del Museo dall’8 al 10 marzo realizzata in collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte e la Consulta Regionale Femminile.
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