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Juve anni Sessanta, la morte del capitano Tino Castano

di Michele Ruggiero


La sua morte, dolorosa e crudele per l'accanimento su fisico e mente che l'ha inseguito per almeno un decennio, è passata quasi inosservata giovedì scorso, 5 gennaio, oscurata dal triste e commosso saluto a Gianluca Vialli. Ma Ernesto "Tino" Castano, classe 1939, da Cinisello Balsamo, torinese d'adozione, è stato uno dei calciatore più rappresentativi della Juventus a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta. Tra i capitani più apprezzati nella lunga storia della Vecchia Signora, con cui ha vinto tre scudetti, altrettante Coppe Italia e disputato 340 partite con 3 goal.


Un libero grintoso quanto elegante

Era la Juventus dei Boniperti, Sivori, Charles, Nicolè, Mattrel, in cui Castano esordì diciannovenne, palesando uno stile con addendi di disinvoltura e di eleganza in campo che riuscì a conservare per l'intera carriera, sia con la maglia bianconera, sia con la maglia azzurra nel ruolo di libero. Soltanto in una circostanza, ricorderanno i biografi, a Castano venne meno l'aplomb da gentleman inglese che lo contraddistingueva anche nelle fasi ad alta tensione delle partite. L'episodio si "celebrò" in un derby e ciò spiega e giustifica tutto ciò che avvenne in quel frangente. Era il 27 ottobre del 1963 e al Comunale si giocava il derby passato alla storia per l'inseguimento, di capitan Ferrini a Omar Sivori e per una rissa megagalattica a centrocampo tra granata e bianconeri, in cui ognuno, a "stracittadina" ormai all'epilogo e a risultato acquisito per la Juventus (3 a 1) ognuno aveva deciso di farsi giustizia da sé, incurante del povero arbitro Carlo Gambarotta di Genova.


La rissa nel derby della Mole

Meno nota, invece, è l'origine dello scontro titanico, che ebbe come protagonista proprio Ernesto Castano, reo di aver scalciato da terra il compianto "faccia d'angelo" Rosato e, non soddisfatto del risultato, di aver colpito con una gomitata alla fronte l'incolpevole Mirko Ferretti, unicamente colpevole di aver cercato di sedare gli animi e per questo finito fuori combattimento. Colpevole, invece, Ferretti lo divenne per l'arbitro Gambarotta che decise di consegnarlo agli spogliatoi in anticipo insieme con Castano, nonostante le reiterate proteste dei bianconeri che pretendevano l'espulsione del "cuore granata" Ferrini. Ma la moviola era ancora di là da venire, né esistevano riprese da più angolazioni e il Var non era neppure un sogno. Ragione per cui il giudice sportivo si affidò al referto arbitrale che tradusse l'incontro ravvicinato tra Castano e Ferretti con due giornate di squalifica ad entrambi.


Campione d'Europa nel 1968

Terzino, stopper, libero di alto rendimento, eppure Ernesto Castano non ha avuto un grande feeling con la maglia azzurra. Appena sette le partite disputate, ma sufficienti, almeno, a fargli guadagnare il titolo di Campione d'Europa nel 1968, un trofeo che la Nazionale ha riportato a casa soltanto nel 2021, 53 anni dopo. Ma giocargli contro Castano, ventenne esordiente in una gara ufficiale a Firenze contro l'Ungheria (20 novembre 1959, 1-1), più che la concorrenza, fu l'incertezza da cui furono afflitti i selezionatori azzurri in stagioni poco felici per la nazionale, in cui i pessimi risultati venivano addebitati ai continui cambi di formazione, sollecitati però da stampa e critica per rovesciare la tendenza. Il classico cane che si morte la coda.

Con l'avvento del commissario unico Edmondo Fabbri, dopo la disfatta in Cile ai mondiali del 1962, fu un compagno di squadra, Sandro Salvadore, a sbarrargli la strada, insieme alla "moda" di privilegiare i "blocchi" delle squadre leader in campionato (in quel momento Inter, Bologna e Milan).

Una scelta che proseguì anche dopo la disfatta contro la Corea del Nord ai Mondiali in Inghilterra nel 1966, che aprì la strada per un breve periodo al tecnico interista Helenio Herrera e di conseguenza favorì l'inserimento del "libero fisso", il compianto e sfortunato Armando Picchi, capitano dell'Inter, contrapposto alla tendenza moderna che voleva il "libero fluidificante" come si diceva all'epoca. Soltanto con l'avvento del nuovo ct. Ferruccio Valcareggi e il concomitante infortunio di Picchi in un incontro di qualificazione per la fase finale degli Europei '68 contro la Bulgaria, il nome di Castano ritornò sul taccuino azzurro e nella formazione che affrontò l'Urss a Napoli e la "prima" delle due finali a Roma con la Jugoslavia.

La sua carriera nella Juventus, e di fatto nel calcio giocato, si chiuse nel 1970, complici anche i numerosi infortuni e le operazioni al menisco. Rimase nella famiglia bianconera come allenatore delle giovanili.

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