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"Io sono ancora qui", notte da Oscar per il cinema brasiliano

  • Vice
  • 3 mar
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 14 mar


di Vice

Serata storica per il Brasile nella notte degli Oscar: Io sono ancora qui, (Ainda estou aqui) diretto da Walter Salles, è stato premiato come miglior film straniero.[1] Tratto dall'omonimo libro di Marcelo Rubens Paiva, la pellicola racconta la storia del padre Rubens Paiva, desaparecido durante la dittatura militare brasiliana che ha schiacciato la democrazia brasiliana dal 1964 al 1985. I "gorilla" brasiliani, appoggiati dagli Stati Uniti, dalla destituzione di João Goulart, vice presidente del Brasile subentrato al dimissionario Jânio Quadros, fino all'elezione alla massima carica istituzionale di José Sarney, il 15 marzo del 1985, uccisero, torturarono, violentarono qualche migliaia di dissidenti politici. Una vergogna ignobile per la quale non hanno né chiesto mai scusa, né pagato alcun prezzo, salvo una parziale ammissione nel 2014, quando i vertici delle Forze armate riconobbero i delitti compiuti.[2] Ma nella prassi quotidiana, i militari si sono limitati a rientrare nelle caserme, salvo uscirne con rinnovata prepotenza verbale dissimulata negli anni della presidenza (2019-2023) del capitano Jair Bolsonaro, estremista di destra dalle piene venature fasciste, incriminato lo scorso 18 febbraio per aver pianificato un tentativo di colpo di stato mirato a impedire l’insediamento del suo successore Luiz Inácio Lula da Silva.

Nel maggio 2018, il governo degli Stati Uniti d'America pubblicò un memorandum del 1974, scritto da Henry Kissinger, Segretario di Stato durante la dittatura in Brasile, che confermava la responsabilità dell'esercito brasiliano nelle uccisioni. Almeno 434 persone, uccise o scomparse, ma alcuni attivisti per i diritti umani ed altre persone hanno ipotizzato che il vero numero di vittime potrebbe essere più alto. Inoltre, è stato calcolato che oltre 8.000 indigeni brasiliani siano stati uccisi durante la dittatura.

Ora, la forza dirompente di Io sono ancora qui, uno dei film più visti in Brasile, sta nella sua capacità di riaprire quasi con naturalezza pagine tormentate, sepolte, volutamente nascoste all'opinione pubblica e alle giovani generazioni, e affidate per lo più al coraggio della memoria. La memoria di ricordare che il regime militare brasiliano, come è stato osservato, agì da volano per altri regimi militari e dittature nell'America Latina, sistematizzando la "Dottrina della Sicurezza Nazionale", la quale "giustificava" le azioni compiute dall'esercito in funzione della sicurezza nazionale in tempo di crisi, creando una base intellettuale sulla quale poi gli altri regimi militari fecero affidamento, dalla Bolivia all'Uruguay, dal Cile all'Argentina. Il volto violento dell'America Latina si univa attorno alla segretezza del Plan Condor, utilizzato dai regimi militari per eliminare fisicamente le forze di sinistra. Erano operazioni anche condotte all'esterno, che in alcuni casi prefiguravano la collaborazione delle famigerate polizie segrete.

Io sono ancora qui è il punto più alto della cinematografia di Walter Salles, erede di una dinastia di grandi imprenditori, che ancora una volta si immerge nella storia e nella realtà del Brasile, celebrate nel suo capolavoro del 1998, Central do Brasil, che si avvale della mirabile interpretazione di Fernanda Montenegro e in a Midnight, per poi approdare al film con cui si apre al Terzo Millennio, Disperato Aprile, una sorta di tardo western brasiliano, ambientato nelle praterie del 1910, dove vige la legge del più forte. Nel 2004 gira I diari della motocicletta, che guarda l'on the road attraverso l'America Latina degli Anni Cinquanta descritta da Ernesto Guevara che ha il volto giovane di Gael Garcia Bernal. Segue una parentesi (mediocre) ad Hollywood, per poi riprendere posto dietro la macchina da presa con il suo film da Oscar, dodici anni dopo dall'ultima esperienza.


Note

[1] Nel cast figurano Fernanda Torres, Selton Mello, Fernanda Montenegro, Valentina Herszage, Maria Manoella. Ambientato nel 1971 con il Brasile nella morsa della dittatura militare, il film racconta la storia di una madre costretta a reinventarsi quando la vita della sua famiglia viene sconvolta da un atto di violenza arbitraria. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, 2 candidature e vinto un premio ai Golden Globes.




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