Italia-Germania 4 a 3, basta il titolo
Lo sciame sismico fu nei cuori. Indimenticabile, quel 17 giugno del 1970. Impressionante quell’urlo liberatorio che si propalò dalle case alla finta del golden boy, al secolo Gianni Rivera, che spiazzò Sepp Meier, la saracinesca tedesca. Dai teleschermi cominciò l’emozione mitica che si rinnova da mezzo secolo: Italia-Germania 4 a 3, un bianco e nero eternizzabile, scaldato dalla voce del grande telecronista Nando Martellini, da quel replay che seguiva la cavalcata del centroavanti Roberto Boninsegna, nome amen calcistico, classe 1943 da Mantova: “Boninsengna… ha saltato Schultz, passaggio, Rivera, rete, 4 a 3…”. L’Italia andava orgogliosa e gloriosa alla finale dei mondiali di calcio a Città del Messico.
L’Italia scese in piazza di notte, si gettò nelle fontane, fece festa, dimenticò i suoi affanni, le sue paure, le bombe, le tensioni politiche e sindacali, si strinse attorno alle immagini di una semifinale indimenticabile di Coppa Rimet, dal nome del suo ideatore, il francese Jules Rimet, come allora si chiamavano i Campionati mondiali di calcio. Si ritornava in alto nel calcio mondiale con la modernità degli anni Settanta che si spalancavano nell’incertezza, dopo il “boom” economico del decennio precedente, dopo la Ricostruzione, dopo la Guerra civile e la Liberazione, dopo le guerre fasciste. Alle spalle c’erano soltanto i ricordi dei più anziani, delle vittorie del 1934 e del 1938, c’era la leggenda del Piave raccontata negli spogliatoi ai suoi campioni, Meazza, Ferrari, Piola dal Commissario tecnico della nazionale del tempo, il torinese Vittorio Pozzo, ufficiale degli alpini nella Grande Guerra.
Poi il nulla, se non il rimpianto per l’ossatura della nazionale del Grande Torino che si era schiantata sulla collina di Superga il 4 maggio del 1949. Italia-Germania 4-3 dissolve come per magia quell’enorme bolla nera: i campionati incolori del 1950 e 1954, l’assenza nel 1958, la rabbia in Cile nel 1962 per colpa di un “discutile” arbitraggio dell’inglese Ken Aston, la “vergogna” della Corea del Nord quattro anni dopo in Inghilterra, che segnò il ritorno in grande stile, da campioni del mondo, dei leoni bianchi di sua Maestà britannica, con un goal fantasma che giustiziò anche quella volta i tedeschi.
Quella notte, Italia-Germania 4-3 ripopolò i nostri sogni, fece diventare bambini gli adulti e adulti i bambini, questi ultimi svegliati dai padri che li volevano accanto a sé per condividere lo stupore per un’emozione che sapevano già intramontabile.
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