Il vero paradiso fiscale è l'Italia...
Aggiornamento: 6 feb
di Anna Paschero
Durante l’edizione 2024 di Telefisco, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini ha reso noto l’ammontare dei crediti che lo Stato vanta nei confronti degli evasori – in questo caso tutti identificati perché destinatari di cartelle esattoriali, avvisi di addebito e avvisi di accertamento esecutivo - che sono pari a 1.206,6 miliardi di Euro. Ha anche precisato che i contribuenti coinvolti sono 22,4 milioni di cui 15,9 sono persone fisiche e quelli restanti composti da società, fondazioni, enti ed associazioni, nonché titolari di un’attività economica in proprio – artigiani, liberi professionisti, etc.
Il ministro Leo: "Nessuna caccia alle streghe..."
Numeri che sorprendono (ma parlando della cronica ed endemica evasione fiscale nel nostro paese soltanto fino a un certo punto) perché 1,206 miliardi rappresentano quasi il totale delle entrate e delle spese del bilancio dello stato di un anno (il bilancio 2024 pareggia in 1,215 miliardi) nonché oltre il 42% del totale del debito pubblico italiano (2.861 miliardi di Euro) che nel 2024, secondo le stime salirà al 140,6% del PIL e al 140,9 nel 2025: il maggior debito delle potenze dell’area Euro. Ma sono anche numeri che fanno fremere di indignazione i contribuenti onesti che assolvono da sempre il loro dovere nei confronti del fisco.
Al Direttore dell’Agenzia delle Entrate, nel corso del Convegno “Telefisco 2024” sono stati chiesti i motivi di questa incredibile situazione. Innanzitutto per circa 100 miliardi (l’8 per cento) la riscossione è bloccata dai soggetti debitori in via di autotutela o da sentenze dell’autorità giudiziaria e da provvedimenti di definizione agevolata in corso. Per la parte restante i destinatari risultano, in gran numero, soggetti che beneficiano per legge della limitazione dell’incasso coattivo essendo stata prevista una soglia minima per l’iscrizione ipotecaria, l’impignorabilità della prima casa, l’apposizione di limiti all’esproprio dei beni strumentali e così via. Altre ragioni risultano da indagare. Nella sostanza residuano solo 101,7 miliardi di euro che possono essere riscossi: l’8,4 per cento del totale.
A questo proposito il viceministro all’Economia Maurizio Leo ha ritenuto opportuno rassicurare la platea dei contribuenti: “Nessuna caccia alle streghe” ha assicurato, vogliamo solo chiedere ai contribuenti di “spiegare perché c’è un disallineamento tra il reddito che dichiari e gli elementi in nostro possesso”. “Se il contribuente è in grado di spiegare, nessuna conseguenza. Secondo il viceministro le entrate che deriveranno dal concordato preventivo [1] serviranno a ridurre le aliquote IRPEF a partire dal 2025.
Recupero crediti ed effetti sui conti pubblici
Proviamo a simulare l’effetto della riscossione totale di questi 1.206 miliardi sulla finanza pubblica: abbiamo detto che 1.206 miliardi corrispondono quasi al totale delle entrate del bilancio dello Stato per il 2024 (1.215 miliardi): vorrebbe dire che per un anno intero tutti i contribuenti “paganti” non verserebbero nulla allo Stato. L’azzeramento totale di tutte le entrate fiscali per un anno, saranno compensate da parte del recupero. Ma anche che per quell’anno non ci sarebbe alcun ricorso al finanziamento della spesa pubblica con l’aumento del debito (527 miliardi) e che il debito in scadenza (328 miliardi) completo dei relativi interessi per 97 miliardi sarebbe restituito senza necessità di maggiori risorse alternative. Un secondo effetto, alternativo al primo, sarebbe la riduzione immediata del debito nazionale di 1.206 miliardi che da 2.861 passerebbe a 1.655 miliardi corrispondenti in percentuale al PIL all’81%.
Per i criteri di Maastricht, il rapporto tra debito pubblico lordo e PIL non deve superare il 60% o almeno dare segnali di riduzione, ma la previsione della Commissione Europea stima la media nell’area euro a chiusura del 2023 al 90,4%. Quindi l’Italia da Paese dell’area Euro maggiormente indebitato rientrerebbe almeno al di sotto della media del debito europeo.
Ma ci sarebbe ancora un terzo effetto possibile: quello di rendere a regime un fisco più sopportabile per tutti i contribuenti dovuto all’ampliamento della base imponibile, già identificabile dai 163 milioni di cartelle erariali, avvisi di addebito e di accertamento esecutivi, dichiarati dal Direttore Enrico Maria Ruffini a fronte dei 1.100 miliardi di crediti non esigibili.
In parole parole: con l'azione congiunta e seria di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza il Paese si ritroverebbe a disposizione risorse cospicue per rilanciare il welfare, a cominciare dalla sanità, per esempio, dove sono sempre più numerosi i cittadini costretti a pagarsi gran parte delle prestazioni, quindi a pagare una sovrattassa, oppure ritrovarsi nella condizioni di non curarsi con effetti devastanti sulla salute collettiva.
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