L'8 marzo delle Associazioni donna: Sos, troppi tagli ai fondi
- La Porta di Vetro
- 8 mar 2024
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Le leggi ci sono e sono buone leggi, c’è la volontà di essere accanto alle donne che vogliono liberarsi del fardello della violenza e del sopruso che le soffoca prevalentemente tra le mura domestiche. Ma, nella percezione delle donne italiane, nessun altro soggetto, fatta eccezione per le Associazioni di volontariato, può assumere un ruolo rilevante nella tutela della loro sicurezza. Quelle associazioni di volontariato che soffrono di tagli e che corrono il rischio di non farcela. Dai 17 milioni del 2022 stanziati dal governo Draghi si è passati ai 5 milioni del 2023. E concentrati per lo più sulla parte di repressione, a reato ormai compiuto. Quando non c’è più nulla da fare.
Le donne si sentono sole e lo denunciano anche attraverso un libro.
Questo è il forte messaggio che arriva dall’incontro “Donna 4.0” organizzato con Impremix editrice dalla biblioteca Ginzburg di Torino e moderato dal presidente dell’Ordine dei giornalisti Stefano Tallia. I romanzi “Miriam: il coraggio di fare la differenza”, “Amore… ti farò morire” di Elena Gherra e “Cartavetro” di Rosanna Caraci rappresentano tre testimonianze forti che, secondo lo psicologo Angelo Stera intervenuto all’incontro, “portano all’attenzione del lettore il livello di aggressività che si raggiunge all’interno di una coppia che a un certo punto si divide rispetto al progetto originario e l’assenza di comunicazione diventa aggressione violenta”.
Tre storie, dal mobbing sessuale sul lavoro perpetrato alla giovane dipendente tra le promesse di carriera e il ricatto di far trovare la strada per il successo piena di ostacoli se non cederà, alla precarietà affettiva e professionale fino alla violenza psicologica ed economica fatta di sopraffazione e annullamento.
L’avvocata penalista Maria Grazia Cavallo ricorda, attingendo alla storia, come l’uomo abbia diffidato dalla donna dai tempi più lontani della storia perché “vista come una strega, che perdeva sangue ogni mese senza morire. L’uomo se perde sangue, muore” . E, presentando tra il pubblico Lady chef Loredana Quaglia che ha partecipato portando la propria testimonianza a capo di un’impresa dedicata al food, aggiunge “Nel Rinascimento, alle donne non era consentito cucinare per l’uomo perché questi aveva paura di essere ucciso”. “La cultura predominante, dice ancora – è quella della forza. Da questo deriva lo squilibrio di genere. Chi è più forte, attacca, col potere economico, contrattuale, fisico. La missione è quella di vincere i pregiudizi, buoni o cattivi che siano, smettendo ad esempio di delegare il welfare alle donne. Se non dovessero occuparsi dei loro anziani e della loro famiglia rinunciando al lavoro, produrrebbero PIL, assumerebbero una badante o una baby sitter. Contribuirebbero al rilancio dell’economia”.
E Paola Bragantini, presidente Amiat, porta la sua testimonianza di come giungere a ruoli che sono ad appannaggio maschile sia possibile, con impegno e caparbietà sottolineando il suo percorso “Sono stata la prima segretaria donna del circolo PD del mio quartiere, la prima donna segretaria del Partito democratico metropolitano. Sono la prima donna a presiedere Amiat”. Un destino da apripista, considerato anche che, nell’anno della sua elezione, il 2013, le donne in Parlamento erano l’11 per cento.
L'indagine Europ Assistence Italia
Le quote rosa, croce e delizia del percorso delle donne per attivare ad avere una pari opportunità di accesso nei ruoli di potere e gestionali del Paese, sono generalmente viste come il modo iniziale per “obbligare” un obiettivo appannato a focalizzare l’attenzione in una direzione mai considerata adeguatamente affinché venissero individuati talenti e capacità che non avrebbero tradito le aspettative.
Sul tavolo del confronto ci sono anche le vittime di femminicidio del 2024, venti in appena due mesi e l’approccio educativo che deve essere seguito per contrastare l’insorgere del germe della violenza e del possesso della donna.
A riguardo, porta dati interessanti un’indagine realizzata da Europ Assistance Italia in collaborazione con BVA Doxa sul tema della sicurezza femminile. Riguardo ai programmi scolastici il 48 per cento del campione lamenta la carenza di percorsi educativi di sensibilizzazione sul tema.
Se l’introduzione dell’ora di educazione sentimentale nelle scuole, adeguando il messaggio all’età che si ha di fronte, almeno in apparenza trova relatori e pubblico favorevoli, solleva perplessità riguardo alla sua applicazione: chi fa lezione, lo psicologo, il biologo o un professore di scienze, o un teologo? E cosa si insegnerebbe? La giornalista Rosanna Caraci è perentoria “credo che in Italia dovremmo chiamare le cose con il loro nome. Manca un’educazione al corpo e alla sessualità, al rispetto di sé e dell’altro. Non si tratta di educazione sentimentale. Come la facciamo, con i messaggi e con i fiori? E’ davvero questo ciò di cui i nostri ragazzi hanno bisogno considerato che la loro educazione sessuale si muove ancora partendo dalla pornografia come negli anni 80? Oggi con la rete è tutto disponibile e non filtrato”.
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